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Vitaliti, Sonia

L’evoluzione della Rete dei Laboratori di Prevenzione Lombarda nel nuovo Sistema Regionale Prevenzione Salute dai rischi ambientali e climatici (SRPS) / Sonia Vitaliti

Milano : PoliS-Lombardia, 2024

Abstract: Il percorso di riorganizzazione dei Laboratori di Prevenzione Lombarda, avviato con DGR n. IX/4441 del 28/11/2012 ha consentito la creazione di un sistema integrato dotato dei necessari requisiti di accreditamento, a vantaggio della razionalizzazione delle risorse impiegate in termini di maggior risparmio, efficacia ed efficienza. Con le successive DGR X/1103 del 20/12/2013, X/4761 del 28/01/2016 e XI/2633 del 16/12/2019 sono stati individuati e successivamente aggiornati i laboratori di riferimento regionale per quelle analisi che richiedono significativi investimenti in relazione alle metodiche analitiche e/o a quelle eseguite su un numero non elevato di campioni. Il Piano Nazionale per gli Investimenti Complementari (PNC) al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), attraverso uno specifico programma di investimenti relativo al sistema “Salute, Ambiente, Biodiversità e Clima” (PRACSI) , strettamente collegato alla Missione 6 del PNRR denominata “Definizione di un nuovo assetto istituzionale sistemico per la prevenzione in ambito sanitario, ambientale e climatico, in linea con un approccio integrato (one Health)”, ha reso disponibili alle regioni possibilità di investimenti economici su strumenti ed infrastrutture laboratoristiche per potenziare gli attori analitici della prevenzione. Regione Lombardia ha eletto la rete dei Laboratori di Prevenzione delle ATS e la rete delle Unità Operative di Medicina del Lavoro all’interno delle ASST tra i beneficiari di tali investimenti con l’obiettivo di creare una rete regionale analitica a supporto dei fabbisogni dei Dipartimenti di Igiene e Prevenzione Sanitaria sui temi di interesse quali analisi di acque ad uso umano, analisi di alimenti, analisi sostanze chimiche e articoli ai sensi del Regolamento REACH e CLP, analisi su campioni di aria e biologici per la valutazione dell’esposizione professionale negli ambienti di lavoro e dell’esposizione indoor e residenziale. Insieme a questi temi che si consolidano con rinnovo di strumentazione e riorganizzazione ulteriore delle reti per un ancor maggiore efficientamento, sono finanziati nuovi strumenti ad alte prestazioni, ampliamento di laboratori e nuovi sviluppi, tra cui il tema dei virus in acque e alimenti. L’istituendo SRPS (Sistema Regionale Prevenzione Salute) all’interno dell’SRPS (Sistema Nazionale Prevenzione Salute art. 27 del D.Lgs. 30/04/2022) ha il compito, attraverso l’integrazione delle specificità e delle professionalità in gioco, di agire in supporto alla governace regionale nella logica dell’approccio One Health. MODULOECO

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Tardioli, Luigi

Un’idea progettuale di innovazione tecnologica per la Teleassistenza sanitaria in Umbria : la cartella virtuale dell’assistenza domiciliare / Luigi Tardioli

Milano : PoliS-Lombardia, [2024]

Abstract: La Regione Umbria registra un tasso di invecchiamento della popolazione che la colloca sopra la media nazionale e tra le prime in Italia ed i criteri di salute per gli individui anziani presentano future sfide che necessitano di un’attenzione particolare per la formulazione e l’applicazione di un sistema sanitario adeguato alle loro necessità. Il PSR 2022-2026 della Regione Umbria ha, tra i focus primari, quello di offrire assistenza sanitaria di prossimità ai residenti, assicurando il servizio principalmente alla popolazione più anziana, per ridurre così il gap tra domanda ed offerta del servizio di ospedalizzazione anche non urgente. Con questo obiettivo, le cure sanitarie sul territorio regionale devono essere coordinate in maniera più efficiente ed efficace per rispondere ai bisogni dei cittadini. Il presente progetto si propone di definire, nel contesto descritto, uno strumento virtuale per l’implementazione dei diversi servizi di teleassistenza nel setting domiciliare, semplificando il processo di presa in carico e la definizione dei relativi aspetti operativi, consentendo di erogare servizi attraverso team multiprofessionali secondo quanto previsto dalla legislazione vigente. In tale contesto, sono stati analizzati gli effetti dell’Information Technology nei percorsi di assistenza domiciliare integrata, evidenziandone le opportunità e la necessità di una revisione dei modelli organizzativi coinvolti in quanto la sua introduzione porta inevitabilmente ad un forte impatto sull’intero percorso del servizio rivolto al paziente e sui processi organizzativi adottati Si è partiti da una situazione AS-IS, indicando il flusso informativo di una cartella di assistenza domiciliare di tipo cartaceo, individuando importanti criticità quali: doppia immissione dei dati, difficoltà di consultazione delle informazioni, problemi di comunicazione tra MMG, MMS ed infermiere ADI. Ci si è concentrati, successivamete, su una situazione TO-BE, ovvero di un processo di erogazione dell’assistenza domiciliare integrata con l’introduzione di un dispositivo dotato di un algoritmo di Intelligenza Artificiale, di un software di controllo sviluppato come mobile APP per un utilizzo semplice ed intuitivo, in linea con una piattaforma cloud dedicata e sicura per il backup dei dati clinici e la loro consultazione da remoto, caratterizzato dalla interoperabilità con il sistema IT regionale e nazionale. È stato tracciato un modello che evidenzia come tutte le informazioni relative alle attività infermieristiche svolte a domicilio, quelle relative al percorso clinico del paziente e quelle fornite dal caregiver vengono tutte digitalizzate, cosicché il MMG e il medico specialista possono accedervi direttamente e tempestivamente. I risultati attesi afferiscono ad una maggiore efficacia dell’intervento ADI, determinando una riduzione dei tempi di visita specialistica, aumentando la produttività dello specialista, con conseguente riduzione delle liste di attesa, una gestione efficiente e accurata dei dati, un miglioramento della comunicazione tra gli operatori coinvolti nei percorsi ADI. L’idea progettuale ha per oggetto l’implementazione del processo di sperimentazione di una cartella virtuale ADI nel territorio umbro ed è stata sviluppata utilizzando la metodologia del project management, con la definizione di cinque work packages, indicando per ciascuna le attività, gli obiettivi ed i deliverables. Ciacun PW rappresenta una fase del processo di implementazione. La prima fase riguarda la condivisione del progetto con tutti gli stakeholders al fine di individuare una risposta appropriata ed efficace alla complessità dei problemi connessi alla assistenza domiciliare e creare le condizioni strutturali e i contesti tecnici innovativi per una integrazione più articolata possibile. La seconda fase si pone come obiettivo la realizzazione di un Gruppo di Lavoro che individui un protocollo ADI e, come campione di sperimentazione, i percorsi ADI da sperimentare. La terza fase è afferente alla realizzazione del prototipo di cartella virtuale di assistenza domiciliare da parte di Puntozero, società in house della Regione Umbria, avente la caratteristica di interoperabilità con gli sistemi informativi regionali. La quarta fase è focalizzata sulla formazione di tutti gli attori coinvolti nel processo di sperimentazione, articolato nell’ultima fase del processo di implementazione della cartella virtuale. MODULOORG

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Russo, Claudio Francesco

Implementazione del sistema fast track per il paziente cardiochirurgico operato nel Grande Ospedale Metropolitano Niguarda / Claudio Francesco Russo

Milano : PoliS-Lombardia, 2024

Abstract: Il sistema sanitario si trova spesso in difficoltà a causa della cronica mancanza di risorse in generale e di personale infermieristico in particolare. È esperienza comune in tutti i reparti di cardiochirurgia, la necessità di modulare l’attività chirurgica in base non tanto ai turni di camera operatoria, quanto piuttosto in relazione alla disponibilità di turni infermieristici sufficienti, in particolare nelle unità di terapia intensiva cardiochirurgica. La mancanza di posti letto in terapia intensiva finisce per avere una notevole ripercussione negativa sull’efficienza della struttura cardiochirurgica in quanto aumenta il numero di casi in programma operatorio che vengono rinviati ad altra data, con inevitabili ricadute in termini di ridotta efficienza e disagio del paziente. Scopo del presente lavoro è quello di valutare l’applicabilità e la opportunità, in un centro cardiochirurgico di terzo livello, del modello cosiddetto fast track che prevede, a parità di risorse umane e strutturali, il “transito” di due pazienti operati nella stessa giornata sullo stesso posto di terapia intensiva cardiochirurgica in un centro cardiochirurgico di III livello come la SC di Cardiochirurgia e Trapianto di cuore del Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano La pratica del “fast track” può essere economicamente efficace perché permette il rapido trasferimento del paziente da un’unità operativa ad elevato costo come la unità di terapia intensiva ad una struttura a costo minore quale la corsia di degenza. Inoltre, il sempre maggiore ricorso ad approcci mininvasivi per il trattamento delle valvulopatie mitraliche ed aortiche ha reso ancora più attuabile il ricorso al fast track. Tale percorso richiede ovviamente una attenta selezione e programmazione operatoria. Si deve trattare ovviamente di paziente selezionato “non complesso”, che dopo essere stato operato nella prima parte della mattinata, possa transitare nel letto di alta intensità nella corsia di degenza nel primo pomeriggio, liberando il posto di rianimazione per un secondo paziente, che invece potrà trascorrere la notte in terapia intensiva. IL progetto prevede l’arruolamento di pazienti con indicazione a chirurgia valvolare o coronarica, possobilmente con accesso mini-invsivo. Ipotizzando l’adozione di tale processo per 50 pazienti all’anno (uno alla settimana), a parità di risorse umani e strutturali, l’analisi ha dimostrato la possibiltà di aumentare il numero degli interventi, un significativo aumento dei ricavi della unità di cardiochirugia con una contestuale riduzione delle degenze medie. Tale percorso “isorisorse”, oltre alle ricadute culturali ed organizzative, si conferma anche in gradi di migliorare la customer sadisfatction del paziente ricoverato. MODULOORG

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Gorra, Maria Elena

La riconversione di un piccolo ospedale in ospedale Ortopedico-Riabilitativo: ruolo dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione e impiego razionale delle risorse / Maria Elena Gorra

Milano : PoliS-Lombardia, [2024]

Abstract: Sulla chiusura dei piccoli ospedali periferici si è parlato molto. Da un lato gli ospedali con meno di 120 letti sono stati accusati di inefficienza e quindi svuotati progressivamente di servizi, fino a raggiungere un livello “critico”, al di sotto del quale, se l’ospedale non è stato effettivamente soppresso, l’inefficienza si è aggravata. Dall’altro lato, in alcune realtà, per ragioni politiche, o di territorio, o anche per necessità di cura di determinate comunità (persone anziane, turisti, cure di base per la popolazione residente), i piccoli ospedali sono rimasti in funzione, ma, a questo punto, non sono più stati considerati attraenti dai sanitari (medici e infermieri). Abbiamo così assistito ad un progressivo abbandono di tali strutture, aggravato dalla tendenza attuale dei sanitari a lasciare il sistema pubblico, per andare a lavorare nel privato o come liberi professionisti. L’ospedale di San Candido (BZ) può essere presentato come un modello per la riconversione di una piccola struttura in polo specialistico aziendale, dove si punta ad un alto livello tecnico-professionale, limitatamente alla singola specialità chirurgica di Ortopedia e Traumatologia. Questa fa da traino per la struttura, che in tal modo si può continuare a garantire alla popolazione alcuni servizi di base (pronto soccorso, laboratorio analisi, radiodiagnostica). Collateralmente, un reparto medico multispecialistico soddisfa la richiesta di salute della popolazione residente e sostiene le esigenze della medicina perioperatoria. Di prossima apertura la medicina riabilitativa, con possibilità di degenza, a potenziamento dell’attuale servizio fisiatrico in day hospital. I presupposti perché il progetto continui a funzionare sono: - adeguata disponibilità e buon uso delle risorse economiche - reperimento del personale, soprattutto infermieristico - flessibilità nella programmazione, in base alla stagione turistica - disponibilità del personale a svolgere compiti non univoci - alcune modifiche strutturali. MODULORIS

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Giametta, Pasquale - Masucci, Armando

Il progetto scherma dell’ASST Gaetano Pini-CTO: Il ruolo dello sport nel programma riabilitativo dei soggetti con lesione midollare / Pasquale Giametta, Armando Masucci

Milano : PoliS-Lombardia, [2024]

Abstract: Il progetto "SCHERMA-CARE" rappresenta un'iniziativa congiunta tra l'Unità Operativa Complessa (U.O.C.) Mielolesi della ASST Pini-CTO, l'Accademia Scherma Milano S.S.D. e l'Associazione Malati Paraplegici Lombardi (APL). Questa collaborazione si inserisce all'interno di un contesto più ampio di progetti finalizzati a promuovere percorsi di inclusione sociale per i pazienti affetti da disabilità attraverso la pratica sportiva. Nel dettaglio, l'intervento si concentra su persone con lesioni spinali, introducendole alla pratica della scherma paralimpica. In Italia, secondo le valutazioni del Ministero della Salute, l'incidenza delle lesioni midollari è stimata intorno a 20-25 nuovi casi annui per milione di abitanti, con una prevalenza di 60-70 mila persone colpite da mielolesione. Un aspetto critico delle lesioni midollari è il deficit muscolare, in particolare a carico dei muscoli vertebrali e addominali, che può causare difficoltà nel mantenere la posizione seduta e nei movimenti del capo e del tronco. La debolezza dei muscoli intercostali o del diaframma può generare problemi respiratori, disfagia e difficoltà nella produzione del linguaggio. Questi fattori contribuiscono alla significativa perdita di autonomia nella vita quotidiana e possono portare a un deterioramento del tono dell'umore, culminando spesso in depressione in questa tipologia di pazienti. La riabilitazione dei mielolesi va oltre la semplice acquisizione di autonomia nelle attività quotidiane. Si trasforma in un'esperienza immersiva che coinvolge il paziente e l'intera squadra riabilitativa. Il connubio tra aspetti medici e psicologici è il centro di questo percorso, che abbraccia la vita sociale e lavorativa dei pazienti. Dagli interventi valutativi alle procedure diagnostiche e terapeutiche, ogni passo è finalizzato a superare, contenere o minimizzare le disabilità e le limitazioni derivanti dalle lesioni spinali. La degenza ospedaliera, pur necessaria, rappresenta solo una tappa di questo lungo viaggio. Il periodo post-ospedaliero è spesso pervaso da preoccupazioni legate al reinserimento sociale. I pazienti, dopo aver trascorso un periodo significativo in un contesto ospedaliero, affrontano il dilemma di adattarsi a una vita quotidiana che potrebbe sembrare radicalmente diversa. La gestione della cronicità diventa, pertanto, una componente cruciale della strategia di cura, coinvolgendo sia il paziente che il suo network di supporto. Il progetto "SCHERMA-CARE" si propone di affrontare queste sfide, offrendo un percorso che utilizza la scherma paralimpica come strumento terapeutico e di inclusione sociale. L'Accademia Scherma Milano S.S.D. e l'Associazione Malati Paraplegici Lombardi svolgeranno in prospettiva un ruolo chiave nel fornire supporto e guidare i partecipanti attraverso questa esperienza unica, contribuendo così al benessere psicofisico dei pazienti mielolesi coinvolti. La collaborazione tra istituzioni mediche, organizzazioni sportive e associazioni di pazienti dimostra l'importanza di approcci multidisciplinari per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità. MODULOPOL

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Cò, Francesca Maria - Giorgi Pierfranceschi, Matteo - Storti, Enrico

Creazione di un’agenda ambulatoriale di rientri dedicati al PS al fine di ridurre il tasso di ricoveri e migliorare la sicurezza delle dimissioni dal Pronto Soccorso / Francesca Maria Cò, Matteo Giorgi Pierfranceschi, Enrico Storti

Milano : PoliS-Lombardia, [2024]

Abstract: Come declinato dalla DELIBERAZIONE N° XI / 6893 Seduta del 05/09/2022 “INTERVENTI PER L’EFFICIENTAMENTO DEL FLUSSO DEI PAZIENTI DAL PRONTO SOCCORSO” i percorsi ambulatoriali post-PS rappresentano, unitamente alle aree di osservazione breve intensiva, uno strumento riconosciuto in letteratura per contenere la percentuale di ricovero e i rischi connessi a possibili dimissioni inappropriate. L’ identificazione delle condizioni patologiche che possono giovarsi di un approfondimento diagnostico/specialistico in regime ambulatoriale e la creazione di agende dedicate facilita la dimissione da PS, riducendo i ricoveri inappropriati e, auspicabilmente, la LOS (length of stay) e aumenta la sicurezza della dimissione stessa. In questo PW analizzeremo come si è arrivati alla creazione di un’agenda di rientri ambulatoriali dedicata al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cremona ed analizzeremo i risultati fin qui ottenuti. MODULOPOL

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Battaglia, Giuseppe - Costantino, Ester Maria Grazia

Organizzazione e formalizzazione presso il Presidio Ospedaliero di Manerbio (ASST del Garda) di un Centro di Riferimento Interaziendale di III livello per l’erogazione di procedure interventistiche per il trattamento endovascolare delle complicanze delle fistole artero-venose per dialisi / Giuseppe Battaglia, Ester Maria Grazia Costantino

Milano : PoliS-Lombardia, 2024

Abstract: CONTESTO La fistola artero-venosa (FAV) è l’accesso vascolare di prima scelta in emodialisi per l’elevata efficacia dialitica, per il basso rischio di infezioni e di complicanze e per la riduzione dell’ospedalizzazione del paziente e del tasso di morbilità e mortalità. Perciò il mantenimento della pervietà ed il corretto funzionamento della FAV sono presupposti essenziali per ottenere una sua prolungata longevità (con preservazione del patrimonio vascolare del paziente), una migliore qualità di vita e una maggiore sopravvivenza dei pazienti in trattamento emodialitico. Presso la SC di Radiodiagnostica e la UOC di Nefrologia e Dialisi del Presidio Ospedaliero di Manerbio dell’ASST del Garda vengono effettuate, in urgenza (entro 24-48 ore) o in elezione (entro 7 giorni), procedure interventistiche per il trattamento endovascolare delle complicanze FAV per emodialisi. L’equipe coinvolta è costituita da nefrologi interventisti, radiologo interventista, chirurgo vascolare, TSRM (tecnici sanitari radiologia medica) ed infermieri del Servizio di Radiologia. Le procedure vengono effettuate ad utenti dei presidi dell’ASST del Garda (PO di Manerbio, Gavardo, Desenzano), dell’ASST Franciacorta, dell’ASST Valcamonica, dell’Ospedale di Montichiari dell’ASST Spedali Civili di Brescia e dell’Ospedale San Pellegrino di Castiglione delle Stiviere per un bacino di utenza di circa 750.000 abitanti. IDEA L’idea del progetto consiste nell’analisi retrospettiva della casistica degli ultimi 5 anni delle procedure di fistolografia con angioplastica percutanea transluminale (PTA) effettuate presso il PO di Manerbio con l’obiettivo di: - confermare che le metodiche endovascolari rappresentano la tecnica di prima scelta per il trattamento delle complicanze delle FAV; - analizzare i costi dei trattamenti endovascolari vs quelli chirurgici; - definire l’organizzazione e formalizzare l’esistenza presso il PO di Manerbio di un Centro di Riferimento Interaziendale di III livello per la gestione degli accessi vascolari per emodialisi. I destinatari del progetto sono gli utenti in trattamento emodialitico dell’ASST del Garda e delle ASST coinvolte. Sono stati valutati i costi dei diversi trattamenti endovascolari e dei differenti interventi chirurgici. Dai nostri dati emerge che il tasso di pervietà primaria, indicatore di qualità, risulta essere non solo in linea ma addirittura superiore a quanto riportato in letteratura e che vi è un sostanziale equilibrio dei costi medi delle procedure endovascolari e delle procedure chirurgiche. L’elevato tasso di pervietà cumulativa dell’accesso vascolare giustifica l’incremento del costo complessivo dei trattamenti endovascolari nei pazienti con una o più recidive. RISORSE E LINEE OPERATIVE La relizzazione e l’implementazione del progetto prevedono: - formalizzazione del team multidisciplinare (radiologo interventista, nefrologi interventisti, chirurgo vascolare) già presente; - costituzione di un ambulatorio dedicato per “visita multidisciplinare degli accessi vascolari per emodialisi” - calendarizzazione mensile di incontri multidisciplinari per la discussione dei casi clinici - attivazione di un ambulatorio di Ecocolordoppler degli Accessi Vascolari per emodialisi presso la UOC di Nefrologia per la sorveglianza della FAV con un “timing” di tre mesi. Dalla valutazione dell’ampia casistica si conferma che le metodiche endovascolari rappresentano la tecnica di prima scelta nel trattamento delle complicanze della FAV per emodialisi in quanto sono dotate di un elevato tasso di successo tecnico e di pervietà a distanza, con ridotte complicanze e con costi equiparabili a quelli dell’intervento chirurgico; il trattamento delle recidive consente di preservare a lungo il patrimonio vascolare dei pazienti in emodialisi. La realizzazione del progetto con l’organizzazione e formalizzazione del Centro di Riferimento Interaziendale può favorire l’ampliamento del bacino di utenza destinatario del trattamento endovascolare; l’attività del team multidisciplinare ed il monitoraggio effettuato presso l’ambulatorio ecocolordoppler degli accessi vascolari si prevede che possano migliorare ulteriormente la sopravvivenza e la longevità dell’accesso vascolare. L’implementazione del progetto si fonda sulla riorganizzazione e sulla ottimizzazione delle risorse umane e tecnologiche già presenti presso il PO di Manerbio. MODULOORG

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Vettoretto, Nereo

Progetto chirurgia Geriatrica : Ospedale di Montichiari, Spedali Civili di Brescia / Nereo Vettoretto

Milano : PoliS-Lombardia, 2024

Abstract: Il progetto prevede un percorso per i pazienti geriatrici, in particolare i pazienti over 65aa fragili, che vengono ricoverati in Chirurgia, si in elezione che in urgenza. La Chirurgia dell’Ospedale di Montichiari, spoke degli Spedali Civili di Brescia, ha caratteristiche adatte ad un percorso per questo tipo di pazienti. L’Ospedale è infatti dotato di un reparto di Geriatria, sede della scuola di Specialità dell’Università di Brescia, oltre ad un reparto di cure subacute, oltre alle figure di consulenti necessari. Il percorso dedicato, prendendo spunto da quanto già esistente in ambito del reparto di geriatria e dei criteri delineati dall’American College of Surgeons per i requisiti di una chirurgia geriatrica, si articola in tre fasi: - Pre-ricovero: in cui i pazienti vengono screenati, nell’ambito del già esistente pre-ricovero chirurgico, per identificare i pazienti fragili e particolarmente a rischio (per i domini più sensibili, cognitivo, motorio e nutrizionale) e si identificano eventuali provvedimenti correttivi diagnostici o terapeutici - Riunione multidisciplinare: in cui si analizza l’indicazione chirurgica unitamente alle caratteristiche di fragilità tarando il piano terapeutico - Riunione con il paziente e il care-giver (colui che si occupa quotidianamente dell’assistenza a domicilio del paziente o lo supporta) e il medical proxy (figura professionale o non professionale di cui il paziente si fida e a cui delega decisioni sul suo stato di salute) per l’empowerment del paziente e per la decisione congiunta ed il consenso informato all’intervento - Ricovero: in cui vengono messe in atto procedure per la miglior cura del paziente geriatrico (ambientali, professionali) tra cui la degenza (in stanza singola attrezzata per ospitare il care-giver), l’assistenza (personale medico sia chirurgico che geriatrico ed infermieristico formato), l’intervento chirurgico ed il monitoraggio post-operatorio. - Dimissione: valutata mediante ripetizione dei test di fragilità e scelta tra le varie opzioni (domicilio, assistita o no da care-giver, dimissione protetta con assistenza di personale infermieristico, ricovero in riabilitazione geriatrica, ricovero in Cure sub-acute, trasferimento in strutture assistenziali o hospice). L’implementazione organizzativa prevede riunioni per stabilire e condividere il protocollo, formative per il personale medico e infermieristico geriatrico e chirurgico, con progressiva implementazione di personale medico geriatrico (geriatri in formazione) che confluisca (2 medici al 50%) con i chirurghi per un’assistenza integrata. Si prospetta inoltre la creazione di un gruppo multidisciplinare con le figure necessarie alla valutazione integrata del paziente con riunioni a cadenza settimanale. Il periodo di applicazione è di circa un anno, di cui sei mesi di prova. Annualmente si terrà un audit per valutare gli esiti in termini qualitativi dei pazienti geriatrici (dimissione, comorbilità insorte durante la degenza, complicanze chirurgiche, re-ammissioni) mediante dati desunti dalla compilazione di un database. La messa a regime del progetto costituirà la prima esperienza a livello italiano di una chirurgia con percorsi dedicati ai pazienti geriatrici e in una successiva fase potrà essere di indirizzo per i pazienti afferenti all’ASST Spedali Civili di Brescia. MODULOORG

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Tonoli, Sandro

Implementazione della UOC Radioterapia e Medicina Nucleare dell’ASST di Cremona tramite l’acquisizione di una TC PET : Aspetti gestionali / Sandro Tonoli

Milano : PoliS-Lombardia, 2024

Abstract: Le indicazioni cliniche all’effettuazione di un’indagine TC PET (Tomografia a Emissione di Positroni) riguardano molte discipline. Il maggior utilizzo è in ambito oncologico, dove la TC PET è utilizzata per la stadiazione dei tumori, per la valutazione della risposta terapeutica e per il monitoraggio post terapia. Altri settori non meno importanti sono rappresentati dall’ambito neurologico, cardiologico e immunoreumatologico e infettivo infiammatorio. L’elevata incidenza di patologie neoplastiche nel territorio e la presenza di un Dipartimento oncologico nell’ASST di Cremona, che già tratta un importante numero di pazienti, si scontra con la non disponibilità, all’interno dell’ospedale, di una tipologia di esame diagnostico ormai essenziale in ambito oncologico. Nella città di Cremona è disponibile una TC PET solo in un Centro privato convenzionato. L’effettuazione dell’esame TC PET in strutture diverse dal presidio ospedaliero dell’ASST di Cremona, riferimento principale per Cremona e provincia, ha come conseguenza un mancato scambio di informazioni, per i casi complessi, fra il clinico che utilizza l’esame per impostare un trattamento medico, chirurgico o radioterapico, e il clinico ha refertato l’esame. L’assenza di una TC PET si traduce anche in scarsa attrattività da parte di professionisti medici nucleari in quanto desiderano svolgere un’attività diagnostica con apparecchiature moderne che coprano un ampio ambito clinico. La necessità di una PET TC è stata evidenziata e condivisa già da alcuni anni nell’ambito del Dipartimento Oncologico dell’ASST di Cremona. La Direzione Generale già negli anni precedenti ha accolto questa richiesta che è stata inserita nei Programmi biennali degli acquisti di forniture e servizi dal 2021 a oggi. Nel frattempo, in seguito alla pandemia del 2020 e al suo impatto sull’ospedale di Cremona, la richiesta della Direzione Strategica di costruire un nuovo ospedale è stata accolta da Regione Lombardia. Sulle basi delle indicazioni fornite dalla Direzione Strategica dell’ASST di Cremona, condivise con Regione Lombardia, il nuovo ospedale includerà anche la presenza di un nuovo reparto di Medicina nucleare in grado di accogliere, oltre a una tomoscintigrafia (SPECT, Single Photon Emission Computed Tomography) e una SPEC TC (tomoscintigrafia associata a una tomografia assiale computerizzata), già presenti attualmente, una TC PET. Risulta quindi necessario, nel periodo intercorrente alla realizzazione dei nuovi ambienti, rispondere alla importante percentuale di fuga dalla provincia di Cremona per questo esame diagnostico. Con il presente project work si sono voluti analizzare i vari aspetti che l’utilizzo di fondi pubblici richiede: la reale necessità del territorio, l’analisi della situazione attuale, le possibilità di sviluppo, la quantificazione dei costi, il coinvolgimento dei vari stakeholder e le necessità di adeguamento del personale, medico, tecnico, infermieristico e fisico coinvolto. Con l’acquisizione di una PET TC si completerebbe l’offerta diagnostica e terapeutica per la popolazione cremonese da parte della principale struttura pubblica. I professionisti in ambito oncologico (chirurgico, medico e radioterapico), cardiologico e neurologico non si troverebbero nella necessità di inviare i propri pazienti in altre strutture per completare l’iter diagnostico. MODULOORG

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Pinotti, Gianpaolo

Realizzazione di Polo Ecografico Multidisciplinare nel Presidio Ospedaliero di Desenzano del Garda / Gianpaolo Pinotti

Milano : PoliS-Lombardia, 2024

Abstract: Contesto: il progetto parte da una disamina dell’assetto organizzativo ed operativo, della tecnologia disponibile e delle risorse umane presenti allo stato attuale connesse alla erogazione delle prestazioni ecografiche nel Presidio Ospedaliero di Desenzano del Garda. L’idea di cambiamento ed innovazione nasce da una analisi dei fattori ritenuti essere le cause principali di malessere organizzativo e di non ottimale efficienza quali l’arretramento tecnologico-strumentale e gli ambienti di lavoro non idonei e nei quali i professionisti svolgono la loro attività nella maggior parte dei casi in assenza di personale dedicato. Non meno importanti sono da considerare le difficoltà di programmazione e prenotazione degli esami e dei percorsi diversificati e non governati che gli utenti sono costretti ad affrontare. Obiettivi: gli obiettivi del progetto sono ottimizzare le risorse umane, perfezionare e indirizzare l’innovazione tecnologica, gratificare, motivare e valorizzare il personale sanitario assicurando un clima di benessere organizzativo, migliorare l’accoglienza dei pazienti, migliorare l’efficienza riducendo i costi ed implementando l’attività per affrontare e rispondere adeguatamente alla domanda crescente dei bisogni di salute. Linee Operative: per il raggiungimento degli obiettivi si individuano due azioni principali. La prima consiste in un intervento strutturale attraverso la realizzazione della infrastruttura che ospita il Polo Ecografico Multidisciplinare affinché distribuire meglio gli spazi e creare condizioni di comfort. La seconda riguarda il riassetto organizzativo partendo dalla concentrazione delle apparecchiature ecografiche negli spazi creati e dedicati e costituendo un Team Work aperto composto da personale amministrativo, infermieristico e medico multidisciplinare che già svolge l’attività affinché favorire un approccio collaborativo ed un benessere interno consentendo a tutti la possibilità di utilizzare apparecchiature di livello tecnologico adeguato. Nel progetto sono riportati gli indicatori delle azioni di pertinenza sia del riassetto organizzativo sia di quello strutturale. Costi: per quanto riguarda gli interventi strutturali viene stimato un costo di euro 300.000 per n. 4 sale ecografiche comprensivo di opere edili, arredi, sistema informatico ed oneri. Rimane da definire se collocare nel Polo le apparecchiature di acquisizione più recente e ritenute idonee e contemporaneamente dismettere quelle obsolete, riducendo i costi di manutenzione, oppure sostituire queste ultime ed in tal caso affrontare un ulteriore costo stimato di euro 300.000. Il personale invece è ad isorisorse. Risultati Attesi: la realizzazione di un Polo Ecografico Multidisciplinare avrebbe conseguenze notevoli nel rilancio reputazionale e nell’aumentare l’attrattività aziendale non solo per i pazienti ma anche per i professionisti sanitari. Si auspica che al Team Work partecipino anche i Medici di Medicina Generale attraverso percorsi facilitati e preferenziali a benefico dei loro assistiti quale modello innovativo di integrazione. Non trascurabile, infine, la funzione di formazione sul campo per tutti i Medici, cosicché aumentare le competenze, le abilità e la interscambiabilità a garanzia della continuità del servizio e della azione di rigenerazione. Infine sono da considerare gli aspetti green che la governance dei percorsi e del processo comporta. MODULORIS

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Locatelli, Giovanni

Implementazione della telemedicina in ambulatorio di ematologia / Giovanni Locatelli

Milano : PoliS-Lombardia, 2024

Abstract: Presso il presidio di Piario è attivo un ambulatorio di Ematologia con l’obiettivo di garantire prestazioni a pazienti affetti da patologie ematologiche non acute residenti in una area estesa, orogeograficamente, viabilisticamente e demograficamente sfavorevole. Sono sempre più frequenti accessi all’ambulatorio di pazienti provenienti da territori lontani, a cui non segue una presa in carico, e accessi inappropriati (problematiche complesse, patologie della coagulazione, monitoraggio della terapia anticoagulante) con insoddisfazione dei pazienti, che non ottengono risposta ai bisogni, e degli operatori, per prestazioni che non hanno utilità, e saturazione dell’offerta non più disponibile per i pazienti del territorio, costretti a cercare soluzioni altrove, con perdita del valore aggiunto della prossimità di cura e della presa in carico. Parte dell’attività di gestione dei pazienti ematologici cronici in carico all’ambulatorio di Ematologia (dal 2020) viene fatta in remoto, limitando l’accesso a prestazione in cui è strettamente necessario. Questa gestione è effettuata con strumenti (consultazione telefonica, mail, consultazione del FSE, ecc.) che non rispondono a standard di sicurezza (tracciabilità della prestazione e responsabilità) e normativi (privacy). Presso la SC Medicina Generale di Piario sono già in atto esperienze di telemedicina: monitoraggio infermieristico di pazienti con scompenso cardiaco cronico e televisite in diabetologia. Nella ASST Bergamo Est è attiva una S.S. Telemedicina e l’ASST è stata identificata come una delle aziende in cui realizzare progetti di attività ambulatoriali a distanza. L’obiettivo del progetto è introdurre gli strumenti della telemedicina teleconsulto e televisita nell’ambulatorio di Ematologia di Piario come elementi di integrazione tra ospedale e territorio, tra i presidi ospedalieri dell’ASST e tra medici dell’ASST e i medici del presidio Hub, per consentire un miglioramento dell’appropriatezza degli accessi, con l’obiettivo di contribuire al contenimento delle liste d’attesa, e la gestione integrata di pazienti con patologie ematologiche croniche. Creare, quindi, una organizzazione, anche con eventi formativi e momenti di incontro e confronto, che grazie all’introduzione degli strumenti della telemedicina e all’integrazione delle competenze e modelli di servizio innovativi, possa rispondere in modo efficace ed efficiente alle esigenze di salute del territorio e adattarsi ad esse con un più razionale utilizzo delle risorse, migliore interazione tra operatori, crescita professionale e soddisfazione degli stessi, mitigazione delle difficoltà logistiche del territorio per realizzare un approccio efficace e tempestivo a condizioni frequenti nella popolazione e migliorare la gestione di pazienti con patologie croniche severe, generalmente anziani. La telemedicina, intesa come insieme di tecnologia e organizzazione, inclusa in una rete di cure coordinate, potrebbe contribuire in modo rilevante a migliorare la capacità di risposta del sistema. MODULOORG

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Arrighini, Alberto

Istituzione e avvio dell’attività di un settore di degenza di pediatria d’urgenza / Alberto Arrighini

Milano : PoliS-Lombardia, 2024

Abstract: Con il project si intende descrivere il percorso intrapreso nella realtà del presidio Ospedale dei Bambini dell’ASST Spedali Civili per la realizzazione di una pediatria d’urgenza per verificarne la fattibilità e ipotizzare ulteriori, futuri sviluppi. Regione Lombardia ha emanato il 31.7.2023 la DGR XII-787 avente per oggetto l’approvazione del piano di riordino delle strutture, attività e dei ruoli del personale medico nell’ambito della rete dell’emergenza urgenza ospedaliera: in tale delibera si prevede che gli ospedali sede di DEA di I e II livello abbiano una SC di Pronto Soccorso che comprenda attività di pronto soccorso, di OBI e di degenza di medicina d’emergenza-urgenza, dove i medici possano ruotare. È stato inoltre stabilito che quattro ASST della regione, fra le quali l’ASST Spedali Civili sperimentino l’applicazione della delibera. La SC di Pronto Soccorso Pediatrico è un DEA pediatrico di II livello e la sezione di degenza di pediatria d’urgenza sarebbe la prima in regione. Obiettivo principale del progetto è migliorare l’appropriatezza dei ricoveri pediatrici nei diversi setting assistenziali, a partire dall’Osservazione Breve Intensiva per finire ai ricoveri in regime di degenza ordinaria, sia nei reparti medici che chirurgici, dove vi sono liste d’attesa importanti per taluni interventi. L’apertura del settore di degenza di pediatria d’urgenza ha come principale destinatario la popolazione di riferimento del Presidio Ospedale dei Bambini, residente nel territorio dell’ATS di Brescia, che usufruisce del servizio del pronto soccorso pediatrico: negli ultimi anni circa il 10% dei bimbi meritevoli di ricovero è stata trasferita in altri ospedali per mancanza di posto letto idoneo creando disagio ai piccoli pazienti e alle loro famiglie. Dopo un’analisi preliminare dei dati, che ha fatto emergere lo spazio per questa nuova attività, ricevuto il mandato dalla Direzione di Dipartimento e di Presidio, è iniziato un confronto con le altre strutture interessate (pediatria, neuropsichiatria infantile, otorinolaringoiatria e chirurgia) per concordare i percorsi successivi. Con la collaborazione del controllo di gestione si è impostata un’analisi puntuale di ricoveri, giornate di degenza, DRG medici prodotti e relativo ricavo, trasferimenti, che ha confermato la sostenibilità del progetto. I primi mesi di attività hanno prodotto dati molto incoraggianti con tassi di trasferimento limitati e degenza media entro il range; la persistenza di trasferimenti e i dati dell’OBI confermano un ulteriore fabbisogno di posti letto, necessario per trasformare la degenza della pediatria in pediatria specialistica e per aumentare il tasso di DRG chirurgici in ORL e in chirurgia. Sarà fondamentale un monitoraggio puntuale degli indicatori di attività anche per correggere eventuali errori, ma anche un continuo confronto con le altre strutture di ricovero per condividere eventuali problemi emersi e soprattutto concordare gli opportuni aggiustamenti. È un lavoro in fieri che necessita di un congruo periodo di consolidamento per affinare e meglio uniformare i comportamenti a partire dal pronto soccorso dove si decide se il bimbo debba essere trattenuto e quale sia la sede più opportuna per il ricovero; questa fase avrà successo se vi sarà il massimo del coinvolgimento e della condivisione di tutto il personale, medico e del comparto. Sarà inoltre fondamentale il monitoraggio puntuale degli indicatori individuati oltre al controllo dei consumi e della valorizzazione dei DRG derivanti dagli episodi di ricovero. È un progetto ambizioso, ma l’apertura di questo nuovo settore di degenza è il volano per avviare tutto il processo. MODULOORG

Progetto di costituzione di una casa di comunità presso il territorio dell’ASST Brianza nel quadro di evoluzione del Sistema Sanitario di Regione Lombardia e PNRR
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Tersalvi, Carlo Alberto

Progetto di costituzione di una casa di comunità presso il territorio dell’ASST Brianza nel quadro di evoluzione del Sistema Sanitario di Regione Lombardia e PNRR / Carlo Alberto Tersalvi

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: La pandemia di Covid-Sars 19 nel suo dirompente svolgimento soprattutto in Lombardia ha messo in evidenza la necessità di ripensare il Sistema Sanitario Regionale orientandolo al rafforzamento dei servizi del territorio per assicurare una migliore assistenza di prossimità. D’altronde il PNRR prevede fra i suoi obbiettivi la costituzione delle case di comunità e degli ospedali di comunità come luoghi per garantire dei servizi integrati, sanitari, sociosanitari e sociali, in grado di prendere in carico i bisogni dei cittadini e di forinire loro risposte evitando il ricorso alle strutture ospedaliere. L’ASST Brianza, seguendo le indicazioni della Direzione Generale Welfare, ha avviato un progetto che possa permettere, entro la fine del 2021, l’avvio di una casa di comunità all’interno del territorio di sua competenza. Il coinvolgimento di altri soggetti del territorio, l’individuazione della sede, dei servizi da offrire e le modalità di erogazione, il cronoprogramma dello sviluppo del progetto e gli strumenti di verifica e monitoraggio sono gli aspetti fondanti che il progetto deve prevedere. MODULOPOL

Avvio del programma di screening organizzato del tumore della cervice uterina con test HPV in ATS Città Metropolitana di Milano
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Silvestri, Anna Rita

Avvio del programma di screening organizzato del tumore della cervice uterina con test HPV in ATS Città Metropolitana di Milano / Anna Rita Silvestri

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: Il PNP 2020-2025 indica, nell’ambito del macro obiettivo delle malattie croniche non trasmissibili, come strategia di prevenzione basata sull’individuo, il consolidamento dei programmi organizzati di screening oncologico, in particolare il completamento della transizione verso il modello basato sul test primario HPV-DNA per lo screening del cervico-carcinoma, anche attraverso interventi di formazione interdisciplinare congiunta di tutti i professionisti coinvolti, attività di informazione e comunicazione, modifiche tecnico-organizzative per ottimizzare la modalità degli inviti e per l’aggiornamento delle anagrafi e dei contatti. Tra le azioni centrali del PNP 2020-2025 vi è anche il perseguimento dell’equità nell’offerta e nell’erogazione dei programmi di screening oncologico organizzato e la valutazione dei modelli tecnico-organizzativi. Tra i risultati attesi dell’azione centrale descritta, è compresa la definizione dei percorsi di screening del cervico-carcinoma per le donne vaccinate contro l’HPV. Quanto indicato nel PNP 2020-2025 è stato completamente confermato nel PRP 2021-2025. Nel presente lavoro si vuole sviluppare la progettazione per l’avvio e l’implementazione, su tutto il territorio di ATS Città Metropolitana di Milano, del programma di screening per la cervice uterina con test HPV come test primario di screening, secondo le linee guida di Regione Lombardia approvate con DGR 7013/2017. Si intende inoltre progettare l’integrazione nel programma di screening di un percorso tailorizzato per le donne vaccinate contro l’HPV nel dodicesimo anno di età. MODULOORG

L'identificazione dei pazienti sospetti per malattia di Fabry e Gaucher
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Paradiso, Antonella

L'identificazione dei pazienti sospetti per malattia di Fabry e Gaucher : il coinvolgimento degli stakeholders in un modello di screening con ottimizzazione delle risorse / Antonella Paradiso

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: Premesse e scopo del lavoro: I pazienti affetti da malattia rara costituiscono il 5% della popolazione, circa 300.000.000 nel mondo e rappresentano una vera emergenza dei sistemi sanitari che per questo ha suscitato l’attenzione di tutti gli organismi italiani e internazionali che si occupano di sanità pubblica. Secondo la rete Orphanet Italia, nel nostro Paese i malati rari sono circa 2 milioni. Una malattia si definisce "rara" quando la sua prevalenza, intesa come il numero di casi presenti su una data popolazione, non supera una soglia stabilita. In UE la soglia è fissata allo 0,05 per cento della popolazione, ossia 5 casi su 10.000 persone. Il numero di malattie rare conosciute e diagnosticate oscilla tra le 7.000 e le 8.000, ma è una cifra che cresce con l’avanzare della scienza e, in particolare, con i progressi della ricerca genetica. L’Internista, lo Specialista della complessità, il medico che spesso chiude il cerchio nei casi difficili, è una figura cruciale anche nella diagnosi e nel trattamento delle malattie rare. A dimostrazione di ciò, la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti (FADOI) fra i suoi progetti speciali ne ha attivato uno dedicato a queste patologie allo scopo di continuare a promuovere la cultura della consapevolezza di malattia, della conoscenza e della formazione. Le malattie di Fabry e Gaucher sono malattie lisosomiali caratterizzate dalla mancanza di enzimi delle vie metaboliche cellulari con conseguente accumulo dei cataboliti con sofferenza delle cellule e quindi degli organi fino al completo malfunzionamento e morte, se non diagnosticate e curate. La gravità della malattia si traduce da un lato in forte peso sociale che grava sui pazienti e sulle loro famiglie riducendone la qualità della vita e dall’altro in notevole impatto economico causato alla società. La corretta diagnosi delle malattie rare è complessa e spesso soggetta a notevoli ritardi a causa della grande eterogeneità fenotipica, estrema atipicità dei sintomi e della ancora scarsa conoscenza e consapevolezza di queste patologie. Negli ultimi venti anni sono stati scoperti farmaci che mimano l’attività enzimatica o comunque agiscono supportando le vie metaboliche lisosomiali e permettono di curare questi pazienti con un’efficacia tanto maggiore quanto più precoce è l’inizio del trattamento. Gravità delle malattie, elevati costi diretti, costi sociali, perdita della qualità di vita e, non da meno, fattori etici legati alla presenza di una terapia efficace, sia pure costosa, impongono la diagnosi di malattia anche in accordo con la recente approvazione alla Camera ed al Senato del Testo Unico sulle Malattie Rare proprio in materia di ricerca, assistenza, equità nell’accesso alle cure. Materiali e metodi: Il modello che si presenta consiste nell’operare un intervento di screening in una popolazione già selezionata, e quindi meno ampia numericamente, in base a parametri analitici laboratoristici predefiniti e impostati degli esami ematochimici in utenti, ricoverati o no, che accedono al Laboratorio Centrale dell’Ospedale Sant’Eugenio di Roma. Questo aspetto rappresenta un grande punto di forza e di ottimizzazione delle risorse perché il prelievo ematico comunque sarebbe stato eseguito e non è motivato o causato dallo studio in atto. I dati, ovvero i referti con analisi ematochimiche suscettibili di attenzione secondo i cut-off impostati, vengono estrapolati da una query realizzata da un Operatore dei Sistemi Operativi dell’Ingegneria Informatica; successivamente a questi utenti viene chiesto, previa comunicazione dello studio e col consenso informato firmato acquisito, di eseguire un successivo prelievo che sarà inviato, in formato di dbs (dried blood splot) al CNR di Palermo, alla Centro diretto dal Professor Giovanni Duro, per l’analisi enzimatica e genetica. Risultati prospettici (attesi): La prevalenza della malattie di Gaucher è 1:60-80.000, quella di Fabry ha un’incidenza che oscilla tra 1:40.000 e 1:117.000 con recenti studi di screening new born che mostrano prevalenza di 1:8800.Tali stime sono in continuo aggiornamento parallelamente alla maggiore sensibilità e capacità diagnostica; inoltre eseguire un’opera di screening in persone che hanno alterazioni ematiche peculiari delle suddette malattie ovviamente porta a restringere il campo di osservazione e quindi ad una maggiore prevalenza relativa. Questa considerazione, unitamente all’altissima numerosità degli esami che vengono eseguiti al Laboratorio Centrale induce a pensare che, statisticamente, cresce enormemente la possibilità di identificare un Paziente con Malattia di Fabry o Gaucher. Inoltre, utilizzando una metodologia di what if analysis è possibile valutare i costi risparmiati per una campagna informativa e di sensibilizzazione. La what if analysis, realizzata nella parte teorica e nella parte applicativa, può costituire un vero strumento di previsione e decisione per l’organizzazione e l’allocamento di risorse umane ed economiche. MODULOORG

La presa in carico dei pazienti con Disordini della Coscienza e il ruolo nel percorso di cura del Coma Research Centre – CRC della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta
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Leonardi, Matilde

La presa in carico dei pazienti con Disordini della Coscienza e il ruolo nel percorso di cura del Coma Research Centre – CRC della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta / Matilde Leonardi

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: Descrizione del contesto, del problema individuato Regione Lombardia si occupa dei pazienti con Disordini della Coscienza, e negli ultimi anni ha cercato anche di identificare quali potessero essere le migliori soluzioni per i pazienti e soprattutto le famiglie, i caregivers. Questo però non vuol dire che l’accordo Stato Regioni sia stato recepito integralmente e inoltre la recente pandemia ha creato diverse problematiche nella organizzazione die percorsi di cura dalla fase acuta alla fase di lungo degenza fino al domicilio. Ciò che manca ancora è una risposta coordinata alla richiesta di poter avere annualmente, o in intervalli definiti, una valutazione diagnostica precisa che tenga conto delle possibili modifiche clinico diagnostiche e quindi delle eventuali nuove necessità terapeutico-riabilitative. La Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano è un ente pubblico di terzo livello che attraverso il suo COMA RESEARCH CENTRE è in grado di fornire un protocollo diagnostico-prognostico di altissimo livello, a valenza internazionale e può fornire uno staging diagnostico utile alla valutazione del paziente nelle diverse fasi di malattia. L’ Obiettivo specifico e strategico del progetto: definire un percorso in grado di - Studiare la condizione clinica/diagnostico/ prognostica di pazienti con disturbi della coscienza, stabilizzati dal punto di vista rianimatorio dopo l’uscita dal coma e provenienti da centri di riabilitazione lombardi e extraregionali e da lungodegenze o domicilio. - Studiare accuratamente, con un gruppo di lavoro dedicato, i pazienti in Stato Vegetativo e di Minima Coscienza dal punto di vista clinico, neurofisiologico e di neuroimaging e sottoporli ad una serie di valutazioni ed esami diagnostici sulla base di un protocollo CRC-Besta. - Definire, in collaborazione con i centri invianti, le conclusioni diagnostiche e prognostiche. - Supportare, formare e valutare il burden del caregiver. MODULOORG

Introduzione di un programma regionale di screening prenatale delle aneuploidie
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Amorosi, Alessandro

Introduzione di un programma regionale di screening prenatale delle aneuploidie / Alessandro Amorosi

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: Il progetto si pone l’obbiettivo di disegnare un programma per l’implementazione a livello regionale lombardo dei Livelli Essenziali di Assistenza relativi allo screening prenatale delle aneuploidie previsti dal DPCM 12 gennaio 2017 e tenendo in considerazione il documento del Consiglio Superiore di Sanità “Screening del DNA fetale non invasivo in Sanità Pubblica” del 9 marzo 2021. Lo screening verrà implementata secondo un modello contingente basato su uno screening di prima linea mediante test combinato ed uno screening contingente con cfDNA/NIPT sulla base dei risultati del test combinato. L’offerta del test combinato inserita nei LEA identificati dal Ministero nel 2017 dovrà essere inclusa in modo sistematico tra gli esami offerti dal Sistema Sanitario Regionale (SSR) per garantire l’implementazione della strategia di screening sopra descritta nella popolazione ostetrica generale destinataria del programma. Il sistema Regionale Hub-Spoke, che mette in connessione i diversi punti nascita con le Unità di Medicina Materno Fetale, è il modello che garantirà la presa in carico e la gestione clinica delle donne che accedono allo screening prenatale. Per garantire un’adeguata copertura dello screening mediante test combinato su scala Regionale, sia in termini di distribuzione territoriale che di rapporto tra richiesta ed erogazione delle prestazioni, verrà eseguita un’indagine conoscitiva per valutare l’attuale volume di attività di screening nelle unità Hub e Spoke e definire la necessità o meno di potenziamento. Le unità Spoke potranno rivolgersi alle unità Hub per gli approfondimenti diagnostici nelle donne risultate positive al test combinato. Lo screening contingente con cfDNA/NIPT verrà realizzato individuando un laboratorio di riferimento regionale al fine garantire che i test siano eseguiti presso un centro con comprovata esperienza, permettendo di abbattere significativamente gli attuali costi del test. Le valutazioni di impatto economico del nuovo intervento sanitario comprendono le analisi di costo-efficacia, finalizzate a misurare il costo per caso identificato e l’analisi dell’impatto sul budget, finalizzata a stimare i costiincrementali complessivi generati da tale intervento, rispetto alla sua mancata introduzione. Questo modello si fonda su due principali considerazioni: 1. il ricorso a tecniche invasive di diagnosi prenatale (villocentesi e amniocentesi) si è ridotto notevolmente negli ultimi anni ed è plausibile che questo andamento proseguirà in futuro e riguarderà non più del 3-4% di tutte le gravidanze nei prossimi anni grazie alla progressiva diffusione dei test di screening non invasivi. Pertanto, è fondamentale che queste tecniche vengano centralizzate il più possibile con lo scopo di garantire il mantenimento di adeguati livelli di competenza degli operatori e di sicurezza per la gestante 2. la gestione clinica della gestante ad alto rischio può richiedere, a seconda della complessità del caso, la messa in campo di competenze multidisciplinari ed il ricorso ad analisi genetiche avanzate che sono disponibili all’interno della rete regionale. MODULOPOL

Fuga dal vincolo Malthusiano nell’assistenza oncologica medica del Dipartimento Oncologico della ASST Valtellina e Alto Lario
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Bertolini, Alessandro Stefano

Fuga dal vincolo Malthusiano nell’assistenza oncologica medica del Dipartimento Oncologico della ASST Valtellina e Alto Lario / Alessandro Stefano Bertolini

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: Contesto La ASST della Valtellina e alto Lario risponde alla domanda di salute di 180.000 residenti. Il bacino d’utenza allargato ai territori di confine dell’ATS della Montagna può comprendere 200.000 utenti. La dimensione del territorio, con un asse lungo di 200 km da Livigno a Madesimo determina una bassa densità abitativa. La ASST offre risposte ai bisogni di cura nei quattro presidi aziendali di Sondalo, Sondrio, Morbegno e Chiavenna. La situazione Malthusiana che si crea nel contesto attuale è che nel medio periodo ad una crescita dei bisogni rappresentati dai dati epidemiologici non si riuscirà a dare risposte adeguate a mancanza di risorse. Per uscire da questo vincolo di produttività è necessario prendere in considerazione tecnologie innovative e avviare una riallocazione delle risposte ai detti bisogni. Epidemiologia I casi incidenti annui ammontano al 6x1000 della popolazione residente e consistono in almeno 1200 nuovi casi annui. I casi prevalenti possono arrivare a 6000. Organizzazione La risposta ai bisogni oncologici è differente a seconda della tipologia di pazienti. Le categorie prenderemo in considerazione sono solo quelle che manifestano un bisogno terapeutico specialistico realizzabile, sia esso adiuvante (precauzionale) o per presenza di malattia (in fase preoperatoria o metastatica). Dall’intera casistica epidemiologica dobbiamo sottrarre i pazienti con diagnosi oncologica di tumori cutanei, che non ricadono su un ulteriore bisogno terapeutico, i guariti dall’atto chirurgico, i pazienti compromessi ed indirizzabili alle cure palliative o quelli non trattabili per copatologie od età avanzata. I tumori cutanei squamo e basocellulari rappresentano almeno il 20% della casistica incidente e prevalente. I guariti dall’atto chirurgico, perché diagnosticati con stadio basso o entrati in un percorso di screening, possono essere non più del 10% della casistica. Per questi il programma di follow up rimane, quello terapeutico precauzionale è validato solo per alcune neoplasie e potrebbe riguardare la metà della casistica. Il gruppo a diagnosi tardiva o quelli con copatologie o età avanzata non hanno una necessità di cura specialistica ma sono affidati al medico di famiglia o direttamente alla UOS di Cure Palliative. I casi incidenti con questa caratteristica clinica non sono superiori al 20%. I casi incidenti che ragionevolmente arrivano ad un contatto oncologico medico sono 100%- (20+5+20) = 55%. Dato un’incidenza prevista di 1200 soggetti la casistica che necessita di un’azione terapeutica specialistica si implementa ogni anno del 55% cioè 660 casi. La stessa regola vale per i casi prevalenti, che raggiunge con lo stesso calcolo statistico arrotondato per difetto almeno 3300 persone. Risposte La crescita demografica è sempre stata vincolata alla capacità di una popolazione di sostenere la propria crescita con una produzione di cibo costante. L’esaurimento delle risorse alimentari ha sempre determinato un riassestamento del volume demografico e questo è conosciuto come il vincolo Malthusiano. L’uscita da questo vincolo è stata possibile dal progresso tecnologico applicato alle fonti alimentari. La maggiore disponibilità di forza lavoro ha reso disponibile manodopera a basso salario impiegata in attività produttive che hanno generato quel surplus che ha innescato la rivoluzione industriale. La gestione oncologica medica segue ormai una cinetica Malthusiana con una forza lavoro dedicata che non può crescere all’infinito, stante gli incrementi costanti dei bisogni di cura nella popolazione residente. È necessario costruire un modello tecnologico che abbatta l’impegno lavorativo e assicuri risposte di lungo periodo. L’efficienza allocativa ci determinerà un risparmio di risorse. Proposta Utilizzo pianificato della telemedicina per tutti i pazienti in trattamento con farmaci oncologici orali ad alto costo. Attualmente sono mille dispensazioni all’anno ma con un trend in crescita per le nuove indicazioni e gli adeguamenti delle linee guida. Dispensazione dei farmaci nelle sedi aziendali prossime al domicilio validata dall’oncologo che lavora senza spostarsi sta in un’unica sede. Verifica dello stato di salute del paziente mediante televisita, valutazione degli esami ematochinici per via telematica. Aggiustamento degli appuntamenti ricalibrati su consegne bimestrali. Programmazione e visita in presenza solo per i controlli richiesti dalla scheda AIFA di registrazione. Impatto economico Un medico dedicato per il tempo necessario (90 distribuzioni mese) Un infermiere dedicato per il tempo necessario Giorni stabiliti per la televisita e programmazione esami. Minore presenza dei pazienti negli ambulatori. Impatto positivo sul contenimento dell’inquinamento per minor viaggi sull’asse dei 200 km Rendicontazione dell’attività mediante impegnativa di televisita Sintesi applicativa La televisita in oncologia non è facilmente applicabile nei pazienti che sono in follow up, perché gradiscono il contatto col medico all’appuntamento semestrale. Arruolamento del paziente nel progetto dall’inizio del percorso di cura. Se adeguatamente istruiti, i pazienti in trattamento con farmaci orali e dispensazione agevolata (televisita con medico a Sondrio e ritiro del farmaco, per esempio, all’ospedale di Chiavenna o al presidio di Bormio) sono messi in una situazione di assoluta comodità. Ricevono le impegnative per gli ematochimici direttamente sul fascicolo sanitario. Eseguono gli esami nei punti prelievo aziendali vicini al domicilio. I referti sono visionabili dal medico che accede direttamente al repository dell’utente. Tutta l’organizzazione si regge su un percorso informatico virtuoso, che connette lo storico del paziente al medico, ovunque si trovi e i risultati attuali per la decisione terapeutica. MODULOPOL

Implementazione di un servizio di telefarmacia per la ottimizzazione delle terapie farmacologiche in pazienti cronici
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Venturini, Francesca

Implementazione di un servizio di telefarmacia per la ottimizzazione delle terapie farmacologiche in pazienti cronici / Francesca Venturini

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: L’Azienda Ospedale-Università Padova (AOUP) è una azienda ospedaliero-universitaria di 1.732 posti letto, una delle aziende ospedaliere più grandi d’Italia. Costituisce centro hub a livello regionale: sono presenti 52 centri riconosciuti, ed è sede di 18 European Reference Networks per le malattie rare. La farmacia clinica è un settore della professione che specializza i farmacisti nel fornire assistenza diretta ai pazienti con l'obiettivo di ottimizzare l'uso dei farmaci e migliorare gli esiti clinici. Il farmacista clinico esercita nel team multidisciplinare; in particolare, attraverso la distribuzione diretta, vengono gestite terapie farmacologiche ad alta complessità, di esclusiva erogazione attraverso strutture pubbliche. In un contesto di alta specializzazione, il lavoro in team del farmacista è favorito; rimane la necessità di una stretta interazione con il territorio, non sempre ben strutturata. Sulla scia della telemedicina, ha iniziato a formalizzarsi anche la « telefarmacia », definita come « la fornitura di assistenza da parte di farmacisti attraverso l'uso delle telecomunicazioni a pazienti ubicati a distanza ». Esempi di servizi erogati sono: la revisione del profilo farmacologico del singolo paziente ed il relativo monitoraggio (medication review), la dispensazione di farmaci (home delivery), il counselling. L’obiettivo strategico del progetto è promuovere un modello di assistenza farmaceutica integrata fra ospedale, territorio e domicilio del paziente, attraverso l’applicazione della telefarmacia. Si prevede di sperimentare un modello organizzativo innovativo di presa in carico e continuità assistenziale di pazienti con malattie croniche in trattamento con farmaci specialistici, struttrando un percorso di intevento di farmacia clinica. Beneficeranno del progetto utenti e famiglie afferenti alle Unità di Distribuzione Diretta Farmaci. Il progetto prevede 5 fasi. Dalla fase 1 (situazione « as is »), emerge che il servizio di Distribuzione Diretta Farmaci serve ca. 13.000 pazienti/anno in terapia cronica e/o specialistica. La fase 2 (situazione « to be ») prevede un intervento del farmacista clinico su 2 macroaree: « area logistica - home delivery », con la consegna dei farmaci al domicilio del paziente sul territorio regionale; « area farmacia clinica » a distanza, con un intervento di medication review, e di verifica della compliance del paziente. Si prevede una interazione strutturata fra farmacista ospedaliero, clinico specialista, Medico di Medicina Générale e Centrale Operativa Territoriale (COT) delle aziende ULSS. Lo studio pilota (fase 3) verterà su 2 patologie: una patologia « rara » e una patologia « diffusa ». La diversa numerosità delle due popolazioni di pazienti (ca. 30 vs 690) permetterà di testare il modello su due livelli. I costi rilevati (fase 4) riguarderanno: il personale, l’home delivery e l’acquisizione di tecnologie. I risultati attesi (fase 5), consistono in: migliore gestione dei farmaci, della compliance e della soddisfazione del paziente. Saranno misurati sia indicatori di processo che di esito. Il progetto si inserisce in un contesto, la telefarmacia, ancora poco sviluppato in Italia. I risultati permetteranno di misurare il reale impatto del servizio da parte del farmacista clinico, e saranno facilmente trasferibili a contesti simili, dove la coesistenza di aziende ospedaliere erogatrici e aziende sanitarie territoriali rende frammentata l’assistenza farmaceutica al malato cronico. MODULOORG

Sviluppo di progetti Interaziendali
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Barai, Giampietro

Sviluppo di progetti Interaziendali : Gestione interaziendale di servizi di Fisica Sanitaria con particolare riferimento alla realizzazione di un sistema interaziendale di refertazione Neuroradiologica 2021 / Giampietro Barai

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: Il presente project work propone come obiettivo l’analisi di progetti strutturati e interconnessi per la condivisione interaziendale di sistemi e risorse umane nell’ottica di una proposta volta ad un aumento dell’offerta, della qualità diagnostica e della riduzione dei costi. La gestione integrata di servizi territoriali sanitari e sociosanitari erogati da aziende sanitarie diverse ma contigue territorialmente, nell’ambito di una proposta sanitaria che si basa su una complessa e avanzata gestione tecnologica, sia nel campo della cura che della diagnosi, porta ad uno strutturato aumento dell’offerta sanitaria e ad una chiara riduzione dei costi legati alla condivisone delle risorse umane specialistiche e tecnologiche. Le modalità di integrazione dei servizi nei processi di riorganizzazione delle Aziende sanitarie sono diversi a seconda del contesto. Il decreto ministeriale del 2 aprile 2015 n.70, il relativo aggiornamento e le indicazioni strategiche evidenziate all’interno delle linee guida del nuovo POAS deliberato dalla regione Lombardia, porta alla programmazione di dipartimenti interaziendali. I servizi di Fisica Sanitaria delle provincie di Mantova e Cremona operano nel contesto sanitario della terapia radiante e della gestione dell’imaging. Molte attività richiedono una formazione specifica e in continuo aggiornamento (RM, TC, Acceleratori lineari, PACS, Diagnostica digitale, Medicina Nucleare, ecc.), nonché una corposa dotazione tecnologica che deve essere sempre aggiornata. La gestione di un servizio unico interaziendale permetterebbe una organizzazione più efficiente e capace di seguire i veloci mutamenti tecnologici e organizzativi. La condivisione delle apparecchiature consentirebbe di ridurre i costi e nel contempo lo sviluppo delle professionalità e delle competenze presenti nelle due realtà potrebbe essere condivisa dove la richiesta della presenza del fisico non è quotidiana o dove si necessita di una programmazione comune. Lo sviluppo del progetto potrebbe basarsi sull’individuazione formale di una figura di coordinamento Interaziendale che assumerebbe il ruolo di gestione armonizzata e complementare delle due realtà in una logica di sviluppo fisico-clinico, maggior supporto per le direzioni nei progetti condivisi già attivi tra le due realtà (Neuroradiologia, radioprotezione, neurochirurgia, scambio e gestione imaging, screening mammografico) e possibilità di interscambio per specializzazioni non coperte nelle singole realtà. Un esempio legato all’applicazione delle attività che un servizio interaziendale di Fisica Sanitaria faciliterebbe è l’attivazione di un servizio interaziendale di Neuroradiologia. La gestione dell’imaging coordinata da un solo servizio, la conoscenza di ambedue i sistemi di refertazione, rende possibile in tempi ridotti e evitando ridondanze, l’applicazione di un modello di refertazione interaziendale. Scopo della Neuroradiologia Interaziendale di Mantova e Cremona è la collaborazione e la condivisione delle risorse umane e tecnologiche al fine di soddisfare le richieste in ambito diagnostico ed interventistico neuroradiologico delle due provincie. Condizione indispensabile per tale progetto è rappresentata un sistema di condivisione delle immagini funzionale e di buona qualità. A tal proposito si ritiene che inizialmente si possa ricorrere ad utilizzo dei due Sistemi RIS/PACS in ambedue le Sedi. Il risparmio in questo caso risulta legato al personale necessario per le reperibilità notturne e festive. Un solo neuroradiologo potrebbe gestire la richiesta di referti provenienti dalle due ASST, attraverso la gestione interaziendale dei due sistema PACS e RIS. In conclusione va sottolineato che la programmazione di servizi interaziendali da parte delle Direzioni strategiche non sarebbe finalizzata prioritariamente ad economie di scala, ma ad un incremento qualitativo e quantitativo dell’offerta sanitaria. MODULOORG