Includi: tutti i seguenti filtri
× Collana project work afssl
Includi: nessuno dei seguenti filtri
× Collana project work afssl. infermieri

Trovati 560 documenti.

Activity Based Costing della diagnostica molecolare SARS-CoV-2
0 0
Libri Moderni

Bonetti, Graziella

Activity Based Costing della diagnostica molecolare SARS-CoV-2 : l'esperienza della ASST-Valcamonica / Graziella Bonetti

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: I laboratori svolgono un ruolo chiave nelle decisioni cliniche, si stima infatti che il 60-70% delle diagnosi si basi sui risultati degli esami di laboratorio. Negli ultimi anni le richieste ai servizi di medicina di laboratorio sono aumentate soprattutto in seguito ai notevoli progressi in ambito tecnologico. Questo, insieme ai costi diretti e indiretti dei servizi di medicina di laboratorio, ha portato ad un aumento dei costi. Il controllo dei costi richiede la conoscenza di risorse e costi delle varie aree del laboratorio, che possono essere ottenute attraverso l'accesso a informazioni sistematiche in merito alle spese e alle attività ed utilizzando metodi di determinazione dei costi e delle sue analisi. A tal riguardo, l’Activity Based Costing (A.B.C.), considerando la relazione causale tra i costi e attività, e fornendo informazioni gestionali sotto forma di criteri finanziari, è più utile dei tradizionali metodi contabili. A.B.C. riflette chiaramente la forza lavoro, le attrezzature e le attività delle impiegate nell’attività diagnostica, fornisce reali ed accurati costi e porta a una maggiore efficienza, efficacia ed, infine, al raggiungimento degli obiettivi strategici del laboratorio. La pandemia da SARS-CoV-2 ed il COVID-19 hanno messo a dura prova i sistemi sanitari ed i Laboratori Analisi. Poiché sul mercato sono presenti diversi sistemi di rt Real Time PCR (metodo glod standard per la diagnosi) idonei alla individuazione di diversi geni target nell’RNA virale SARS CoV-2, diviene imperativo valutarne i costi. Il presente progetto ha come obiettivo primario la valutazione del costo della diagnostica molecolare SARS-CoV-2 sulle diverse piattaforme/linee diagnostiche in uso nel Laboratorio Analisi di ASST Valcamonica al fine di pianificare ed organizzare l’attività del Laboratorio con maggiore efficienza. Il progetto valuta i costi secondo l’A.B.C. e potrebbe fornire anche un’opportunità per valutare se la tariffa di rendicontazione della prestazione 91.12.1 “Virus acidi nucleici in materiali biologici ibridazione NAS (Previa Retrotrascrizione-Reazione polimerasica a catena)” in flusso 28/SAN stabilita in seguito al DGR N. XI/3132 pari a € 62.89 a test e ridotta in seguito a DGR N. XI/3954 a € 45,00 a test sia adeguata o debba essere rivista. Nel progetto sono stati analizzati i processi delle cinque linee diagnostiche presenti all’interno dello SMeL 160 mediante Flow-chart, con evidenziazione delle principali fasi, ad ogni fase del processo sono stati attribuiti i costi relativi a: risorse umane, apparecchiature e attrezzature impiegate, materiali di consumo, altri costi e costi indiretti specifici per processo, mentre i costi generali saranno calcolati come percentuale definita dei costi precedentemente riportati, nella quota definita pari al 20%. L’analisi dei dati ha evidenziato come la vigente tariffa di € 45,00 sia adeguata per i sistemi di diagnostica molecolare classica, che prevedono una fase iniziale di estrazione dell’acido nucleico e successiva rt-RealTime PCR e che permettono inoltre di processare un numero elevato di TNF e per alcuni sistemi di diagnostica molecolare rapida, che non richiedono una preventiva estrazione degli acidi nucleici. Alcuni sistemi di diagnostica molecolare rapida mostrano costi globali superiori, riflettendo in gran parte il costo elevato dei reagenti impiegati; questi sistemi, comunemente impiegati nella diagnostica d’urgenza, permettono solo l’analisi di un ridotto numero di campioni per seduta analitica. Alla luce dei risultati di questo progetto si evidenzia che la tariffa da nomenclatore stabilita a € 45,00 è adeguata per la maggioranza dei metodi in uso ma che forse, al fine di una corretta copertura dei costi, potrebbe essere utile il ripristino dell’incremento della valorizzazione della prestazione del 25% come in uso per le altre prestazioni da pronto soccorso. MODULOECO

Scompenso at Home 4.0
0 0
Libri Moderni

Patrini, Giancarla - Seregni, Romano

Scompenso at Home 4.0 / Giancarla Patrini, Romano Seregni

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: Lo Scompenso Cardiaco (SC) oltre ad essere la patologia cronica più diffusa, in continua crescita nel mondo occidentale, è anche la condizione clinica più grave e costosa, con un alto impatto sulla sopravvivenza e sulla qualità di vita. Un recente studio condotto in Italia (Osservatorio ARNO, 2015) stima che nel paese vi siano circa un milione di persone affette da SC, con 90.000 nuovi casi ogni anno, e una spesa di oltre 500 milioni di euro solo per i ricoveri ospedalieri. Questi dati rendono evidente che la gestione della cronicità rappresenta una vera e propria sfida per i servizi sanitari che non possono più rimandare l’attuazione di programmi di rinforzo e ampliamento dell’offerta territoriale e sostenere la diffusione di nuovi nuovi modelli organizzativi integrati e multidisciplinari, quali valide alternative al ricovero in ospedale. L’obiettivo del presente lavoro è quello di sperimentare, nell’ambito della ASST Fatebenefratelli Sacco, un modello organizzativo innovativo di presa in carico e di continuità assistenziale dei pazienti con SC, quale risposta concreta e globale ai bisogni dei pazienti, al fine di ridurre le ospedalizzazioni, migliorare la compliance al trattamento e al piano di cura e migliorare la qualità di vita. Attraverso un progetto pilota, su un campione di 50 pazienti, si intende verificare l’efficacia di un percorso aziendale per la presa in carico dello SC e degli strumenti operativi che favoriscono l’integrazione e la comunicazione nell’ambito dell’èquipe minima costituita dall’Infermiere di Famiglia e Comunità (IFeC), dal MMG e dallo specialista ospedaliero. Quello della comunicazione e integrazione costituisce, senza dubbio, l’elemento di maggior criticità del modello proposto. L'intervento dell’èquipe si realizza in setting ambulatoriali e domiciliari, in funzione del livello di gravità dello SC e del livello di autonomia del paziente, e si propone di favorire la permanenza dei pazienti il più a lungo possibile nel loro contesto di vita quotidiana, assicurando le condizioni ed i supporti necessari a curare la malattia e condurre una vita dignitosa anche grazie ai vantaggi offerti dall’innovazione tecnologica e dalla telemedicina. Il principio che la casa debba diventare il luogo privilegiato dell’assistenza territoriale è sancito anche dalla programmazione sanitaria nazionale del recente Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Oltre alla riduzione dei ricoveri, degli accessi al Pronto Soccorso e all’ambultorio ospedaliero dello SC, lo studio intende anche verificare l’impatto di un modello di presa in carico territoriale sui costi che, seppur calcolati in situazione simulata, risultano nettamente più vantaggiosi rispetto a quelli sostenuti per un ricovero ospedaliero. Ulteriore aspetto che si intende verificare, al termine della sperimentazione, è il livello di fiducia e di gradimento dei cittadini e degli operatori in un sistema strutturato di presa in carico territoriale. MODULOORG

Ripartire dopo il Covid-19
0 0
Libri Moderni

Lotti, Marco - Vannucci, Fulvia - De Gonda, Federico

Ripartire dopo il Covid-19 : un progetto di coordinamento con il territorio per il rilancio dei percorsi chirurgici / Marco Lotti, Fulvia Vannucci, Federico De Gonda

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: PREMESSA: La pandemia da SARS-CoV2 ha drasticamente ridotto l’attività chirurgica negli ospedali pubblici. La cancellazione degli ambulatori delle sale operatorie e l’incertezza sui tempi di ripresa hanno allontanato i Pazienti chirurgici dagli ospedali pubblici, e il calo di afflusso persiste anche dopo la ripartenza, in mancanza di informazioni valide, affidabili e diffuse nel territorio. Il presente Progetto si propone di contribuire alla ripresa dell’attività chirurgica di consultazione, diagnosi e cura, attraverso la creazione di percorsi strutturati di comunicazione e affidamento tra i Medici di Medicina Generale (MMG), gli Specialisti Chirurghi Ospedalieri (SCO) e i Servizi Territoriali (ST). MATERIALI E METODI: Sono state individuate due patologie bersaglio, una di interesse chirurgico generale (tumori gastrointestinali, implementata presso l’Ospedale Fatebenefratelli di Milano) e una di interesse neurochirurgico (lombalgia cronica, implementata presso l’Ospedale di Sondrio). Il Progetto si basa sulla realizzazione e messa in atto di due percorsi operativi essenziali: 1. un canale preferenziale (Percorso di Affidamento) di comunicazione bidirezionale tra il Territorio (MMG e ST) e l’Ospedale di riferimento (SCO), da realizzarsi attraverso una piattaforma di videoconsulto, che faciliti l’affidamento del Paziente dal Territorio all’Ospedale, la condivisione delle cure e il successivo riaffidamento e reinserimento nel Territorio dopo il trattamento chirurgico; 2. un insieme strutturato di prestazioni (Pacchetto di Servizio) che garantisca la presa in carico del Paziente e la sua gestione diagnostica e terapeutica in un’ottica condivisa e multidisciplinare. E’ stato predisposto un questionario per le due diverse patologie di interesse, che è stato somministrato nei mesi di agosto e settembre 2021 a un campione di MMG selezionato con la collaborazione dell’ATS di competenza. Il questionario è stato concepito non solo come strumento per valutare i bisogni percepiti, ma anche come metodo per stabilire un primo contatto tra l’Ospedale e i MMG. Le informazioni verranno utilizzate per la successiva predisposizione di incontri formativi con i MMG, nei quali verranno illustrati i Pacchetti di Servizio, i Percorsi di Affidamento e le modalità di intercomunicazione attraverso la piattaforma di videoconsulto. RISULTATI ATTESI: recuperare la fiducia e la visibilità dell’Ospedale Pubblico, promuovendone l’immagine di affidabilità e assicurando la prevedibilità dei percorsi di cura; promuovere l’affidamento dei Pazienti all’Ospedale da parte del Territorio e, attraverso un efficace coordinamento dei percorsi, assicurare un precoce e sicuro riaffidamento dei Pazienti al Territorio a completamento del percorso di cura. MODULOORG

Potenziamento “silente” della rete assistenziale in emergenza epidemica in provincia di Bergamo
0 0
Libri Moderni

Lazzarini, Fabrizio

Potenziamento “silente” della rete assistenziale in emergenza epidemica in provincia di Bergamo : “La Casalzheimer” della Fondazione Carisma / Fabrizio Lazzarini

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: Le pandemie si verificano ad intervalli di tempo imprevedibili, e, negli ultimi 100 anni, si sono verificate nel 1918 (Spagnola, virus A, sottotipo H1N1), 1957 (Asiatica, virus A, sottotipo H2N2) e 1968 (HongKong, virus A, sottotipo H3N2). La più severa, nel 1918, ha provocato almeno 20 milioni di morti. L’incertezza sulle modalità e i tempi di diffusione determina la necessità di preparare in anticipo le strategie di risposta alla eventuale pandemia, tenendo conto che tale preparazione deve considerare tempi e modi della risposta. Il principio ispiratore del Piano è l’assunto che emergenze globali richiedono risposte coordinate e globali, dove il momento di pianificazione deve essere condiviso dai responsabili delle decisioni ed il momento dell’azione deve essere conosciuto prima del verificarsi dell’evento in modo che ognuno sia in grado di “giocare” il suo ruolo e le sue responsabilità. L’epidemia da COVID-19 ha messo l’Italia in ginocchio, ponendola di fronte ad una serie di sfide sanitarie, sociali, etiche ed economiche inedite. L’Italia ha registrato un numero di morti più contenuto rispetto a Stati Uniti e Regno Unito, ma è anche uno dei Paesi dell’Unione europea che si è trovato meno preparato ad affrontare la pandemia. La regione Lombardia, invero, e in particolare la provincia di Bergamo, da subito e per prime, hanno pagato il prezzo più alto: l’elevata incidenza di contagi e di mortalità, concentrata nei primi 60 giorni dell’esperienza epidemica, ha stressato il sistema sanitario come mai era successo prima, evidenziando una insufficiente dotazione di posti di terapia intensiva adeguatamente attrezzati per la ventilazione e una rete territoriale, tra l’altro, carente di strutture, a monte identificate, in grado di decongestionare il sovraccarico generatosi all’interno del sistema ospedaliero. Gli obiettivi indicati dall’OMS e dal Piano pandemico nazionale del 2006 in caso di epidemia diffusa, pare fossero disattesi. Ciò che è successo, in particolare nella provincia di Bergamo, ha mostrato la necessità, di fronte alla diffusione di nuove infezioni, di un potenziamento generale dell’assistenza territoriale e la contestuale esigenza di disporre di strutture decentrate, e tecnicamente adeguate, in grado di contenere gli effetti sanitari di un’epidemia diffusa. La Fondazione Carisma, quale soggetto leader del settore sociosanitario bergamasco, accreditato per l’erogazione di prestazioni sociosanitarie e riabilitative residenziali (500 Pl), semiresidenziali, ambulatoriali e domiciliari, oltre ad aver contribuito alla gestione dell’emergenza sanitaria locale della primavera 2020 con la messa a disposizione della propria struttura di riabilitazione quale supporto agli ospedali cittadini, ha immediatamente colto la necessità di impegnarsi per sostenere lo sviluppo di un piano pandemico locale, attraverso la revisione del proprio progetto in corso relativo alla realizzazione della cd. CasAlzheimer, introducendo modifiche tecniche ed architettoniche in grado di garantire adeguati provvedimenti di isolamento dei ricoverati affetti da malattie infettive, sicurezza per gli operatori e, al contempo, rappresentare una soluzione subito disponibile per la gestione di una eventuale emergenza epidemiologica. Si tratta della realizzazione di una struttura sociosanitaria autonoma, con capienza fino a 98 PL in sole camere singole e con standard volumetrici superiori del 30% rispetto a quelli richiesti. Una struttura concepita per prevenire e curare anche il diffondersi di infezioni trasmissibili. La filosofia e la metodologia adottata è quella della prevenzione delle cd. ICA, attraverso soluzioni tecnico-architettoniche che prevedono, appunto, camere singole con bagno dedicato, anticamera per vestizione/svestizione, ventilazione meccanica con ricambio d’aria primaria e impianto a muro di ossigenoterapia e aspirazione, oltre ad appropriati percorsi separati per i pazienti infetti, per il personale in entrata ed in uscita e idonei percorsi sporco-pulito. Una struttura destinata prioritariamente alla gestione delle persone affette da demenza e che presentano contestuali disturbi comportamentali, ma pronta per essere celermente riconvertita per accogliere in sicurezza pazienti affetti da malattia a carattere epidemico provenienti dagli Ospedali per acuti e bisognosi di ulteriore assistenza/riabilitazione, in ossigenoterapia e non ancora curabili al domicilio; oppure pazienti provenienti da RSA del territorio che non necessitano di terapia intensiva e non curabili nella propria residenza per motivi strutturali e/o di personale. La struttura prevede un investimento di circa 20 milioni di euro, in parte già finanziati dalla Fondazione, in parte oggetto di specifiche operazioni di fundraising, in parte, ci si auspica, quale contributo del sistema sociosanitario per il ruolo “potenziale” o “silente” che essa svolgerà in caso di emergenza territoriale. La progettazione ha visto impegnata la direzione della Fondazione e un pool di senior professional interni, i quali hanno di fatto definito gli indirizzi, a cui i progettisti tecnici si sono attenuti. L’iter autorizzativo è alla fase finale e i tempi di realizzazione sono definiti in 18 mesi, a decorrere dall’inizio del 2021. Il risultato atteso, ovvero la messa in funzione della struttura de qua e il correlato iter amministrativo per l’identificazione delle modalità di attivazione della stessa in caso di emergenza pandemica,rappresentano la realizzazione di alcuni obiettivi/azioni posti dall’OMS e acquisiti dal Piano Pandemico Nazionale (cfr PPN Fase 3 - Definire il piano per l’attivazione di posti letto aggiuntivi), nonché dal recente Decreto Rilancio all'articolo 1, comma 4-bis, in materia di sperimentazione di Strutture di prossimità. Ulteriori indicatori di esito sono la riduzione dei tempi di permanenza dei pazienti in Ospedale per acuti e una riduzione di passaggi in PS. MODULOORG

Telemonitoraggio nel diabete mellito
0 0
Libri Moderni

Bertuzzi, Federico

Telemonitoraggio nel diabete mellito / Federico Bertuzzi

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: L’assistenza alle persone con diabete rappresenta uno dei principali problemi di organizzazione dei sistemi sanitari. I pazienti più fragili sono quelli pluricomplicati, e quelli in terapia insulinica (secondo il rapporto ARNO 2019 il 25,4% dei pazienti), soprattutto nelle fasi di avvio della terapia, per il rischio di ipoglicemia. La gestione della terapia insulinica, soprattutto nei pazienti anziani, è caratterizzata da un elevato tasso di morbidità. La principale esigenza avvertita è quella di offrire una continuità assistenziale soprattutto nei pazienti fragili, a rischio aumentato di complicanze, di ospedalizzazione responsabile di elevati costi sanitari. Un sistema di telemonitoraggio del paziente fragile, integrato in un sistema di gestione multi-specialistica che coinvolga la medicina territoriale, riduce il tasso di complicanze, gli accessi ospedalieri e migliora la qualità di vita dei pazienti con diabete mellito. L’obiettivo specifico del progetto è quello di attivare un sistema di telemonitoraggio dei pazienti affetti da diabete mellito, fragili. Obiettivi finali sono la riduzione delle complicanze acute, degli accessi in ospedale e il miglioramento della qualità di vita dei pazienti Il monitoraggio prevede la rilevazione di dati discontinua o continua a seconda della modalità di misurazione (glucometro o sensore) e la loro trasmissione al centro diabetologico che prevederà la loro analisi con scadenze temporanee personalizzate secondo il piano di cura. Il servizio sarà integrato con il sistema di televisita, già operativo presso l’Ospedale Niguarda. Questi servizi verranno inseriti nel piano assistenziale individuale dei pazienti che hanno firmato il patto di cura con l’Ospedale Niguarda (pazienti cronici). L’analisi dei dati sarà facilitata dall’applicazione che gestisce le registrazioni delle glicemie dei pazienti in grado di evidenziare automaticamente i profili con situazione critiche, secondo i piani personalizzati di cura dei pazienti. Il servizio verrà inserito come Macro Attività Ambulatoriale Complessa 12. Il progetto si rivolge ai pazienti fragili affetti da diabete mellito e in particolare: -donne con diabete mellito di tipo 1 in gravidanza; -pazienti dimessi da un ricovero ospedaliero con inizio di una terapia insulinica; -pazienti ambulatoriali a cui è stata iniziata una terapia insulinica multi-iniettiva (diabete all’esordio, diabete scompensato); -pazienti con diabete scompensato (HbA1c>9%) in terapia con ipoglicemizzanti; -pazienti con diabete mellito post trapianto di organo. I seguenti parametri verranno monitorati e sottoposti a valutazione periodica: -controllo glicemico (valore HbA1c all’attivazione del servizio e dopo 3, 6 ,12 mesi); -numero accessi in pronto soccorso o in degenza ospedaliera in un anno; -qualità di vita percepita (valutata all’inizio e dopo 12 mesi). MODULOORG

Medicina Nucleare e sostituzione tecnologica
0 0
Libri Moderni

Bertagna, Francesco

Medicina Nucleare e sostituzione tecnologica : valutazione multidimensionale di HTA e sostenibilità / Francesco Bertagna

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: La Tomografia ad Emissione di Positroni (positron emission tomography/computed tomography - PET/CT) è una metodica diagnostica non invasiva della Medicina Nucleare che studia la biodistribuzione nell’organismo di radiofarmaci al fine di ottenere informazioni diagnostiche prevalentemente in ambito oncologico, cardiologico, neurologico e nel campo della patologia infettivo-infiammatoria. Recentemente l’evoluzione tecnologica ha messo a disposizione apparecchiature (tomografi PET/CT) basate su tecnologia digitale a fotomoltiplicatori al silicio (SiPM); tali tomografi PET/CT, rispetto ai tradizionali, si caratterizzano per una serie di vantaggi in termini di maggiore accuratezza diagnostica nella rilevazione delle patologie oggetto di studio, tempi di scansione più brevi (con conseguente possibilità di incremento delle prestazioni erogate nelle medesime ore di attività lavorativa giornaliera del Servizio rispetto un tomografo tradizionale), riduzione della radioattività somministrata al paziente con conseguente riduzione della dose efficace e relativo detrimento sanitario. In virtù di quanto descritto, il progetto analizza e descrive le caratteristiche dell’ipotesi riorganizzativa proposta in seguito alla sostituzione di una delle due apparecchiature attualmente installate presso la Medicina Nucleare dell’ASST Spedali Civili di Brescia; in particolare ci si focalizza sull’analisi delle modifiche organizzative interne, dei flussi di lavoro e di gestione del personale sanitario coinvolto nell’attività diagnostica in Medicina Nucleare con particolare riferimento alla diagnostica PET/CT in ambito oncologico nel settore relativo all’utilizzo come radiofarmaco del [18F]Fluoro-2-deossi glucosio (18F-FDG); il fine della riorganizzazione dell’attività lavorativa verte ad ottimizzare i tempi delle specifiche mansioni di tutto il personale sanitario coinvolto nella diagnostica PET/CT, per quanto di competenza, nell’ottica di aumentare il numero di prestazioni erogabili nell’arco dell’attuale orario di apertura del Servizio senza incremento di personale; tale approccio garantirebbe anche una riduzione della lista di attesa in essere per le prestazioni diagnostiche 18F-FDG PET/CT oltre ai già citati vantaggi in termini di maggiore accuratezza diagnostica della nuova apparecchiatura e riduzione di dose del paziente. Viene inoltre eseguita un’analisi HTA e approfondito l’aspetto economico relativo all’utilizzo della nuova tecnologia in termini di costi da un lato e di incremento dei rimborsi derivanti dal maggior numero di prestazioni erogate dall’altro.

La gestione delle risorse umane nell’ampliamento dell’offerta di servizi da RSA in RSA/RSD
0 0
Libri Moderni

Fagoni, Nazzareno

La gestione delle risorse umane nell’ampliamento dell’offerta di servizi da RSA in RSA/RSD : Analisi della gestione delle risorse umane nella realizzazione di una struttura di Residenza Sanitario assistenziale per Disabili (RSD) affiancata ad una struttura di Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) già esistente / Nazzareno Fagoni

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: L’elaborato approfondisce il tema dell’ottimizzazione delle risorse umane in un progetto che si sviluppa in quattro fasi, relativo all’ampliamento di una struttura RSA in RSA e RSD. Grazie alle diverse competenze richieste nei due ambiti lavorativi, RSA e RSD, le figure professionali potrebbero acquisire ed ampliare le loro competenze. L’ottimizzazione della gestione delle risorse umane si realizza attraverso un’analisi di un modello organizzativo all’interno di un sistema RSA/RSD che si basa sui concetti di job-rotation, job-enlargement e team multidisciplinare. Queste strategie vengono discusse attraverso la proposta di una serie di indicatori di input, di risultato, di efficienza e di impatto, utili a valutare nel tempo la progressione aziendale in termini di formazione, integrazione di nuove unità, di gestione di un nuovo settore di servizi alla persona (RSD) e, successivamente, effettuare un’analisi di benchmark con realtà comparabili. La prima fase, quattro mesi, ha lo scopo di ricevere l’accreditamento dei posti letto da parte di ATS e l’approvazione del progetto strutturale da parte dell’ente comunale. Durante questa fase non sono previsti attività inerenti all’implementazione del processo. Nella seconda fase, prevista di otto mesi, iniziano due processi oggetto di valutazione tramite indicatori: il primo riguarda internalizzare il personale; il secondo la formazione teorica/pratica per medici, psicologo, infermieri e fisioterapisti (valutazione indicatori di input: persone formate nell’anno). Durante la terza fase, sei mesi, che coincide con l’inizio delle attività di RSD, l’organizzazione delle risorse umane utilizzerà le strategie di job-rotation, job-enlargement e la costituzione di un team multidisciplinare al fine di migliorare le competenze del personale. Infine, nella quarta fase, ogni sei mesi, vi è il consolidamento del progetto di RSD e analisi in itinere del processo. L’indicatore di efficienza è utile per valutare se il numero di dipendenti per ospite in RSD è simile in realtà presenti sul territorio (analisi di benchmark). Quelli di impatto servono a valutare l’effetto della ottimizzazione della gestione delle risorse umane sullo stato di salute degli ospiti e il gradimento dei familiari. Gli indicatori vanno valutati ogni sei mesi dall’inizio delle attività di RSD, sia sul nuovo ramo d’azienda che su quello già consolidato di RSA. L’utilizzo di personale interno alla RSA valorizza le competenze del gruppo grazie a formazione e tramite le strategie descritte. Il processo è funzionale alla realizzazione di un servizio che ha come fine ultimo il miglioramento dello stato di salute degli ospiti di una RSD e, allo stesso tempo, la possibilità di ottimizzare le risorse umane all’interno di un sistema integrato RSA e RSD. Le competenze acquisite, infatti, possono essere valorizzate dal personale anche nel caso in cui in RSA ci dovesse essere la necessità di gestire ospiti più gravi (es. stati vegetativi), che si possono ospitare anche in RSA. Inoltre, in caso di assenza del personale all’interno di una o dell’altra struttura, ogni figura è, al termine dell’implementazione del processo, sostituibile in ogni ruolo, consentendo all’ente una flessibilità di spostamento del personale non altrimenti possibile. MODULORIS

Dall’Ambulatorio al Domicilio con il Servizio Tele-Park
0 0
Libri Moderni

Vezzadini, Giuliana

Dall’Ambulatorio al Domicilio con il Servizio Tele-Park : Servizio di Telemedicina Riabilitativa dell’Istituto Clinico Scientifico Maugeri di Castel Goffredo rivolto ai pazienti con Malattia di Parkinson / Giuliana Vezzadini

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: Introduzione: La Telemedicina rappresenta un valido strumento per rispondere all’esigenza di trovare nuove soluzioni gestionali, e talvolta alternative a quelle in uso, per i pazienti con patologie neurodegenerative. In particolare i soggetti affetti da Malattia di Parkinson e parkinsonismi costitutiscono una popolazione target ottimale per questa tipologia di servizio a causa di una sfortunata combinazione di disabilità motoria e difficoltà di spostamento. Gli studi scientifici hanno inoltre dimostrato i benefici della riabilitazione e più recentemente anche della Teleriabilitazione nel rallentare la progressione dei disturbi motori e non motori. Obiettivi del progetto: Creazione del Servizio di Telemedicina presso l’Istituto Scientifico di Castel Goffredo, dedicato ai pazienti con Malattia di Parkinson e parkinsonismi, in grado di ampliare l’offerta di cura e migliorare la presa in carico del soggetto con patologia cronica evolutiva, mediante interventi clinici e riabilitativi a distanza. Il Servizio si articolerà in Televisite e Teleriabilitazione. Metodologia: Per l’avvio del Servizio di Telemedicina presso l’Istituto Clinico Scientifico Maugeri di Castel Goffredo si prevede l’acquisto e l’utilizzo di nuovi applicativi digitali, la formazione specifica del personale dedicato, la creazione di agende dedicate e la definizione di indicatori di esito e di processo in grado di valutare l’efficacia ed efficienza del Servizio. Risultati: L’analisi degli indicatori di esito e di processo permetterà di ottenere una stima attendibile della fattibilità del progetto e di valutarne il movimento economico, ciò in prospettiva di sviluppi applicativi per altre tipologie di pazienti. L’analisi dei costi, considerando le diverse voci di spesa dei ricavi derivanti dall’attività svolta in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale, ha mostrato un margine positivo per entrambe le tipologie di offerta fin dal primo anno di avvio del progetto. Con l’attivazione del Servizio di Telemedicina si prevede quindi il miglioramento della gestione del paziente con Malattia di Parkinson che in caso di stabilità clinica, eviterà spostamenti non necessari e troverà la possibilità di effettuare trattamento riabilitativo con personale esperto anche rimanendo comodamente al proprio domicilio. MODULOORG

Sviluppo dell'Enterprise Risk Management (ERM) in un’organizzazione sanitaria
0 0
Libri Moderni

Ghilardi, Manuela

Sviluppo dell'Enterprise Risk Management (ERM) in un’organizzazione sanitaria / Manuela Ghilardi

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: Con Enterprise Risk Management (ERM) ci riferiamo alla gestione integrata dei rischi in Azienda. Implica l’identificazione dei rischi non ancora noti o conosciuti e la loro analisi con metodologie rigorose. Lo scopo è proteggere il valore dell’organizzazione. Questo progetto parte dal principio che le organizzazioni sanitarie creino un modello in cui ci sia evidenza dell’integrazione e della gestione dei diversi tipi di rischio a livello aziendale. Fornisce il metodo e gli strumenti per realizzarlo. MODULOORG MODULOPOL

Modello organizzativo di gestione efficace ed efficiente di un dipartimento di I livello di emergenza e urgenza
0 0
Libri Moderni

Cherubini, Laura

Modello organizzativo di gestione efficace ed efficiente di un dipartimento di I livello di emergenza e urgenza / Laura Cherubini

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: Il Pronto Soccorso rappresenta per ogni Azienda Sanitaria lo specchio della sua funzionalità e accoglienza. La sua mission è “garantire risposte ed interventi tempestivi ai pazienti dimostrando di essere in grado di affrontare situazioni di emergenza e urgenza clinica e assistenziale”, un obiettivo spesso non facile da perseguire. Si è progressivamente assistito a un aumento degli accessi ai Dipartimenti di Emergenza a causa dell’insorgenza di nuovi bisogni assistenziali, dell’invecchiamento della popolazione, dell’aumento di pazienti complessi ma anche per un cambiamento nei bisogni di salute dei cittadini che manifestano sempre più il bisogno di ottenere dal servizio pubblico una risposta ad esigenze percepite come urgenti. Parallelamente si sta verificando una severa carenza di personale medico imputabile allo squilibrio tra l’elevato numero di pensionamenti e la scarsa vocazione alla medicina d’urgenza (pressioni burocratiche, responsabilità, carico di lavoro eccessivo, scarsa retribuzione) che ha contribuito a impoverire l’organico stabile. Sono stati avanzati numerosi progetti sia di potenziamento dei servizi ambulatoriali territoriali, che non hanno finora dato esito positivo, sia di riforma della gestione ospedaliera. Il progetto propone una riorganizzazione dei processi interni al Pronto Soccorso, in considerazione dell’attuale scarsità di personale medico d’Urgenza e della numerosità di accessi non urgenti, che ha l’obiettivo di limitare il sovraffollamento (overcrowding), garantire una qualità del servizio adeguato secondo gli standard di riferimento nazionali. Il piano di intervento prevede una ricollocazione del personale medico e infermieristico e una semplificazione dei percorsi mediante l’utilizzo di tutte le risorse già presenti nel Pronto Soccorso e nella struttura ospedaliera. Si deve garantire una modalità di presa in carico che definisca fin dal primo contatto il percorso più idoneo per ciascun paziente, con miglioramento del flusso interno e del livello di soddisfazione dell’utente. Tale obiettivo si ottiene differenziando gli accessi in base alle priorità cliniche, alla complessità assistenziale e alle risorse necessarie e anticipando parte degli accertamenti e dei trattamenti da parte del personale infermieristico senza necessariamente pesare sul personale medico impegnato nella gestione dell’Urgenza, qualora ve ne siano i criteri. MODULOPOL

La campagna vaccinale di massa antiCovid-19 in Vallle Camonica
0 0
Libri Moderni

Di Leo, Francesco - Magnini, Dario - Poggio, Sandro

La campagna vaccinale di massa antiCovid-19 in Vallle Camonica : dall'emergenza al consolidamento e normalizzazione. Aspetti organizzativi e gestionali / Francesco Di Leo, Dario Magnini, Sandro Poggio

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: La Valle Camonica è situata nella zona nord-orientale della Lombardia; è la più̀ estesa fra le sue valli e tra le maggiori vallate delle Alpi Centrali. Si sviluppa per circa 100 Km di lunghezza e con popolazione residente, attestata su 99.758 unità (rilevazione ISTAT 2020). Il presente progetto, realizzato nel territorio della Valcamonica, illustra il peculiare modello di organizzazione della campagna vaccinale antiCovid-19 approntato per affrontare la gravissima situazione sanitaria e sociale causata dalla pandemia che ha colpito duramente il suo tessuto sanitario, istituzionale, socioeconomico ed a cui l’ASST Valcamonica ha risposto con idee ed azioni che si sono rivelate efficaci nell’impatto sanitario sulla popolazione con particolare attenzione all’utilizzo delle risorse economiche. Da questi presupposti si è inizialmente definito un modello di “Vaccinazione diffusa”, legato al concetto di massima prossimità, facilità di accesso e rispetto delle norme di sicurezza antiCovid-19 a favore della popolazione più svantaggiata. Si è di seguito proceduto all’allestimento di due “HUB massivi” in cui si è proseguita senza soluzione di continuità la parte di campagna vaccinale che vedeva coinvolte le fasce più giovani e più numerose della popolazione eleggibile. Nel mese di ottobre 2021 si è conclusa la cosiddetta campagna vaccinale antiCovid-19 massiva ed è in corso la fase attuale, con l’inoculazione della terza dose. Sulla base dell’esperienza acquisita in questi mesi di impegno operativo, dell’impatto sociale ed economico e degli eccellenti risultati ottenuti, rappresentati dall’ottima percentuale di adesione alla vaccinazione (> 90% e ormai prossima al 95 %), dal contenimento dei costi a fronte di un ingente e straordinario impegno economico e da diffusi apprezzamenti per l’opera svolta e per quella in atto, ASST Valcamonica ha previsto di continuare ad utilizzare, anche se con operatività ridotta, gli Hub massivi esistenti, affiancandovi alcune altre sedi aziendali individuate all’interno del P.O. di Esine e, in caso di necessità, anche le sedi site presso le RSA individuate nella prima fase operativa e messe ancora a disposizione dalle suddette amministrazioni: “Modello misto” (sintesi dei due modelli precedenti) adattabile in contesti simili e variabili con possibilità di riproposizione in ambiti geografici/logistici analoghi in regione Lombardia. A seguito delle difficoltà di reperimento di personale medico e sanitario si ritiene necessaria la prosecuzione delle collaborazioni già esistenti con i MMG e i PLS ed eventualmente con personale delle RSA, con il personale dipendente e con l’ausilio, ormai sempre più esiguo, dei volontari a prestazione d’opera gratuita. MODULOORG MODULOPOL

L’accompagnamento delle persone nel fine vita
0 0
Libri Moderni

Defendi, Sergio

L’accompagnamento delle persone nel fine vita : il rientro in patria. Elementi gestionali e organizzativi / Sergio Defendi

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: Dai dati ISTAT 2020 risulta che gli stranieri residenti in Italia sono 5.039.637. Questi cittadini hanno cultura ed esigenze spesso diverse dalle nostre. Quando si ammalano e fanno ricorso al nostro sistema sanitario nazionale, non possiamo prescindere dal garantire loro insieme alle adeguate cure il rispetto delle loro tradizioni. Il rispetto della dignità della persona e l’attenzione alla qualità di vita in tutte le sue componenti e in tutte le fasi della malattia, ha portato a promuovere e sperimentare modelli di integrazione che affermano la necessità di un approccio globale di Cure Palliative, la cui utilità è stata riconosciuta sotto diversi punti di vista, dal controllo dei sintomi alla riduzione dei costi, al miglior uso delle risorse. Il lavoro tratta gli aspetti gestionali e organizzativi inerenti al trasferimento all’estero di pazienti in Cure Palliative. Obiettivo: Predisporre un percorso clinico e assistenziale per il rientro in patria dei pazienti che ne esprimano il consenso. Offrire ai pazienti stranieri un percorso di qualità e sicurezza per la presa in carico globale attraverso un’assistenza continua, integrata e progressiva fra terapie attive e Cure Palliative. Ottimizzare la qualità della vita in ogni fase della malattia, attraverso una meticolosa attenzione agli innumerevoli bisogni clinici, assistenziali, psicologici, spirituali, sociali e culturali del malato e della sua famiglia, garantendo la continuità assistenziale e terapeutica fino alla fase terminale della vita. Ridurre i ricoveri nei reparti per acuti e gli accessi in Pronto Soccorso. Indicatori: - Percentuale di pazienti che hanno effettuato due o più accessi in Pronto Soccorso negli ultimi 30 giorni di vita; - Coerenza del luogo del decesso con le preferenze del paziente; - Percentuale dei pazienti che vengono discussi in Multidisciplinare; - Partecipazione da parte del personale sanitario dell’UO Cure Palliative a corsi di aggiornamento periodici. Materiali e metodi: Attraverso la ricostruzione di due case history verranno illustrate le modalità operative per poter rendere replicabili i percorsi organizzativi e gestionali. Analisi della letteratura e acquisizione della normativa vigente. Risultati: Il progetto introduce uno strumento che garantisce l’appropriatezza di cura, attraverso il coordinamento e l’attuazione di attività consequenziali standardizzate da parte di un team multidisciplinare. Il lavoro d’equipe risulta fondamentale per garantirne l’adeguato controllo dei sintomi e la volontà del paziente e permettere il rimpatrio. L’applicazione del percorso determina vantaggi economici per l’Azienda Sanitaria, ricorrendo ad un setting assistenziale meno costoso rispetto al ricovero ordinario. Conclusioni: Strutturare un piano di cura condiviso, definire gli obiettivi e i ruoli facilita ciascun clinico nell’esprimere la propria visione professionale e realizzare un’assistenza completa. La gestione condivisa con le altre unità operative che seguono i pazienti e l’integrazione precoce delle cure attive con le Cure Palliative garantisce la continuità di cura attraverso una valutazione flessibile del malato e dei suoi bisogni ed evita, oltre ai ricoveri impropri nei reparti per acuti ed accessi in Pronto Soccorso, comporta un abbattimento dei costi ed una più corretta allocazione delle risorse disponibili. MODULOORG

Iter diagnostico e gestione delle malattie lavoro-correlate
0 0
Libri Moderni

Iter diagnostico e gestione delle malattie lavoro-correlate : elaborazione di un percorso specialistico collegiale (medico del lavoro e medico-legale) presso le ASST lombarde/ Daniela Camilla Borleri, Zeno De Battisti, Giuseppe De Palma, Andrea Verzeletti

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: Sull’epidemiologia delle patologie da lavoro la discussione è oggi ancora aperta e variegata. Le statistiche esistenti soffrono di alcuni bias che condizionano il processo diagnostico e che risentono da un lato dell’attesa di benefici da parte dei lavoratori e dall’altra del timore di responsabilità giuridicamente rilevanti per coloro che devono prendersi cura della salute del lavoratore. Non c’è dubbio inoltre che per le patologie oggi maggiormente prevalenti, ossia le patologie cronico-degenerative multifattoriali, comprendenti patologie osteoarticolari e neoplasie, la diagnosi di patologia da lavoro sia molto più complessa che per le patologie da lavoro “tradizionali” (ipacusia, saturnismo, etc.) Una lettura piuttosto diffusa dell’andamento epidemiologico delle patologie da lavoro induce a ritenere che queste siano diagnosticate in misura inferiore all’atteso. D’altra parte, è noto dalle statistiche INAIL che circa i 2/3 delle patologie certificate non vengano successivamente riconosciute dall’Ente. Dal nostro punto di vista, la lettura in puri termini quantitativi degli andamenti epidemiologici delle patologie da lavoro è semplicistica e trascura i potenziali benefici derivanti da un percorso diagnostico basato su solide evidenze scientifiche, effettuato in una struttura di II livello a questo preposta. La prima diagnosi di patologia da lavoro innesca infatti per natura un complesso iter burocratico che richiede ulteriori valutazioni da parte dell’Ente assicuratore (INAIL) e dell’Organo di vigilanza (ATS). Un percorso diagnostico derivante dall’applicazione delle migliori evidenze scientifiche disponibili e dunque eseguito seguendo criteri di appropriatezza dovrebbe risultare sufficientemente sensibile da identificare le vere patologie da lavoro e specifico da scartare le patologie “non” lavoro correlate. Tali caratteristiche, dal punto di vista epidemiologico si tradurrebbero in un evidente guadagno di efficacia ed efficienza per tutto il processo a valle della prima diagnosi con conseguente risparmio di risorse per il processo complessivamente considerato. È in questo contesto che si colloca questa iniziativa di Project Work che ha l’intento di cercare, attraverso l’istituzione di un piccolo gruppo di lavoro specifico di medici del lavoro e di medici legali, di mettere a fuoco ed aggiornare i molteplici aspetti (diagnostici, medico-legali, previdenziali) coinvolti in tale problematica. Il presente project work ha pertanto l’intento di analizzare il fenomeno delle tecnopatie prendendo in considerazione anche i relativi adempimenti medico – legali. Questi ultimi si rendono infatti utili e necessari ad attuare programmi di prevenzione, a garantire il quantum assicurativo previdenziale e ad attivare la vigilanza ai fini dell’individuazione di eventuali responsabili della malattia. Un corretto inquadramento dal punto di vista medico-legale, sia in termini di valutazione del nesso causale che di quantificazione di eventuali postumi, rappresenta un pre-requisito essenziale per permettere al cittadino-lavoratore di trovare adeguato soddisfacimento alle proprie legittime richieste nei diversi ambiti giuridicamente rilevanti sottesi al riconoscimento di una malattia lavoro correlata (MLC) (assicurativo sociale, di eventuale responsabilità civile o penale del datore di lavoro). Analizzando i dati delle denunce in termini assoluti, si osserva che il trend è in crescita. Meno della metà tuttavia risulta accertata positivamente anche se prosegue la crescita che si registra ormai da 20 anni. Dai dati INAIL e della letteratura è tuttavia emersa una discrepanza evidente tra denunce/segnalazioni e referti, con un numero praticamente doppio e recentemente addirittura triplo di denunce rispetto ai referti. Se la denuncia di malattia professionale è obbligatoria nel momento in cui la malattia in questione rientra all’interno dell’elenco predisposto e periodicamente rivisitato dal Legislatore, il referto, che ravvisa un possibile delitto perseguibile d’ufficio (lesioni personali gravi e gravissime), deve essere formulato dal Medico ogniqualvolta questi ne individui le caratteristiche. Quindi il numero delle denunce e quello dei referti possono non necessariamente corrispondere. Un aspetto di notevole importanza riguarda la difformità dell’approccio alla patologia di sospetta origine professionale da parte degli operatori coinvolti nelle diverse realtà nazionali, per l’assenza di criteri diagnostici condivisi. La disponibilità di tali criteri potrebbe permettere di migliorare la concordanza tra analoghe diagnosi poste in ambiti diversi, di armonizzare dati per l’elaborazione epidemiologico-statistica e quindi realizzare una valutazione attendibile del reale “burden of disease” legato a specifici fattori di rischio, necessaria per la pianificazione di interventi di prevenzione. In una situazione così articolata e complessa appare opportuno presso le ASST ipotizzare un percorso di valutazione congiunta di lavoratori inviati per sospetta valutazione di malattie lavoro correlata che, per le rispettive competenze, veda coinvolti Medici del lavoro delle UOOML e Medici legali anche al fine di individuare criteri standardizzati ed omogenei di valutazione da proporre a livello regionale. Tali criteri gioverebbero anche alla gestione dei singoli casi di malattia, sotto i diversi aspetti (diagnosi, terapia, prognosi, indennizzo). L’individuazione di indicatori di esito è senza dubbio complesso, in quanto nel riconoscimento della MLC, in termini di effetti giuridicamente efficaci, intervengono ulteriori fattori, non governabili dal processo valutativo proposto, che possono rappresentare dei fattori di confondimento (si pensi ad esempio ai diversi orientamenti giurisprudenziali, sia in ambito previdenziale che civilistico). In ogni caso, il numero di MLC riconosciute dall’INAIL sul totale dei casi trattati nei diversi livelli valutativi (prima istanza, collegiale, giudiziale) potrebbe essere un indicatore di esito sufficientemente robusto a garanzia della qualità del percorso valutativo proposto. In ultimo, un indicatore utile alla misurazione dell’efficacia e appropriatezza del progetto potrebbe essere rappresentato dalla valutazione degli esiti dell’attività di vigilanza dei Servizi di Medicina del lavoro delle ATS; questi ultimi sarebbero chiamati ad intervenire su segnalazioni valutate secondo i criteri proposti con conseguenti vantaggi, per il singolo e la comunità, sia in tema di prevenzione e controllo dei fattori di rischio degli ambienti di lavoro che di risparmio di risorse. MODULOORG

La Cardiologia dell'Azienda Socio-Sanitaria (ASST) Melegnano-Martesana
0 0
Libri Moderni

Ottani, Filippo

La Cardiologia dell'Azienda Socio-Sanitaria (ASST) Melegnano-Martesana : lo sviluppo di un progetto di rinnovamento e cambiamento / Filippo Ottani

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: Il razionale alla base del presente progetto - concordato con l’attuale Direzione Strategica - è quello di arrestare la “arretramento” tecnologico-professionale dell’attività cardiologica dell’ASST Melegnano Martesana e di innescare un “circolo virtuoso”, basato su una “politica” di investimenti economici volti al rinnovamento tecnologico e professionale attraverso l’assunzione di nuovi professionisti e l’introduzione di una “logica di rete”. Gli obiettivi specifici sono riassumibili in due grandi aree, ovvero: 1) Area di intervento strutturale (Risorse umane e Tecnologia) e, 2) Area di riassetto clinico-organizzativo (ripresa dell’attività di elettrofisiologia interventistica, incremento della attività di emodinamica con la modalità “in service” presso IRCCS Policlinico San Donato, implementazione del servizio di risonanza magnetica cardiovascolare in collaborazione con la radiologia, progettazione di un servizio di interventistica vascolare in collaborazione con la radiologia). MODULOORG

Implementazione di un ambulatorio dedicato per fermare la  progressione delle nefropatie croniche proteinuriche
0 0
Libri Moderni

Ruggenenti, Piero Luigi

Implementazione di un ambulatorio dedicato per fermare la progressione delle nefropatie croniche proteinuriche : la “remission clinic” / Piero Luigi Ruggenenti

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: Introduzione. L’uremia terminale e la necessità di terapia renale sostitutiva mediante dialisi o trapianto rappresentano uno dei maggiori problemi di salute pubblica Le nefropatie croniche che evolvono verso l’uremia terminale evolvono in gran parte attraverso un meccanismo comune mediato dalla aumentata perdita di proteine nelle urine (Proteinuria). L’impiego integrato di diversi trattamenti antiproteinurici nell’ambito di un intervento poli farmacologico e multimodale noto come “Remission Clinic” può fermare l’evoluzione dei pazienti affetti da nefropatie croniche proteinuriche verso l’uremia terminale. Obiettivi strategici e specifici del progetto. L’obiettivo strategico del progetto consisterà nella implementazione di una nuova metodologia di approccio al paziente con nefropatie croniche proteinuriche incentrata su linee guida basate sull’evidenza ed applicate in un contesto condiviso da nefrologi, diabetologi, cardiologi, dietologi e psicologi dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo (“Remission Clinic”). Tra gli obiettivi specifici ci saranno la creazione di un protocollo diagnostico-terapeutico condiviso ed il monitoraggio dell’outcome clinico dei pazienti a lungo termine. Destinatari/beneficiari del progetto. Primi destinatari del progetto saranno gli specialisti che usufruiranno di un algoritmo diagnostico/terapeutico standardizzato ed i principali beneficiari saranno i pazienti affetti da nefropatie croniche proteinuriche che con questo nuovo approccio vedranno ridotto il rischio di progredire verso l’uremia terminale e le sue gravi complicanze. Ulteriore beneficiario sarà il sistema sanitario per la riduzione sostanziale dei costi per il trattamento dell’uremia terminale. Metodologia adottata. Attualmente i pazienti con nefropatie proteinuriche afferiscono a diversi slot ambulatoriali (nefropatia ipertensiva, nefropatie croniche, nefropatia diabetica, malattie renali rare, glomerulopatie primitive, ambulatori delle prime visite) ed a diversi medici. Le rivalutazioni ambulatoriali sono in genere trimestrali o semestrali. Con la nuova organizzazione tutti i pazienti con nefropatie croniche proteinuriche (stimati in 600-700 unità) affluiranno nell’arco di 3-6 mesi al neo-slot ambulatoriale “Remission Clinic” e saranno seguiti da un nefrologo specificamente formato con la collaborazione di un diabetologo, un cardiologo, un dietologo ed uno psicologo. Complessivamente i tre slot settimanali delle nefropatie croniche e i due della nefropatia diabetica saranno quindi rimpiazzati dai cinque neo-slot ambulatoriali “Remission Clinic” alla settimana. I pazienti con nefropatie non proteinuriche verranno redistribuiti tra gli altri slot residui. Il numero totale dei pazienti e dei medici dedicati e delle ore di lavoro non cambierà. Per cui la riorganizzazione sarà a costo zero. I dati dei pazienti saranno raccolti mediante una cartella clinica elettronica ed un data base dedicato. Risultati attesi. 1. Implementazione di un nuovo slot ambulatoriale “Remission Clinic”. 2. Standardizzazione dei protocolli di trattamento e monitoraggio 3. Miglioramento dell’outcome dei pazienti affetti da nefropatie croniche proteinuriche 4. Riduzione dell’incidenza dell’uremia terminale e delle sue complicanze. Punti di forza e debolezza del progetto. Forza: Solidità del background scientifico e rigorosità della metodologia applicata. Consuetudine degli specialisti dedicati all’interazione con altri specialisti. Debolezza: Mancanza di un gruppo di controllo. Lunghezza del follow-up necessario per documentare i benefici a lungo termine della strategia “Remission Clinic” Conclusioni. Il progetto “Remission Clinic” dovrebbe risultare in un miglioramento dell’outcome dei pazienti affetti da nefropatie croniche proteinuriche con una contestuale riduzione delle complicanze e dei costi del trattamento dell’uremia terminale. MODULOORG

Impatto economico del rispetto dei tempi di refertazione previsti dalla  delibera Regionale n. XI/772 del 12/11/2018 e il DECRETO n. 1606 del 11/02/2019 sul budget annuale del laboratorio di Anatomia Patologica per reazioni antigene-anticorpo (immunocolorazioni) nell’ambito dei requisiti di accreditamento: gestione e criticità
0 0
Libri Moderni

Marchione, Roberta

Impatto economico del rispetto dei tempi di refertazione previsti dalla delibera Regionale n. XI/772 del 12/11/2018 e il DECRETO n. 1606 del 11/02/2019 sul budget annuale del laboratorio di Anatomia Patologica per reazioni antigene-anticorpo (immunocolorazioni) nell’ambito dei requisiti di accreditamento: gestione e criticità / Roberta Marchione

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: Le reazioni immunistochimiche, da ormai più di 40 anni, sono indagini indispensabili per la tipizzazione delle neoplasie, intesa sia come distinzione dei diversi istotipi tumorali, sia come determinazione dei fattori prognostici e/o predittivi di risposta a terapia, specie a farmaci biologici. La tecnica immunoistochimica indaga l’espressione proteica da parte delle popolazioni cellulari risultando irrinunciabile in diversi campi della attività diagnostica del laboratorio di Anatomia Patologica. Nello specifico tale metodica prevede il riconoscimento di uno o più antigeni proteici mediante un anticorpo specifico, marcato con cromogeno. Ogni singola reazione è riconosciuta come prestazione (AP9 Diagnosi Anatomo-Patologica di gruppo 9 nella produzione annuale secondo il questionario SMeL della Regione Lombardia), tuttavia tale attività non è prevista dal nomenclatore tariffario regionale, pertanto incide sulle spese dell’Azienda. La DELIBERA N° XI / 772 del 12/11/2018 e il DECRETO N. 1606 Del 11/02/2019 – prevedono, tra i requisiti minimi di accreditamento delle UOC di Anatomia Patologica, il monitoraggio dei tempi di refertazione (TAT) ovvero, il tempo che intercorre tra l’accettazione del campione e l’emissione del referto cito-istologico. I tempi di refertazione definiti per ciascuna tipologia prestazionale sono declinati in giorni lavorativi e riferiti al 90% della totalità delle diagnosi; si impone una revisione degli stessi con cadenza bimestrale mediante un report completo messo a disposizione, per il monitoraggio, della Direzione Strategica. Il progetto ha lo scopo di dimostrare quanto il rispetto della tempistica di refertazione stabilita dalla normativa, abbia inciso sul numero delle immunocolorazioni richieste a scopo diagnostico nelle biopsie neoplastiche con il corrispondente impatto economico. Rispetto a quanto attualmente in essere, si valuta la fattibilità e l’efficacia di alcuni differenti modelli di approccio al problema. MODULOECO

Gestione dei pazienti con arresto cardiaco refrattario extra-ospedaliero eleggibili a ECPR (Rianimazione Cardiopolmonare Extracorporea)
0 0
Libri Moderni

Cattaneo, Sergio - Paolillo, Ciro

Gestione dei pazienti con arresto cardiaco refrattario extra-ospedaliero eleggibili a ECPR (Rianimazione Cardiopolmonare Extracorporea) : Ottimizzazione del percorso terapeutico multi-disciplinare evidence-based dal territorio all’ospedale / Sergio Cattaneo, Ciro Paolillo

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: La rianimazione cardiopolmonare extracorporea (ECPR) è l’applicazione dell'ossigenazione extracorporea a membrana (ECMO) nei pazienti in cui la rianimazione cardiopolmonare convenzionale (RCP) non ha avuto successo nel raggiungere un efficace ritorno della circolazione spontanea (ROSC). Regione Lombardia nella DGR 2562 del 02/12/2019 ha istituito la “Rete regionale per la gestione del trattamento ECMO in pazienti in shock cardiogeno o arresto cardiaco refrattario”. L'avvio del percorso ECPR dovrebbe essere preso in considerazione dopo 10-15 minuti di RCP convenzionale senza ROSC, perché l’attivazione e la preparazione per la procedura ECMO richiedono del tempo ed è stato chiaramente dimostrato che il tempo per L'ECMO è correlato all'esito neurologico. La rianimazione cardiopolmonare extracorporea è un intervento fortemente tempo-dipendente. Il percorso è molto complesso e articolato perché richiede un lavoro di squadra multi-disciplinare e inter dipartimentale che coinvolge diverse organizzazioni sanitarie dal territorio (AREU) fino all’ospedale (ASST); richiede quindi ruoli chiaramente definiti e operatori sanitari ben formati in tutti i passaggi della catena. Metodo di lavoro: revisione della letteratura, valutazione della situazione locale in termini di bisogno di salute, di risorse e di competenze presenti, stesura della procedura di gestione multidisciplinare, implementazione dei percorsi di formazione e mantenimento delle competenze del personale coinvolto, organizzazione di un processo di monitoraggio e miglioramento della qualità, definizione precisa del governo clinico del programma. MODULOORG

Emergenza COVID-19
0 0
Libri Moderni

Belli, Elena - Penna, Margherita

Emergenza COVID-19 : Attuazione del Piano di Potenziamento delle Attività Assistenziali della Rete Territoriale : Ruolo dell’Unità Speciale di Continuità Assistenziale (USCA) di ATS Brescia / Elena Belli, Margherita Penna

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: Introduzione: L’Unità Speciale di Continuità Assistenziale (USCA) è un servizio istituito presso l’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) Brescia in data 30 marzo 2020, recependo le indicazioni del D.G.R. XI/2986 del 23.03.2020, a sua volta mutuato dal D.L. n. 14 del 09.03.2020 “Disposizioni urgenti per il potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale in relazione all’emergenza COVID-19”. Nel contesto del Dipartimento di Cure Primarie (DCP), principalmente deputato al governo dei servizi di Assistenza Primaria del territorio (Medici di Medicina Generale, Pediatri di Libera Scelta, Medici di Continuità Assistenziale), l’USCA si inserisce come un forte supporto, sia logistico, che clinico, alla valutazione del paziente COVID+, o sospetto tale, al domicilio del medesimo. Obiettivo: La descrizione dell’USCA, partendo dalla rappresentazione delle figure mediche professionali coinvolte, passando per il processo di attivazione, e di tutto il percorso che si viene a creare, ha come scopo valutare l’impatto di tale servizio nella rete dei servizi territoriali, confrontando l’USCA rispetto alle altre azioni messe in campo dal DCP e finalizzate alla gestione dell’emergenza COVID 19. Durante il periodo emergenziale l’utilizzo dell’0ssigeno farmaco è stata una necessità fondamentale per la cura domiciliare dei pazienti dimessi dalle strutture o direttamente gestiti al loro domicilio, obiettivo è stato offrire agli USCA e MMG una procedura prescrittiva ad hoc con caratteristiche di facilità e rapidità dell’approvvigionamento. Metodo: Gli operatori dell’USCA hanno raccolto, su indicazione DCP, i dati di attività del servizio stesso. Tali dati, sia per quanto riguarda il valore tassonomico, sia per quanto riguarda la stesura di indicatori di valutazione del servizio stesso, sono dati di processo (quantità di prestazioni giornaliere, tipologia delle stesse, rapporto prestazioni/ora) che è possibile utilizzare per tenere in considerazione l’impatto del servizio, correlandoli all’incidenza di casi COVID nel lasso di tempo indagato. Tra i dati analizzati risultano le prescrizioni di Ossigeno terapeutico in metri cubi nel periodo emergenziale 2020 e nel corso dell’anno 2021. Risultati: Partendo dalle 4 postazioni istituite nel marzo 2020, alla data di oggi sono presenti sul territorio di ATS Brescia 8 postazioni dedicate alle visite domiciliari, 3 Centri Territoriali Covid (D.G.R. 3876 del 19.11.2020), che effettuano prestazioni che erogherebbero al domicilio, con l’integrazione di ulteriori approfondimenti diagnostici, ed un Coordinamento Centralizzato, per un organico complessivo di 57 operatori medici, senza contare il personale direttamente coinvolto presso il DCP. Nell’anno 2020 il servizio ha erogato 7569 prestazioni, suddivise come segue: - 1763 Visite, 871 delle quali con il supporto di ecografo portatile; - 3370 Esecuzione tampone nasofaringeo (TNF) presso domicilio assistiti; - 2436 Esecuzione TNF in modalità Drive Through; - 688 interventi presso CTC. Nel solo I trimestre dell’anno 2021 sono stati effettuati 4253 interventi, così suddivisi: - 1874 Interventi con Visite (con esecuzione di 1716 ecografie a domicilio); - 463 Esecuzione TNF; - 1916 Visite presso CTC. Sono in elaborazione i dati riferiti al II trimestre dell’anno 2021. Conclusioni: Seguendo l’andamento epidemiologico della pandemia, per quanto i dati in possesso non siano indicatori di esito, è possibile affermare che l’attività del servizio USCA abbia supportato l’attività del MMG/PLS nell’individuazione dei casi COVID19, nonché nella loro gestione. Il monitoraggio continuo dei consumi di Ossigeno terapeutico è un indicatore dell’andamento del periodo emergenziale e la tracciabilità delle prescrizioni ci permette di mettere in atto eventuali azioni correttive a seguito di eventuali recrudescenze della malattia da Covid. MODULOORG

Decreto Legislativo 101/2020 in tema di  radioprotezione
0 0
Libri Moderni

Poli, Gian Luca - Romanini, Laura

Decreto Legislativo 101/2020 in tema di radioprotezione : Implicazioni nelle attività di tipo sanitario e impatto sui Dipartimenti di Diagnostica per Immagini / Gian Luca Poli, Laura Romanini

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: Il decreto legislativo 101/2020 "Attuazione della Direttiva 2013/59/EURATOM" è un disposto normativo quadro, molto complesso e articolato, che norma la radioprotezione ovvero le strategie per la protezione dalle radiazioni ionizzanti in Italia. Il decreto abroga il preesistente quadro normativo (D.Lgs. 230/1995 e s.m.i. e D.Lgs. 187/2000), introducendo importanti novità relative alla radioprotezione di lavoratori, dei pazienti e della popolazione con rilevanti implicazioni nelle attività sanitarie. L'entrata in vigore di questo decreto sta avendo un importante impatto sulle attività dei Dipartimenti di diagnostica per immagini. Le UO di Fisica Sanitaria, che vedono nella radioprotezione una delle loro principali attività, devono apportare modifiche all'organizzazione e alle modalità di lavoro. La riduzione del limite di dose al cristallino per i lavoratori esposti, ad esempio, comporta la necessità di una revisione della valutazione dei rischi e ha importanti conseguenze anche economiche per una struttura sanitaria. Il nuovo decreto obbliga anche a modificare le modalità di gestione dei rifiuti radioattivi con una riorganizzazione delle procedure in essere. Le importanti novità introdotte dal decreto in merito alla radioprotezione del paziente, fra cui l'obbligo di indicare nel referto la classe di dose di una prestazione diagnostica, hanno un impatto rilevante anche sulle UO di Radiologia, Neuroradiologia e Medicina Nucleare. Cambiano inoltre le modalità di verifica e di trasmissione agli organi di controllo dei Livelli Diagnostici di Riferimento; l'obbligo di registrazione dei parametri dosimetrici costringe, di fatto, all'introduzione di nuovi sistemi software di tracciamento della dose. Nell'ambito della terapia medico nucleare, l'ottimizzazione personalizzata su base dosimetrica di alcune procedure terapeutiche in medicina nucleare comporta importanti adeguamenti delle modalità di lavoro e l'introduzione di nuovi software di calcolo e know-how. Per alcune terapie viene meno l'obbligo del ricovero dei pazienti in una “degenza protetta”, elemento che spesso limita il numero di pazienti trattati. In quest'ambito si apre quindi la strada per un incremento dell'attività assistenziale. L’incremento delle attività e la necessità di adeguare rapidamente l’organizzazione ad un nuovo quadro normativo hanno generato il bisogno di identificare nuove modalità di lavoro e di approccio alla gestione delle risorse umane coinvolte. Il presente project work si prefigge di individuare le priorità delle azioni da intraprendere nella prima fase di attuazione del decreto, tenendo conto della velocità di implementazione e dell’impatto sulle attività di un dipartimento di diagnostica per immagini e sui pazienti, e quindi trovare soluzioni efficaci ed efficienti ai cambiamenti introdotti dal nuovo quadro normativo. L’obiettivo strategico del progetto è quello di garantire la corretta applicazione del D.Lgs. 101/2020 ed un utilizzo in sicurezza delle sorgenti di radiazioni ionizzanti in ambito sanitario. Nel complesso panorama delle attività svolte in un dipartimento di diagnostica per immagini sono stati presi in considerazione due aspetti particolari, quello della pianificazione fisico-dosimetrica nella terapia medico nucleare e della registrazione della classe di dose nel referto per gli esami diagnostici. Entrambe queste problematiche sono state affrontate con la metodologia della gestione del cambiamento tecnologico/organizzativo, prendendo in considerazione la stima delle risorse necessarie, le procedure, gli indicatori di processo e le criticità. MODULOORG

Antimicrobico-resistenza
0 0
Libri Moderni

Antimicrobico-resistenza : migliorare la consapevolezza del problema fra la classe veterinaria / Bianca Maria Falchi, Paola Giuliana Ibba, Dario Masoni, Fabio Giovanni Ravanelli

Milano: PoliS-Lombardia, [2021]

Abstract: Introduzione: Breve introduzione sul fenomeno dell’antimicrobico-resistenza, con particolare riferimento alle problematiche inerenti il settore veterinario. Analisi del problema legato alla scarsa consapevolezza da parte dei medici veterinari del problema AMR, con riferimento alla scarsa conoscenza del Piano Ministeriale e del materiale informativo divulgato dal Ministero. Obiettivi strategici e specifici del progetto: Lo scopo del Project Work è quello di promuovere interventi finalizzati ad aumentare la consapevolezza e la comprensione del problema dell’AMR. Si intende procedere inizialmente attraverso una comunicazione diretta interpersonale, tramite un’intervista/colloquio telefonico, e, in seconda battuta, attraverso la promozione di un’attività di formazione più completa, destinata a favorire un uso prudente del farmaco. Destinatari: medici veterinari iscritti ai rispettivi Ordini professionali delle 4 Province. Metodologia adottata: interviste/colloqui ai soggetti destinatari, individuati in base a una tabella predefinita, con la somministrazione di un questionario a risposta multipla. Analisi dei questionari. Invio per posta elettronica di materiale informativo e questionario di gradimento. Descrizione del progetto: il progetto prevede la formazione di un campione applicato alle 4 Province (Monza/Brianza, Cagliari, Sassari, Imperia), con un grado di confidenza del 95% e margine di errore del 9,5%, in base al numero dei veterinari iscritti all’Albo professionale, al quale somministrare tramite telefonata, un questionario strutturato, con domande inerenti l’AMR. Successiva analisi dei questionari ed elaborazione di una tabella che evidenzi le criticità rilevate. Invio ai partecipanti coinvolti, tramite posta elettronica, del materiale informativo pubblicato da Ministero, con allegato un questionario di gradimento. Elaborazione del suddetto questionario, e, prendendo spunto dalle risposte ottenute, individuare le istanze manifestate dagli intervistati, in particolare promuovere la diffusione di conoscenze e informazioni corrette, quale presupposto essenziale per l’uso consapevole ed appropriato degli antimicrobici, con il coinvolgimento degli Ordini professionali, dei Servizi formazione delle ASSL, delle Società scientifiche e delle Associazioni di categoria. Conclusioni: dall’analisi dell’intervista/colloquio si evince che, a fronte della convinzione da parte di un’elevata percentuale di intervistati, che le conoscenze possedute sono esaustive, in realtà, gli stessi intervistati hanno avuto la percezione di conoscere il problema in maniera quanto meno approssimativa. A fronte quindi dei risultati ottenuti, i questionari di gradimento denotano un apprezzamento nei confronti dell’iniziativa, con la presa d’atto della cogente necessità di potenziare le conoscenze in materia. Strutturazione di un programma di formazione specifica e progettazione di una piattaforma digitale denominata FRIM. MODULOORG