Sono disponibili alcuni elaborati (Project work) realizzati dai partecipanti ai Corsi di formazione Manageriali per Direttori di Azienda Sanitaria (DIAS) e Direttori responsabili di Struttura Complessa (DSC) e dai partecipanti ai Corsi di rivalidazione della formazione manageriale organizzati da AFSSL - Accademia di formazione per il servizio sociosanitario lombardo di PoliS-Lombardia.
Per ogni Project work è visualizzabile una scheda descrittiva dettagliata, con abstract e - in allegato - il testo completo del documento.

SELEZIONE PER TIPO CORSO: DIAS DSC - RIVALIDAZIONE

SELEZIONE PER MODULOSanità pubblica - Organizzazione e gestioneGestione economico-finanziaria - Risorse umane

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La gestione dell’attività di vigilanza delle strutture sanitarie non accreditate nell’ATS di Bergamo
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Ongaro, Stefania

La gestione dell’attività di vigilanza delle strutture sanitarie non accreditate nell’ATS di Bergamo : Analisi dell’evoluzione normativa dal T.U.L.S. - Regio Decreto n. 1265 del 27.07.1934 ad oggi / Stefania Ongaro

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: Il lavoro proposto si pone come obiettivo quello di analizzare le linee guida e le procedure adottate dall’Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo nella verifica dei requisiti minimi strutturali e tecnologici, generali e specifici delle strutture sanitarie private non accreditate, in particolare ambulatori ed attività odontoiatriche monospecialistiche che insistono sul territorio della provincia di Bergamo alla luce della normativa vigente ed i quella passata. Il lavoro inizia con una preliminare analisi della normativa nazionale e regionale che regola il servizio sanitario, focalizzando l’attenzione sulle norme che regolano l’autorizzazione, lo svolgimento e la vigilanza di attività sanitarie in ambulatori, poliambulatori e strutture odontoiatriche, descrivendo le modalità di gestione della istanze per l’apertura di nuove atttività definite, con l’avvento della L.R. 8/2007, come “scia sanitarie”, confrontandole con quelle adottate nel passato, alla luce dell’evoluzione normativa e delle modifiche intervenute nell’assetto organizzativo delle ATS e degli organi di controllo, tenendo conto dell’evoluzione normativa e delle modifiche intervenute nel tempo nel Servizio Sanitario Nazionale ed in quello Regionale. Si è voluto poi focalizzare l’attenzione sulle criticità rilevate, inerenti sia le fasi autorizzative che le attività di vigilanza e controllo, analizzando e confrontando i diversi approcci adottati nel tempo e i risultati ottenuti in termini di efficacia cercando di individuare delle proposte di miglioramento dell’attività svolta anche in rapporto alle risorse a disposizione. L’obiettivo finale è quello di prospettare una diversa modalità operativa sia in termini di programmazione che di gestione dell’attività di vigilanza e controllo con l’obiettivo di apportare miglioramenti in termini di tutela della salute pubblica, con l’auspicio di una fattiva collaborazione con i professionisti e i titolari delle singole attività sanitarie al fine di favorire e promuovere la cultura della prevenzione e con essa, quindi, la tutela della salute pubblica. MODULOPOL

Il “Decreto Calabria” e l'assunzione dei medici specializzandi nel Servizio Sanitario Nazionale
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Milano, Giuseppe

Il “Decreto Calabria” e l'assunzione dei medici specializzandi nel Servizio Sanitario Nazionale : verifica delle competenze e attribuzione dei privilegi clinici / Giuseppe Milano

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: La possibilità di assunzione dei medici specializzandi da parte delle aziende ospedaliere è nata da un’esigenza della regione Calabria di sopperire alla carenza di personale, in una situazione di difficoltà economica e gestionale che purtroppo colpisce la sanità calabrese già da molti anni. Tale misura è entrata in vigore nel luglio 2019 con la Legge 25 giugno 2019, n. 601, la conversione in legge del cosiddetto “Decreto Calabria” (Decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35)2, ed è stata successivamente estesa a tutto il territorio nazionale. A partire da luglio 2019 le aziende ospedaliere del sistema sanitario nazionale possono assumere medici specializzandi durante gli anni di formazione specialistica (a partire dal terzo anno in poi), con contratto subordinato a tempo determinato e orario a tempo parziale. In particolare, lo specializzando medico svolgerà, nell’azienda sanitaria presso la quale è stato assunto, 30-32 ore settimanali dedicate all’attività lavorativa e all’attività formativa pratica. L’attività formativa teorica sarà svolta presso le Università di appartenenza. Per applicare tali misure sono stati stipulati degli accordi tra le singole Regioni e le Università. Allo scopo di rendere omogenee queste disposizioni in tutto il territorio nazionale, le Regioni hanno elaborato alcune “linee guida” da applicare negli accordi successivi. Gli specializzandi possono essere assunti dalle aziende e dagli enti del Servizio Sanitario Nazionale le cui strutture operative sono accreditate ed inserite nella rete formativa delle scuole di specializzazione. Tuttavia, l’assunzione è prevista anche da parte di aziende sanitarie le cui strutture operative non sono accreditate ma che posseggono determinati requisiti attestati dal direttore sanitario e previo parere positivo del Consiglio della scuola di pertinenza. I medici specializzandi svolgono attività assistenziali coerenti con il livello di competenze e di autonomia raggiunto. L’attribuzione dei livelli di autonomia e responsabilità deve avvenire periodicamente per ogni singolo medico in formazione specialistica da parte del Consiglio della scuola. Per il periodo di lavoro lo specializzando dovrà avere un tutor, scelto tra i medici dell’azienda di assunzione e nominato dalla scuola di specializzazione. Il tutor avrà il compito di stabilire il grado di autonomia dei neoassunti. Stabilirà infatti, sulla base delle competenze acquisite dallo specializzando e certificate secondo le modalità stabilite dalla scuola, le attività assistenziali che il medico può via via svolgere in autonomia secondo quanto attestato dalla scuola stessa. Il tutor è inoltre tenuto ad intervenire tempestivamente in caso di necessità durante il lavoro dello specializzando nel caso in cui ce ne fosse bisogno. Le clinical competence in medicina, sin dai primi anni 2000 definiscono cosa sanno e cosa dovrebbero saper fare i professionisti e come costruire percorsi di crescita professionali coerenti con le strategie aziendali e i bisogni di salute in evoluzione, valorizzando le competenze individuali e introducendo valutazioni delle performance cliniche a livello individuale, quali elementi cui collegare carriera, retribuzioni di risultato e responsabilità organizzative. Dal 2002, gli Acreditation Standards for Hospitals della Joint Commission International hanno incluso i clinical privileges all’interno del capitolo dedicato alle qualifiche e educazione dello staff come conseguenza delle competenze che attribuiscono in misura diversa a ciascun professionista il privilegio di eseguire trattamenti e procedure di complessità crescente sui pazienti. Alla luce dell’introduzione degli specializzandi all’interno della rete sanitaria con compiti assistenziali correlati ai loro livelli di autonomia, di fatto si pone il problema del riconoscimento delle clinical competence e l’attribuzione dei clinical privileges all’interno di un sistema che potrebbe vedere un conflitto di competenze tra i responsabili delle Unità Operative presso cui gli specializzandi prestano servizio e i le figure deputate alla formazione e alla verifica della formazione stessa dello specializzando, ovvero il tutor di percorso, il consiglio della scuola di specializzazione e da ultimo il direttore della scuola stessa. Scopo del presente progetto è di mappare le modalità con cui sono state messe in atto la verifica delle clinical competence e l’attribuzione dei clinical privileges degli specializzandi assunti grazie all’applicazione del Decreto Calabria e nell’ambito degli accordi tra Regione e Università, confrontando le modalità di verifica e di attribuzione delle autonomie individuali secondo gli standard delle scuole di specializzazione e delle strutture sanitarie coinvolte (interne ed esterne alla rete formativa della scuola) ed utilizzando come modello di riferimento l’esperienza maturata in Regione Lombardia con gli specializzandi in Ortopedia e Traumatologia. MODULOPOL

Ricerca ed Innovazione
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Roccaro, Aldo

Ricerca ed Innovazione / Aldo M. Roccaro

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: RAZIONALE Accanto alla principale obiettivo, ovvero di cura per i soggetti che afferiscono all’ASST Spedali Civili di Brescia (ASST-BS), l’Azienda persegue anche quello di sostenere l’attività di ricerca clinica: essa rappresenta un elemento portante per garantire l’accesso ai migliori approcci terapeutici. Ciò risponde a quanto richiesto dal Servizio Sanitario Nazionale che formalizza l’importanza delle attività di ricerca in ambito ospedaliero, facendo esplicito riferimento alla ricerca in ambito sanitario, come risposta […] al fabbisogno conoscitivo e operativo del Servizio Sanitario Nazionale e ai suoi obiettivi di salute (D. L.vo n.502/1992). Di estremo rilievo, inoltre, il coinvolgimento a livello Regionale, in ambito di ricerca, delle ASST, Università e Istituti di Ricovero IRCCS. Ne sono esempi la Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica, i Cluster Tecnologici. Non da ultimo, il Programma Nazionale della Ricerca Sanitaria che declina il coinvolgimento degli Ospedali nei percorsi di ricerca, al pari di Università ed IRCCS. Ciò ribadisce l’importanza della promozione e del sostegno all'attività di ricerca, sperimentazione e innovazione biomedica, in tutte le componenti del sistema sociosanitario lombardo. L’obiettivo strategico della progettualità proposta è rappresentato dal centralizzare il governo della ricerca in essere presso ASST-BS, al fine di favorire la ricerca applicata e la ricerca clinica, sia in ambito sanitario che sociosanitario. OBIETTIVI Promuovere l’attività di ricerca in ambito sanitario e sociosanitario, in conformità alla normativa italiana ed europea, ed alle regole di buona pratica clinica; Favorire l’accesso a terapie innovative, altrimenti non disponibili, garantendo ai pazienti gli approcci terapeutici più avanzati; Favorire la partecipazione di ASST-BS a programmi di ricerca e network nazionali ed internazionali. INDICATORI DI PERFORMANCE Monitoraggio delle attività svolte/anno (ad es.: n° studi clinici avviati, di finanziamenti ricevuti, di network di ricerca; attività di rendicontazione dei progetti finanziati; rapporto fondi impiegati/fondi finanziati; n° pubblicazioni su riviste scientifiche peer-reviewed; importi introitati via studi profit/non-profit); Monitoraggio della qualità delle attività svolte (ad es.: n° non conformità/NC risolte rispetto al n° NC riscontrate; report delle ispezioni da parte delle Autorità Competenti). Indicatori Studi di Fase I-specifici BENEFICI ATTESI La progettualità proposta pone le basi per raggiungere benefici in ambito : non-economico accesso alle migliori opportunità di cura; miglioramento della sopravvivenza; miglioramento delle conoscenze scientifiche per lo specifico settore oggetto di studio; inserimento di ASST-BS in una rete di collaborazioni con altri Enti Italiani ed Esteri; promozione del processo di internazionalizzazione della ricerca; economico risparmio per SSN; averted costs; effetto leva. CONSIDERAZIONI ECONOMICHE Il percorso proposto porrà le basi per attrarre maggiori finanziamenti, sia attraverso studi profit e non-profit, sia attravero bandi pubblici competitivi nazionali ed internationali. Favorire la ricerca genera delle ricadute di tipo economico, sia in termini di effetti sull’occupazione (laboratori di analisi; fornitori di servizi; indotto per spedizione campioni biologici; Pharma), che di risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale: basti pensare all’accesso gratuito di farmaci innovativi, alla copertura economica di procedure diagnostiche e di esami di laboratorio che, diversamente, graverebbero sul Servizio Sanitario Nazionale. Si aggiunge, inoltre, una crescita professionale del personale coinvolto nella ricerca (data manger, farmacisti, infermieri di ricerca, medici, personale amministrativo, tecnici di laboratorio). Da non dimenticare le ricadute economiche sulla collettività, secondarie ad un miglioramento della sopravvivenza e della maggiore aspettativa di vita, anche per le generazioni a venire. MODULOPOL

Creazione ed organizzazione di un servizio di consulenza di etica clinica nell’ASST SPEDALI CIVILI di Brescia
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Fiocca, Federico

Creazione ed organizzazione di un servizio di consulenza di etica clinica nell’ASST SPEDALI CIVILI di Brescia / Federico Fiocca

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: Questi due anni hanno evidenziato l’importanza, per il personale sanitario, di mostrare sensibilità nei confronti delle questioni etiche; esse, però, non vengono sempre esplicitate, sia per mancanza di tempo, sia perché non sempre si hanno le specifiche competenze per rispondere a tali questioni in un luogo di cura che diviene sempre più complesso e pluralistico. Non sarebbe tuttavia corretto affermare che questa esigenza sia nata solo in seguito a quanto la pandemia in atto ha costretto ad affrontare, né che tale esigenza si limiti all’allocazione di posti letto in una situazione di squilibrio di risorse. La proporzionalità e l’appropriatezza delle cure, il crescente interesse sui temi di fine vita, il corretto utilizzo delle risorse - strutturali ed economiche - a disposizione sono, ad esempio, alcune delle materie di cui la bioetica si interessa. Nel 2013, con la pubblicazione del “Documento di Trento”, un gruppo di bioeticisti ha posto le basi della consulenza etica in ambito sanitario, la quale viene definita dall’American Society for Bioethics and Humanities come un servizio svolto da un individuo o un gruppo per rispondere alle domande poste da pazienti, familiari, tutori, operatori sanitari o altre persone coinvolte nell’assistenza, in ordine a incertezze o conflitti tra valori che emergono nella pratica clinica. Nel 2017 il Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) ha emanato un parere che riconosce come di fatto i Comitati Etici si occupino prevalentemente di sperimentazioni cliniche e, molto spesso, abbiano un carico di lavoro che renderebbe quasi impossibile dedicare tempo anche alla consulenza per casi clinici. Il parere, quindi, fornisce alcuni elementi essenziali sulla struttura, composizione e funzioni di un comitato etico clinico. La figura del consulente etico clinico ha come compito principale quello di aiutare il richiedente a prendere la decisione più corretta e, se possibile, più condivisa tra paziente, equipe e famigliari. L’area di intervento, tuttavia, non si limita alla consulenza, ma può comprendere anche attività di formazione in etica clinica, svolta attraverso l’organizzazione e la realizzazione di momenti formativi specifici per singole unità operative (UO) o servizi, piccoli gruppi o singoli operatori, e di ricerca, all’interno della quale si può annoverare la collaborazione nell’implementazione di linee-guida e di protocolli su questioni etiche di particolare rilevanza e frequenza emergenti nella pratica clinica e il raccordo con bioeticisti e studiosi di etica clinica operanti a diversi livelli. Questo project work ha come obiettivo quello analizzare il processo di creazione e di organizzazione di un servizio di etica clinica all’interno di una Azienda Socio Sanitaria Territoriale (ASST). Verranno descritti gli obiettivi del progetto e i risultati attesi, analizzando i costi per il sistema e le ricadute attese sui servizi richiedenti, prevedendo una fase pilota limitata ai servizi di terapia intensiva ed eventuale successivo ampliamento a tutte le UO dell’ASST, valutando altresì la possibile riproducibilità all’interno del Sistema Sanitario Regionale. MODULOORG

Buon uso del sangue
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Vismara, Alessandro

Buon uso del sangue : definizione e valutazione di un processo per il trattamento di pazienti con anemia da carenza di ferro che si presentano al dipartimento di emergenza / Alessandro Vismara

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: L’anemia da carenza di ferro è di rilievo molto comune ed è causa frequente di accesso al Dipartimento di Emergenza, spesso non è riconosciuta e corretta in modo inappropriato con trasfusioni di Globuli Rossi concentrati, quando la terapia di scelta sarebbe la correzione della sideropenia. La trasfusione di Globuli Rossi Concentrati è spesso sovra utilizzata e ciò comporta un aumento dei rischi per il paziente un incremento dei costi sia diretti che indiretti, senza determinare un chiaro beneficio clinico. Numerosi studi hanno già dimostrato che una strategia trasfusionale più restrittiva basata essenzialmente su tre fattori (soglia di emoglobina più bassa a cui trasfondere, trasfusione di una singola unità di Globuli Rossi Concentrati e riconoscimento e correzione precoce dell’anemia carenziale) si è dimostrata sicura e non ha comportato alcun incremento di mortalità e di morbilità. Scopo di questo progetto è quello di proporre un protocollo restrittivo di terapia trasfusionale in pazienti che si presentano al dipartimento di Emergenza ed Urgenza dell’Ospedale di Rho, con anemia sideropenica e stabili dal punto di vista emodinamico, con l’obbiettivo di ridurre il ricorso al supporto trasfusionale e di incrementare l’utilizzo della somministrazione di ferro per via venosa Verranno arruolati al progetto i pazienti che si presentano al Pronto soccorso con anemia sintomatica (emoglobina < 9 g/dL), stabili dal punto di vista emodinamico e la cui causa di anemia è rappresentata dalla carenza di ferro. La carenza di ferro verrà accertata mediante l’utilizzo di due semplici parametri: il Volume Corpuscolare Medio associato ai livelli di ferritina. Ai pazienti eleggibili, indipendentemente dai livelli di emoglobina, verrà somministrato, all’interno del Pronto soccorso, ferro per via endovenosa (ferrocarbossimaltosio alla dose standard di 1000 mg) e, dopo una breve osservazione clinica, verranno dimessi ed affidati al Day Hospital di Ematologia per il successivo iter diagnostico e terapeutico. Lo studio avrà una durata di un anno ed i risultati saranno confrontati con un analogo periodo precedente all’utilizzo del protocollo, valutando il numero di pazienti arruolati ed il numero di unità di globuli rossi concentrati trasfuse. Il campione di pazienti potenzialmente eleggibili al protocollo è calcolato in 75 pazienti/anno (range 50-100) ed ipotizzando una riduzione nel consumo di Unità di Globuli rossi concentrati di 1-2 unità per paziente si prevede un risparmio di 50-200 unità trasfusionali all’anno. Considerando un risparmio di 165 € per ogni unità risparmiata ciò si traduce in una riduzione di costi annuo compreso tra 8250 e 33000 €. L’utilizzo di questo protocollo restrittivo permetterà di ottenere risparmi sia in termini di costi che in termini di minore consumo di risorse oltre che a rappresentare uno strumento per migliorare l’approccio globale al paziente con anemia da carenza di ferro che si presenta al Dipartimento di Emergenza ed Urgenza. MODULOORG

Protocollo operativo per esecuzione NORA e ASP presso l'Ospedale Valduce di Como
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Macchi, Luca

Protocollo operativo per esecuzione NORA e ASP presso l'Ospedale Valduce di Como / Luca Macchi

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: Negli ultimi anni si è assistito ad un significativo aumento della domanda di Non Operating Room Anaesthesia (NORA) e Analgesia e Sedazione Procedurale (ASP) dovuto alla sempre maggiore diffusione di tecniche diagnostiche e terapeutiche di tipo invasivo e alla loro applicazione anche a pazienti non collaboranti con il coinvolgimento dei Medici Anestesisti in ambienti diversi dalle Sale Operatorie. Sempre più frequentemente il Medico Anestesista è chiamato a prestare la propria opera in Radiologia interventistica o diagnostica (RMN, TAC), Pronto Soccorso, sale travaglio, ambulatori di Endoscopia o Pneumologia, sale di Emodinamica, stanze di degenza ecc. per eseguire prestazioni che spaziano dalla semplice ansiolisi sino all’anestesia generale. Dai dati disponibili in letteratura risulta che in passato la morbidità/mortalità in procedure di NORA/ASP, rispetto all’Anestesia convenzionale in sala operatoria, fosse maggiore a causa di una assistenza “meno attenta” con complicanze che avrebbero potuto essere prevenute e/o evitate con un migliore monitoraggio (complicanze più frequenti nelle età estreme). È quindi indispensabile che le DS e tutti i professionisti coinvolti conoscano i rischi intrinseci a queste procedure per pianificare percorsi clinico-assistenziali sicuri. In Italia già nel 2013 il Gruppo di Studio SIAARTI per la Sicurezza in Anestesia e Terapia Intensiva pubblicava il Documento “Raccomandazioni per l’esecuzione dell’Anestesia e della Sedazione al di fuori dei blocchi Operatori” con la finalità di fornire ai Medici Anestesisti delle Linee Guida basate sulle evidenze, sul parere di esperti e validate dal Consiglio Direttivo SIAARTI. Si specifica dunque che lo scopo finale del presente progetto è quello di stilare una Linea Guida Operativa interna all’Ospedale Valduce di Como per la NORA/ASP puntando al più alto grado di standardizzazione dei materiali e delle manovre ed alla maggiore sicurezza possibile sia per i pazienti sia per gli operatori. Un ulteriore obiettivo sarà quello di dimostrare l’efficienza della nuova procedura da un punto di vista organizzativo ed economico rispetto alle procedure standard. Si è fatto riferimento a LG Italiane del Gruppo di Studio SIAARTI e a LG Europee ed Internazionali (European Society of Anaesthesiology, European Board of Anaesthesiology, American Society of Anesthesiologist). (1-2-3) Si sono anche valutati vari studi internazionali (soprattutto in ambito Gastroenterologico) in cui si confrontavano le nuove metodiche endoscopiche versus gli interventi chirurgici (Standard Care). Per la mappatura del processo è stata svolta un’analisi tramite la tecnica del Flow Charting in modo da comprendere quali attività mettere in campo e quali sono gli attori che intervengono, sia per la procedura innovativa che per quella Standard Care. Si è proceduto poi con la valorizzazione economica del processo, applicando la metodologia dell’Activity Based Costing, andando a reperire i dati dai flussi amministrativi come: il costo orario dei vari professionisti, il valore di ammortamento delle apparecchiature, il costo delle terapie farmacologiche e dei materiali utilizzati. Infine ci si è preoccupati di monitorare la qualità della nuova procedura considerando: - Esiti economici: costi diretti e indiretti - Esiti clinici: morbilità e/o mortalità dei pazienti - Esiti umanistici: soddisfazione degli utenti, qualità della vita. MODULOORG

Luce pulsata in Oftalmologia
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Mazza, Marco - Rubiolini, Gianluca

Luce pulsata in Oftalmologia : esemplificazione di un processo di valutazione per introduzione di nuova procedura / Marco Mazza, Gianluca Rubiolini

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: La disfunzione delle ghiandole di Meibomio (MGD) è una delle cause più comuni di occhio secco [1] e di altre patologie che interessano tali ghiandole. Si tratta di un malfunzionamento diffuso delle ghiandole di Meibomio, il cui dotto terminale è completamente o parzialmente ostruito. La secrezione ghiandolare cambia in qualità e/o quantità, risultando in un film lacrimale instabile.[1] I suoi segni principali vanno da secchezza, irritazione oculare, sensazione di corpo estraneo, bruciore, lacrimazione e affaticamento [2]. La sua incidenza oscilla in tutto il mondo, dal 3,5% a quasi il 70%. Il calazio è una condizione frequentemente associata alla MGD che colpisce tutti i gruppi di età e in particolare l'infanzia. La terapia con luce pulsata combina il calore sostenuto e l’esposizione alla luce rossa per liquefare il secreto e liberare le ghiandole. Il progetto è volto ad utilizzare la luce pulsata associata a maschera a luce rossa Light Modulation con strumento EyeLight per la terapia di determinate patologie oftalmologiche a carico delle palpebre e degli annessi oculari. Il trattamento con luce pulsata associata a maschera a luce rossa è una valida opzione non chirurgica. Questa tipologia di trattamento essendo di recente introduzione non risulta codificata dal sistema sanitario: lo scopo del nostro PW è quello di esemplificare un processo di valutazione per introduzione di questa nuova procedura. Il processo di introduzione dovrebbe avvenire mediante esecuzione di valutazione della tecnologia, del campo di applicazione e dell’analisi dei costi diretti ed indiretti e conseguente comprensione della possibilità di strutturare un nuovo codice per delineare la prestazione oppure di assimilare la procedura a prestazioni medico-chirurgiche già esistenti nel nomenclatore tariffario e quindi attribuzione di un DRG già esistente e affine per uso di tecnologia, terapeutica o di approccio metodologico. Nello specifico, si intende studiare una procedura che è già disponibile all’interno della ASST GOM Niguarda in regime di libera professione ma che si vuole rendere disponibile in maniera più estesa. Si intende quindi rendere accessibile tale trattamento mediante l’individuazione di un percorso che contempli i seguenti criteri: 1) riconoscimento della patologia oculare a seguito di visita specialistica oculistica 2) valutazione dell’appropriatezza della terapia con luce pulsata, 3) inquadramento del caso clinico all’interno del protocollo terapeutico adottato dall’ U.O. 4)Processo di Customizzazione del percorso mediante inclusione nel piano terapeutico di eventuali variabili correlate al Paziente stesso (altre patologie, età, condizioni generali e specifiche). Destinatari di questo processo di introduzione di nuova tecnologia possono essere in primis Regione Lombardia, che può beneficiare di una valutazione di questa natura per comprendere l’opportunità di inserire non solo in una ma anche in altre strutture la medesima tecnologia, generando vantaggi di scala sul territorio. Di conseguenza le altre ASST lombarde potrebbero trarre beneficio dalla valutazione in quanto potrebbero poi adattare localmente i risultati per richiedere a loro volta l’utilizzo, beneficiando del fatto di avere già a disposizione un percorso di codifica e di rimborso strutturato su basi di rilievo. MODULOORG

L’accesso vascolare emodialitico endovascolare (endoAVF)
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Tozzi, Matteo

L’accesso vascolare emodialitico endovascolare (endoAVF) : valutazione economica e proiezione nella popolazione di emodializzati della Regione Lombardia / Matteo Tozzi

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: INTRODUZIONE L’accesso vascolare rappresenta la modalità per effettuare il trattamento emodialitico per i pazienti affetti da ESRD. Creazione dello stesso e sua manutenzione sono le due voci di spesa maggiori in questa popolazione cronica. OBIETTIVI STRATEGICI E SPECIFICI DEL PROGETTO Il progetto descritto si propone di evidenziare tramite uno studio di valutazione economica la strutturazione di un possibile percorso che, in accordo con la maggioranza delle linee guida della società di Nefrologia nazionali e internazionali, basato su una procedura di creazione di fistole native endovascolari (EndoAVF), possa dare vita anche a un PDTA a valenza regionale. La valutazione di impatto economico strutturata sulla scorta delle principali evidenze di letteratura presenti al momento attuale, proiettata poi con riferimento alla popolazione di emodializzati della Regione Lombardia, si basa sul confronto tra la creazione della fistola arterovenosa endovascolare rispetto alla creazione di fistola arterovenosa chirurgica in termini di differenti outcomes di salute, così come riscontrabili e apprezzabili nella letteratura di riferimento, ma guardando al bacino reale di popolazione lombarda. DESTINATARI/BENEFICIARI DEL PROGETTO Destinatari del nostro progetto sono Regione Lombardia in primis seguita dalla Direzione Generale e Strategica aziendale di ASST Sette Laghi, che potranno utilizzare il progetto per una efficace gestione delle risorse dedicate alla popolazione di emodializzati e raggiungere gli indicatori del Decreto 1074. I Beneficiari finali di questa analisi sono i pazienti stessi che beneficiano dell’innovazione tecnologica in termini di riduzione di complicanze, di un tasso di maturazione della FAV più rapido e quindi di una minor dipendenza dal catetre venoso centrale (CVC). METODOLOGIA ADOTTATA Il progetto si basa sulla metanalisi di letteratura. La ricerca ha preso in considerazione studi controllati randomizzati, studi clinici prospettici e osservazionali, in cui sono state analizzate le quattro voci all'interno del PICO (Popolazione: Pazienti in HD che necessitano di creazione di AVF nativa, Intervento: endoAVF, Comparatore: SAVF, e Outcomes). Questa analisi è stata progettata e utilizzata nel periodo febbraio/marzo 2022 per cercare su PubMed e Web of Science articoli scientifici. ANALISI DEI COSTI DI IMPLEMENTAZIONE O REALIZZAZIONE L’analisi ha preso in considerazione i costi di creazione (endoAVF e SAVF), di manutenzione e del fallimento di queste procedure. I costi delle procedure sono stati ottenuti mediante la raccolta dei costi diretti dei devices e indiretti di sala operatoria e angiografica, i costi del personale coinvolto (medici, infermieri e tecnici), e i costi della degenza. Per i devices medicali sono stati utilizzati come riferimento i prezzi medi di vendita in regione lombardia. Per quanto riguarda il costo della degenza e del personale medico, infermieristico e tecnico si sono tenuti in considerazione i costi della regione lombardia. RISULTATI Il costo medio proporzionale di creazione e revisione è superiore nell’intervento di SAVF rispetto all’endoAVF di 5.536€ così come il costo medio proporzionale con fallimento di 6.369€. Utilizzando la popolazione di incidenti della regione lombardia (1748 pazienti/anno) e considerando il 25% di interventi di endoAVF il risparmio medio ad 1/5 anni è rispettivamente di 1.732.439€/8.612.196€. CONCLUSIONI La procedura endovascolare di creazione di FAV emodialitica presenta efficacia, ma anche un impatto economico positivo rispetto alla procedura chirurgica gold standard attuale. Considerare tale procedura nella rete regionale del team degli accessi vascolari (centri di primo livello) con uno studio di fattibilità di 24 mesi il PDTA potrebbe essere applicabile. MODULOPOL

Sindrome Post-Acuta COVID-19 (PACS)
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Sindrome Post-Acuta COVID-19 (PACS) : modello organizzativo di gestione e potenziali di impatto / Vincenzo Belcastro, Fabrizio Maggi, Paola Pettini, Stefano Rusconi

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: Le persone con infezione da SARS-CoV-2 possono riferire sintomi persistenti dopo l’infezione, come affaticamento, dispnea, disgeusia e anosmia, annebiamento mentale ed insonnia. Questi sintomi possono persistere per settimane o mesi ed il loro impatto negativo può avere un’influenza negativa sul paziente, al pari di queto avvenuto durante l’infezione acuta. Molti studi suggeriscono che fino al 10-15% dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2 possono presentare una patologia persistente, che perdura settimane, o mesi, dopo l’infezione acuta. La «Post-acute COVID syndrome» (PACS) viene definita come la presenza di segni e sintomi sviluppati durante o dopo un’infezione compatibile con la COVID-19, presenti per più di 12 settimane e non spiegabili con diagnosi alternative. Al primo aprile scorso la situazione regionale annoverava 2.546.320 casi totali e 39.268 decessi. Anche solo considerando che il 10% dei soggetti con l’infezione potrebbe sviluppare una PACS, è chiaro che il problema merita un’estrema attenzione. L’obiettivo primario del PW è quello di proporre un modello organizzativo solido di network locale che coinvolga le ASST, le ATS, i MMG capace di andare a colmare il gap attualmente esistente tra dati epidemiologici e prospettive di sanità pubblica, nell’ottica della multidisciplinarietà, nella gestione del paziente con PACS. Gli obiettivi specifici del PW sono quelli di aumentare il livello di conoscenza, sia clinica sia laboratoristica, sulla PACS, stabilire un sistema efficiente e integrato di follow-up per il paziente con COVID-19, partendo dai bisogni effettivi della popolazione, inserire la Telemedicina all’interno dell’approccio clinico-laboratoristico di monitoraggio ed indagare l’impatto sul budget aziendale del modello di gestione della PACS. Il progetto ha lo scopo di integrare l’attività clinica e il lavoro del MMG e degli specialisti all’interno delle Case di Comunità (CDC), per il paziente con PACS. La figura centrale è il MMG che collabora strettamente con il “PACS Team”, all’interno delle CDC. La funzione del PACS Team è di presa in carico e follow-up del paziente con sintomi attribuibili alla pregressa infezione acuta da SARS-CoV-19 che durano ≥ 12 settimane. L’organizzazione in network del PACS Team è funzionale sia per la presa in carico diretta del paziente a livello territoriale (CDC) sia per poter raccogliere i dati clinici standardizzati e finalizzati a una maggiore conoscenza della malattia. Il PACS Team al completo sarà presente durante la prima valutazione del paziente con PACS. Oltre al MMG e al case manager, gli specialisti presenti saranno: cardiologo, infettivologo, neurologo, pneumologo. Dopo la prima valutazione multidisciplinare da parte del PACS Team, saranno richiesti, ove indicati, gli esami strumentali specifici per sintomo e disciplina. Sarà compito dello specialista programmare gli esami di laboratorio, l’esame strumentale ove necessario e prescrivere un’eventuale terapia specifica. Il paziente avrà il programma a 12 mesi delle visite schedulate; gli esami di laboratorio e le visite specialistiche saranno programmati dal case manager. L’utilizzo della Telemedicina da parte del PACS Team ha diversi vantaggi: il MMG può programmare l’incontro che potrà essere a tutti visibile su piattaforma condivisa; il sanitario potrà partecipare da remoto alla valutazione multidisciplinare; le visite di follow-up possono essere eseguite in Telemedicina dal singolo specialista piuttosto che dal PACS Team; tracciabilità di tutti i referti; possibilità di consulto tra i sanitari del PACS Team anche in assenza del paziente. I risultati attesi dal nostro PW consentiranno di raggiungere diversi gradi di avanzamento: scientifico, epidemiologico, gestionale-interventistico, di integrazione con la Riforma Regionale e di interconnesione disciplinare e strutturale. MODULOORG

Effetti della pandemia da COVID-19 sull'attività chirurgica elettiva della ASST Sette Laghi
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Bacuzzi, Alessandro

Effetti della pandemia da COVID-19 sull'attività chirurgica elettiva della ASST Sette Laghi : reazione necessaria e proposta di modello proattivo per gestire il domani / Alessandro Bacuzzi

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: La prima ondata della pandemia di SARS-CoV-2, originata dalla Cina, si è manifestata in Europa e poi nel resto del mondo a partire da gennaio 2020. Gli effetti di questa prima ondata sull’attività chirurgica elettiva sono stati drammatici. È stato calcolato che 28 milioni di interventi chirurgici elettivi siano stati annullati o posticipati durante le 12 settimane di picco pandemico a causa del COVID-19 in 190 paesi a livello mondiale. In Italia, nel 2020, sono stati rimandati oltre un milione di interventi chirurgici, con una perdita economica di ricoveri non-COVID superiore a 4,2 miliardi di euro. Nella realtà della ASST dei Sette Laghi si è assitito ad una perdita media di produzione chirurgica globale di circa il 70 % rispetto al 2019. Una volta esaurita la seconda e la terza ondata pandemica nel giugno del 2021 nel territorio varesino, in linea con quanto richiesto da Regione Lombardia, è sorta l’esigenza assoluta di recuperare l’arretrato di interventi chirurgici elettivi creatosi dall’inizio della pandemia, con l’obiettivo di erogare un volume di ricoveri programmati in ambito chirurgico pari al 100 % di quello erogato nel terzo quadrimestre del 2019. Il conseguente modello organizzativo adottato a livello aziendale è stato sviluppato e controllato dalla Direzione strategica sfruttando strutture gestionali esistenti e in staff alla Direzione Amministrativa, implementando altre di nuova adozione il cui sviluppo si era bloccato proprio per la fase pandemica e curando la sua applicazione a tutti i livelli operativi. L’attuazione pratica del piano di ripresa chirurgico è avvenuta a partire da settembre 2021, per esaurirsi il 31 dicembre dello stesso anno. La base logica per lo sviluppo di questo piano ha comportato l’analisi dei volumi di attività chirurgica elettiva erogati nel 2019, su cui sono stati calcolati quelli da recuperare nel 2021. Ottenuto così l’obiettivo di produzione aziendale da assicurare sono state adottate una serie di azioni organizzative e gestionali idonee, associate a strumenti per l’elaborazione di indicatori di produzione. I risultati ottenuti alla fine del 2021 sono stati tali da giudicare positivamente il modello organizzativo adottato. Tale modello, opportunamente rivisto alla luce delle criticità insorte durante il suo utilizzo, rappresenta la modalità attuale di pianificazione chirurgica aziendale della ASSST dei Sette Laghi ed è un fattore importante nel determinare la capacità di resilienza aziendale. MODULOORG

Approccio "One Health" all'antibiotico-resistenza nell'area ospedaliera e territoriale comasca
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Approccio "One Health" all'antibiotico-resistenza nell'area ospedaliera e territoriale comasca / Daniela Casarotti, Alessandra Giudice, Luciano Millefanti, Elena Amina Scola

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: La sfida posta dall’antibiotico-resistenza (AMR) interessa l’intera popolazione mondiale ed è necessario che venga affrontata attraverso l’integrazione di discipline diverse con un approccio “One Heath”, basato sul riconoscimento che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema siano legate indissolubilmente. Il progetto è sviluppato da Medici appartenenti all’ASST Lariana e Medici Veterinari afferenti al Dipartimento Veterinario di ATS Insubria ed è rivolto alle Direzioni Strategiche degli Enti di appartenenza al fine di aumentare la consapevolezza delle dimensioni del fenomeno dell’AMR in ambito umano e veterinario sul territorio comasco, creando percorsi di prevenzione e formazione co-gestiti nei due settori sanitari. Si è analizzata la distribuzione della tipologia dell’AMR nei Presidi dell’Asst Lariana. I germi ESBL rappresentano la quota maggiore seguita dai MRSA e dai VRE. La colonizzazione dei pazienti al VRE si associa a notevole incremento di giornate di degenza rispetto alle degenze medie dei reparti, particolarmente significative per l’area dell’emergenza urgenza. La spesa economica relativa al consumo di antibiotici ASST Lariana ha registrato un incremento del 15%. Le variazioni delle classi sono dettate dalle oscillazioni di mercato e mostrano in particolare, a fronte di una riduzione del 34% del consumo di chinolonici un incremento dei costi del 662%. Si registra una riduzione del costo dei farmaci di nuova generazione, in particolare per gli oxazolidinoni (-81%) e per le glicilcicline (-35%). Il consumo dei beta lattamici è incrementato, mentre sono in lieve riduzione i costi dei carbapenemici. Tramite il Sistema Informatizzato della Ricetta Elettronica Veterinaria sono stati estrapolati ed analizzati i dati relativi alle prescrizioni totali di antibiotici emesse nel triennio 2019-2021 da parte di Medici Veterinari di Strutture per Animali da Compagnia, operanti sul territorio comasco. Dai dati raccolti è emerso che, pur essendoci stato uno scostamento minimo della percentuale di utilizzo di antibiotici critici nel 2019, 2020 e 2021 (valori stimati attorno al 40% per ciascun anno), in termini assoluti assistiamo ad una riduzione delle prescrizioni e dell’utilizzo di antibiotici nello stesso triennio, dimostrando la consapevolezza del AMR nella classe veterinaria. L’approccio multidisciplinare per combattere AMR costruito e condotto tra i veterinari dell’ATS Insubria e medici dell’ASST Lariana è un esempio di come l’integrazione delle professionalità che agiscono in ambiti diversi sia vincente per governare un fenomeno multifattoriale. La condivisione di un percorso di formazione comune è un punto di partenza importante per le ricadute che può portare al miglioramento dell’impiego della terapia antibiotica in ambito umano e veterinario. L’implementazione di organismi come il CIO e la stewardship antimicrobica garantiscono una miglior governace dell’AMR. Cruciale è lo sviluppo di “sistemi informatici di supporto” che affiancano le attività assistenziali e supportano i processi clinici decisionali. L’individuazione dei pazienti portatori di germi multi resistenti è un’azione importante di prevenzione e di controllo che deve essere implementata e migliorata. Lo studio sistematico dei dati del sistema Ricetta Elettronica Veterinaria diventa uno strumento innovativo in grado di controllare la corretta prescrizione degli antibiotici ed utile a contrastare il possibile rischio di trasmissione di agenti patogeni antibiotico-resistenti dal PET all’uomo. MODULOPOL

Team diabetologico per il paziente ricoverato
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Molinari, Chiara - Richini, Renza

Team diabetologico per il paziente ricoverato : La tecnologia a supporto degli outcomes ospedalieri di cittadini con diabete / Chiara Molinari, Renza Richini

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: La gestione della terapia diabetologica nel paziente diabetico ricoverato per altra patologia è una realtà quotidiana frequente. Si stima infatti che circa il 10-25% dei cittadini ricoverati abbiano il diabete mellito e necessitino pertanto una gestione terapeutica mirata. Questi ricoveri sono inoltre gravati da maggiore prevalenza di complicanze, maggiore morbidità residua e mortalità al ricovero, maggiore durata di degenza. La corretta gestione dell’iperglicemia e la prevenzione delle ipoglicemie risultano essere di fondamentale importanza non solo per il buon controllo glicemico durante l’ospedalizzazione ma anche per l’impatto sull’esito della malattia/procedura che ha determinato il ricovero, e permettono di ottenere un miglioramento complessivo degli outcomes clinici relativi alla degenza così come un sensibile risparmio dei costi sanitari complessivi. Il monitoraggio in continuo del glucosio (CGM) è una tecnologia che si è dimostrata efficace nel paziente con diabete di tipo 1 in setting ambulatoriale e domiciliare per migliorare il compenso glicemico grazie ad un controllo glicemico più puntuale, maggiore tempestività di intervento in caso di escursioni glicemiche pericolose e prevenzione degli episodi ipoglicemici. L’uso di tale tecnologia in ospedale potrebbe condurre ad una migliorata gestione del diabete durante il ricovero e, grazie a specifiche metriche di monitoraggio, individuare i pazienti che necessitano di intervento diabetologico mirato. Proponiamo pertanto un progetto pilota che con metodologia audit si propone di valutare la presenza di un team diabetologico mirato per la valutazione dei casi ospedalieri e l’uso del CGM in reparti ospedalieri con diverse caratteristiche (area chirurgica, media, intensiva, riabilitativa) in termini di impatto su durata di degenza, complicanze diabete-correlate, riammissioni a breve termine, soddisfazione del paziente e del personale assistenziale. Qualora la metodica si dimostrasse sicura ed efficace nel migliorare gli outcomes dei pazienti con diabete ricoverati, la sua implementazione nelle strutture ospedaliere potrebbe rappresentare una ottimizzazione organizzativa di risorse ospedaliere e tempo degli operatori sanitari, una ottimizzazione di processo grazie alla possibilità di dedicare attenzione diabetologica specialistica a pazienti selezionati ed una ottimizzazione economica legata alla riduzione della spesa sanitaria, soprattutto in termini di ridotta durata di degenza. MODULOORG

Implementazione di un percorso diagnostico terapeutico per le infezioni a trasmissione materno-fetale
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Tassis, Beatrice - Balestri, Marco - Baldanti, Fausto

Implementazione di un percorso diagnostico terapeutico per le infezioni a trasmissione materno-fetale : focus sul Citomegalovirus / Beatrice Tassis, Marco Balestri, Fausto Baldanti

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: Le coppie che desiderano avere un bambino e le donne in stato di gravidanza hanno diritto ad eseguire gratuitamente, senza partecipazione al costo (ticket), alcune prestazioni specialistiche e diagnostiche utili per tutelare la loro salute e quella del nascituro; l’elenco di tali prestazioni, contenuto nel Decreto ministeriale del 10 settembre 1998, sostituito e innovato dal DPCM sui nuovi Livelli essenziali di assistenza del 12 gennaio 2017, non prevede l’esecuzione gratuita degli anticorpi (screening) contro alcuni tra gli agenti patogeni più frequenti e pericolosi, quali il Citomegalovirus (HCMV). Infatti, tale infezione costituisce la principale causa di disabilità congenite come ritardi neurocognitivi e psicomotori, perdita dell’udito, deficit di linguaggio e parola, disordini comportamentali e deficit visivo [Cannon & Davis, 2005]. Si stima che circa lo 0.4-0.6% dei neonati abbiano contratto un’infezione congenita da HCMV [Kennenson and Cannon, 2007]. Dal momento che i nati in Lombardia nel triennio 2018-2020 sono stati 217.623 si può ipotizzare, utilizzando la stima più conservativa dello 0.4%, che 870.4 bambini in età prescolare possano aver contratto l’infezione. Inoltre, si può stimare che tra i 424.271 bambini nati nel periodo 2012-2016 e che sono attualmente iscritti alla scuola primaria in Lombardia ben 1696,8 sono affetti da una patologia congenita CMV-correlata con uno spettro clinico che si può estendere da assenza di sintomi evidenti, lievi deficit cognitivi, deficit dell’udito di entità variabile fino a gravi forme sindromiche con importanti deficit cognitivi e neuromotori. Nell’attuale contesto demografico ed epidemiologico, i costi diretti solo per le infezioni congenite da HCMV in Lombardia possono essere stimati intorno a € 5.000.000-6.000.000 per anno. Principale obiettivo del progetto è quello di stilare un percorso diagnostico-terapeutico (PDTA), all’interno di un Tavolo Regionale che coinvolga i principali esperti della materia, al fine di adottare un comportamento omogeneo nel fronteggiare questa patologia, riducendo pertanto la variabilità degli approcci clinici e diagnostici e favorendo la diffusione di informazioni sia a livello orizzontale che verticale. Perno dell’intero PDTA sarà l’inserimento dello screening pre-concezionale, con l’obiettivo di informare la donna sul proprio stato immunitario in modo da attuare le misure igienico-comportamentali utili per la prevenzione dell’infezione primaria in gravidanza in caso di assenza di immunità. La conseguente diminuzione dei casi di siero conversione in gravidanza e la diminuzione dei casi gravi di infezione congenita legata ad una precoce diagnosi ed a una più puntuale presa in carico consentiranno una migliore qualità della vita alla popolazione ed una riduzione dei casi di interruzione di gravidanza in un periodo storico di importante denatalità. Considerando che l’infezione primaria da HCMV è la causa di metà, se non più, dei casi di infezione congenita da HCMV in Lombardia, questa politica dovrebbe essere in grado di ridurre di almeno il 50% il costo economico, psicologico e sanitario di questa grave e sottostimata patologia in Lombardia. MODULOORG

Proposta di percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) per la gestione dei tumori cutanei non melanoma (NMSC, Non Melanoma Skin Cancer) nelle province di Bergamo e Sondrio
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Sena, Paolo - Speziali, Luigi

Proposta di percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) per la gestione dei tumori cutanei non melanoma (NMSC, Non Melanoma Skin Cancer) nelle province di Bergamo e Sondrio / Paolo Sena, Luigi Speziali

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: I tumori cutanei diversi dal melanoma (non-melanoma skin cancer, NMSC) sono in continua crescita e rappresentano un rilevante problema di salute pubblica; le due patologie più comuni sono il carcinoma basocellulare e il carcinoma spinocellulare (o squamocellulare). I dati rilevati dalle Società scientifiche dermatologiche (SIDeMaST e ADOI) e dall’AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica) indicano come il carcinoma basocellulare sia il più frequente tumore nell’uomo, il 15% di tutte le neoplasie, nella donna secondo solo al carcinoma della mammella, con un’incidenza di 100 casi/100.000 abitanti/anno, mentre il carcinoma spinocellulare rappresenta il 20-25% dei tumori cutanei, con un’incidenza di circa 29 casi/100.000/anno. Con questo lavoro ci proponiamo di presentare un PDTA (Percorso Diagnostico-Terapeutico-Assistenziale) per la corretta gestione di questa problematica in ambito ospedaliero e territoriale in due province lombarde (Bergamo e Sondrio), vicine ma molto diverse per numero di abitanti. La gestione attuale dei soggetti affetti da NMSC nelle due province è frammentata e non è governata da alcun percorso multidisciplinare. Il paziente viene inviato dal Medico di Medicina Generale (MMG) al dermatologo, che decide in autonomia il percorso diagnostico e terapeutico, spesso confinato nello stesso ambito specialistico, soprattutto per le forme più semplici. Ovviamente il quadro si complica nei casi più complessi, dove è fondamentale l’integrazione di diverse figure professionali e dove si avverte maggiormente la necessità di un PDTA. Si riportano i dati attuali relativi solo ai carcinomi cutanei asportati chirurgicamente e sottoposti a esame istologico nelle Anatomie Patologiche delle due Aziende. Non sono disponibili, invece, dati certi relativi ai pazienti non sottoposti a chirurgia perchè inoperabili o perché avviati a procedure non chirurgiche. Viene inizialmente valutato il progetto anche considerando le variabili interne, relative all’organizzazione, su cui possiamo intervenire a vari livelli e le variabili esterne, meno controllabili e da sfruttare a nostro favore (SWOT analysis). Gli obiettivi del progetto sono: - semplificare l’iter burocratico del paziente; - rendere uniforme tutto il percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale, facendo riferimento alle linee guida nazionali e internazionali; - ridurre i tempi di presa in carico dei pazienti; - coinvolgere le professionalità del territorio; - migliorare la qualità del servizio, da monitorare attraverso opportuni indicatori e la qualità di vita dei pazienti. Vengono identificati i destinatari e i beneficiari del progetto. Viene indicata la metodologia applicata, che si basa sostanzialmente sul classico ciclo di Deming. Viene successivamente descritto il progetto, con le sue fasi e le tempistiche per la sua realizzazione, attraverso diagrammi di flusso e di GANTT. Si elencano le diverse tipologie di specialisti che, secondo noi, devono essere coinvolti in questo percorso. Il documento elaborato deve indicare i ruoli e le responsabilità delle varie figure professionali, ma non limita l’autonomia e le decisioni di ogni singolo professionista nello svolgimento del suo lavoro. Vengono valutate le risorse, sia dal punto di vista economico-finanziario che dell’impiego di risorse umane e tecnologiche e viene indicato un tableau de bord. Infine, descriviamo i risultati che il progetto vuole raggiungere e gli indicatori che utilizzeremo per monitorare e validare i risultati stessi. Concludiamo il progetto con alcune considerazioni di natura manageriale. MODULOORG

La presa in carico del grande ustionato
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Faraldi, Loredana - Cribiù, Fulvia Milena

La presa in carico del grande ustionato : proposta per la creazione di una rete hub and spoke regionale e di una rete digitale nazionale che unisca le Terapie Intensive dedicate, per la cura e la ricerca scientifica degli ustionati / Loredana Faraldi, Fulvia Milena Cribiù

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: Nella regione Lombardia dal 01 gennaio 2021 al 30 giugno 2022 le SOREU (Sale Operative Regionali dell'Emergenza Urgenza) regionali hanno erogato 1438 prestazioni per l’evento “ustioni”. Il trattamento del grande ustionato richiede una presa in carico intrinsecamente multidisciplinare che può essere realizzata solo in pochi Centri Specializzati (Centri Ustioni) da équipe multi-specialistiche. Regione Lombardia dispone di un’unica struttura “Burn Unit” con competenze multidisciplinari capaci di gestire questi pazienti all’interno del Grande Ospedale Metropolitano Niguarda, dove la Terapia Intensiva (TI) gestisce i grandi ustionati in fase acuta. La TI e il Centro Ustioni non possono soddisfare una così grande richiesta. Viviamo in un’epoca di sfida che impegna il Governo nella costante ricerca di un sottile equilibrio tra la garanzia di un’assistenza sanitaria di alta qualità basata sull’innovazione e la necessità di razionalizzare la spesa, nel rispetto del fondamentale principio di equità, garantendo al paziente parità di accesso all’innovazione terapeutica su tutto il territorio nazionale. In linea con questi principi il nostro progetto prevede l’individuazione di un modello organizzativo per la definizione della centralizzazione dei pazienti ustionati all’interno di una rete Hub e Spoke “tailored” per gli ustionati, che propone l’utilizzo della TELEMEDICINA come teleconsulto tra specialisti per la gestione dell’ustionato da remoto, come strumento di supporto decisionale clinico per diagnosi, cura e monitoraggio, sotteso tra i centri Spoke e Hub. Il servizio di Telemedicina - Teleconsulto, sarebbe gestito presso il centro Hub dal “Burn Team” formato da chirurgo plastico, rianimatore e infermiere. L’assessment da parte del Burn Team delle immagini digitali trasmesse potrebbe modificare profondamente il percorso di cura dell’ustionato. L’utilizzo della telemedicina all’interno di una rete Hub and Spoke di questo tipo permetterebbe ottimizzazione delle risorse, equità di accesso all’assistenza sanitaria, miglior efficacia, efficienza e appropriatezza. A causa delle limitate risorse, le TI dedicate ai Centri Ustioni non sono in grado di ricoverare un elevato numero di ustionati/anno: la scarsa numerosità del campione per ogni singolo centro rende difficile ricerca, analisi e confronto. Da qui il suggerimento di creare una rete digitale che integri i sistemi informativi aziendali (insufficienti per misurare indicatori di qualità) e che unisca i centri di rianimazione hub ad elevata specializzazione nei grandi ustionati, sparsi nelle varie regioni, permettendo di creare un database per una raccolta dati clinici più rilevante, generando così un network tra gli stakeholder del settore per la valutazione e il miglioramento della qualità dell’assistenza al paziente ustionato, per l’utilizzo appropriato delle risorse, il miglioramento della performance e il benchmarking. La creazione di un database di questo genere si può realizzare attraverso due possibili percorsi: riutilizzo/estensione di un sistema già esistente come quello del Prosafe (GiViTI) o progettazione e realizzazione di un nuovo sistema. Il progetto descrive una delle possibili declinazioni della clinical governance attraverso l’utilizzo della e-health e di una forte collaborazione tra diverse strutture sanitarie e specialisti clinici, non solo all’interno della regione Lombardia, ma anche al di fuori dei confini regionali, con un respiro più ampio nazionale e, in un futuro non lontano, si auspica anche internazionale. MODULOORG

Miglioramento del benessere lavorativo dei medici Anestesisti-Rianimatori tramite strategie organizzative
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Mistraletti, Giovanni - Mojoli, Francesco

Miglioramento del benessere lavorativo dei medici Anestesisti-Rianimatori tramite strategie organizzative / Giovanni Mistraletti, Francesco Mojoli

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: - Introduzione, razionale e scopo. I medici anestesisti-rianimatori sono ad elevato rischio di burnout, in particolare dopo la pandemia. L’aumento dei casi di abbandono della professione, che si innesta su organici già diffusamente inadeguati, sta mettendo in difficoltà i servizi ospedalieri. Scopo del progetto è quantificare il rischio di burnout, identificare strategie organizzative per migliorare il benessere lavorativo, programmare il monitoraggio degli effetti delle misure adottate. - Metodi. Un questionario riguardante la correlazione fra il “benessere lavorativo” percepito e le singole strategie organizzative è stato proposto a dirigenti medici AR che lavorano presso gli ospedali di Legnano e Pavia insieme a un test per misurare il burnout. L’analisi è stata condotta nella popolazione generale ed in sottogruppi distinti per sede lavorativa, età, genere, rischio di burnout. - Risultati. 90 medici AR (pari al 70,3% del totale dei dipendenti dei due ospedali coinvolti) hanno risposto al questionario, composto da 58 domande. I 5 fattori che più influenzano in modo positivo il benessere lavorativo sono risultati: la possibilità di esprimere desiderata puntuali negativi e positivi prima dell’assegnazione dei turni, la possibilità di indicare i periodi di ferie sulla base delle proprie necessità personali, la sensazione di adeguatezza nello svolgimento dei propri compiti lavorativi, la possibilità di partecipare a corsi e congressi in funzione degli interessi personali, la possibilità di lavorare in affiancamento. I 5 fattori con impatto maggiormente negativo: l’assegnazione di turni in più del 50% dei week-end, l’assegnazione di più di 5 turni notturni al mese, la sensazione di non essere adeguato nello svolgimento dei propri compiti lavorativi, l’assegnazione di più di 5 turni di reperibilità al mese, la programmazione dei turni per brevi periodi (per esempio: su base settimanale). I medici che hanno dimostrato un rischio elevato di burnout hanno minor esperienza lavorativa, lavorano più frequentemente in rianimazione in modo esclusivo, svolgono meno attività incentivata. Per questi medici è meno gratificante partecipare all’attività di ricerca ed alla stesura di linee guida interne e la sensazione di adeguatezza, sia in termini di competenze personali sia in termini di disponibilità di tempo/energie durante il turno, è inferiore. - Discussione e conclusioni. Il numero di medici AR a rischio di burnout è molto alto (58%), ed è prevalente in colleghi giovani che lavorano in Rianimazione. Sulla base dell’impatto presunto sul benessere lavorativo, sono state identificate 10 misure organizzative. La loro applicazione è già iniziata, sarà completata nelle prossime settimane; gli effetti saranno valutati a 1 anno. Le più importanti misure sono: sistema online per raccogliere i desiderata, in chiaro a tutti. Regole esplicite sui turni. Raccolta desiderata entro il 5 del mese precedente, e consegna dei turni entro il 15. Organizzazione del lavoro e adeguamento organico con l’obiettivo di non superare i 5 turni notturni ed il 45% dei week-end lavorativi (= 9 su 20), senza “depotenziare” pericolosamente la turnistica. Raccolta delle disponibilità/volontà personali in termini di attività incentivata e loro rispetto. Stimolo della crescita individuale e del team con attività in affiancamento, con riunioni cliniche e scientifiche regolari. Attività di ricerca inclusiva e non imposta. MODULORIS

Il task shifting nei servizi per la salute mentale e nella salute mentale di comunità. Necessità ed opportunità
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Borghetti, Stefania

Il task shifting nei servizi per la salute mentale e nella salute mentale di comunità. Necessità ed opportunità : Una ipotesi di applicazione nel contesto dei servizi lombardi / Stefania Borghetti

Milano: PoliS-Lombardia, [2022]

Abstract: La carenza di risorse professionali all’interno dei servizi per la Salute Mentale unitamente alla crescente richiesta di cura in tale ambito, richiama la necessità di rivedere l’organizzazione dei sistemi di cura in una ottica orientata al Task Shifting, secondo quanto indicato nei documenti «Task Shifting: rational distribution of tasks among health workforce team» (WHO, 2008 ) e nel successivo documento «Task shifting and health system design. Report of the Expert Panel on effective ways of investing in Health» (WHO 2019). Tale necessità appare oggi più che mai cogente non solo per la carenza di professionisti ad alta qualificazione, ma per alcune specificità intrinseche alla “cura e promozione della Salute Mentale” –e Salute Mentale di Comunità- ancora troppo incentrate su una sorta di “monopolio medico” inappropriato e riduttivo. Con il termine Task Shifting (TS) si intende la ridistribuzione razionale dei compiti tra figure a differente grado di qualificazione professionale all’interno dei gruppi di lavoro o anche la condivisione di tali compiti con figure non professionali o tramite l’introduzione di tecnologie al fine garantire un miglior utilizzo delle risorse senza alterare l’efficacia degli interventi o determinandone un incremento. Tale approccio necessita di cambiamenti di ordine culturale, organizzativo, formativo e normativo di certo complessi ma oggi più che mai necessari. Il Project Work intende far cenno alla letteratura e ad esperienze internazionali di Task Shifting in Salute Mentale, per poi riferire una recente esperienza lombarda (Progetto Blues, Ministero della Salute-Regione Lombardia, 2019-2020) e quindi esporre una ipotesi di applicazione nell’ambito della residenzialità psichiatrica lombarda. Il progetto parte dalla constatazione di carenze quali-quantitative all’interno dell’ambito sopra menzionato in ordine alla mission riabilitativa delle strutture residenziali e della inappropriatezza degli standard vigenti rispetto alla presenza di ore medico. Attualmente tali standard non sono rispettabili a causa della carenza di psichiatri ma appaiono anche “sovra-dimensionati” rispetto la natura eminentemente psico-riabilitativa dei percorsi propri delle strutture residenziali. La proposta riorganizzativa presentata nel Project Work riguarda la ridefinizione degli standard di personale e l’utilizzo di alcuni strumenti per implementare la mission riabilitativa della residenzialità psichiatrica lombarda a partire innanzitutto da una ri-modellazione improntata al Task Shifting, descrivendo contesto, obiettivi, metodo, strumenti, fasi, costi, indicatori e risultati attesi. MODULOPOL

Analisi e applicazione sperimentale del DM 77
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Castino, Piermauro - Romano, Fabio

Analisi e applicazione sperimentale del DM 77 : Implementazione della progettualità distrettuale / Piermauro Castino, Fabio Romano

Milano : PoliS-Lombardia, 2022

Abstract: Il project work è stato l’occasione per approfondire la natura dei cambiamenti negli assetti dell’assistenza sanitaria che sono stati definiti in un disegno unitario che coinvolge l’insieme delle strutture e delle funzioni che compongono l’offerta sanitaria, anche in vista dell’attuazione del PNRR. In questa proposta di modello operativo, si è analizzata l’applicazione pratica del DM77, sul change management, partendo dall’esposizione delle principali caratteristiche e peculiarità dell’assistenza sanitaria sul territorio con un focus particolare sulle Case di Comunità e sugli Ospedali di Comunità, entrambi punto cardine della riforma sia come strumenti essenziali della rete sanitaria territoriale sia come filtro vitale per l’assistenza ed il percorso del paziente, da e verso l’Ospedale. Alcune riflessioni nascono anche alla luce della recente pandemia che ha evidenziato e acuito alcune problematiche che con una nuova organizzazione più vicina al paziente potrebbe di fatto contribuire ad eliminare la netta divergenza tra medicina del territorio e ospedali, che sono risorsa preziosa da proteggere, preservare e rilanciare con una visione futuristica, ma ad oggi imbrigliati in un’opera assistenziale che potrebbe essere allocata diversamente e altrove. Punto centrale di questa esperienza riguarda però l’adozione di un valido sistema di valutazione dei nuovi assetti organizzativi, attraverso l’impiego tempestivo di elementi e modalità valutative e dei feedback, per creare uno strumento, che grazie al coinvolgimento di tutti i livelli di management, contribuisca a creare un nuovo atteggiamento culturale e funzionale sia negli operatori sia negli utenti. È necessario rendere la Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità strutture che si adattino ed crescano nell’ottica di creare un miglioramento delle condizioni di salute di tutti i cittadini che al contempo si crei un impatto positivo anche sulle spese sanitarie globali, grazie ad efficienza, sicurezza ed appropriatezza dei processi di diagnosi e cura. SI è così colta l’occasione di questo percorso di analisi e progettazione per indicare alcuni punti chiave ed obiettivi a breve-medio periodo in termini di proposte di miglioramento organizzativo e di miglior assistenza ai bisogni dei pazienti. MODULOPOL

Progetto aziendale per un modello innovativo nella sanità territoriale
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Leggieri, Teresa Marilena - Madaro, Stefania Anna Rosaria - Manfredi, Antonio

Progetto aziendale per un modello innovativo nella sanità territoriale : sistema multicanale nell’erogazione del servizio trasfusionale domiciliare / Teresa Marilena Leggieri, Stefania Anna Rosaria Madaro, Antonio Manfredi

Milano : PoliS-Lombardia, 2022

Abstract: Il presente progetto analizza lo scenario dell’emotrasfusione domiciliari collocandolo nel contesto normativo ed organizzativo attuale (Decreto Ministeriale del 23/05/2022 n. 77, PNRR Missione 6 Salute), con l’obiettivo di definire un nuovo modello di erogazione di servizi sanitari omogeneo sul territorio nazionale, che utilizzi gli strumenti digitalizzati e soddisfi un reale bisogno di assistenza domiciliare. Ad oggi l’infermiere può eseguire la trasfusione sotto la responsabilità del medico che deve essere tempestivamente disponibile in caso di reazioni avverse come previsto dal D.M. Salute del 2/11/2015 – allegato 7, comma F. Pertanto, laddove venga effettuata una emotrasfusione domiciliare, è necessaria la compresenza del medico e dell’infermiere. L’obiettivo, quindi, del project work è stato quello di ipotizzare modalità alternative di erogazione del servizio ed in particolare verificare la fattibilità di un nuovo scenario che prevede, al domicilio del paziente, la presenza dell’infermiere di famiglia e comunità (IFeC) e del caregiver mentre il medico effettua la propria attività da remoto, grazie agli strumenti della telemedicina, pur mantenendo lo stesso livello di responsabilità. Il potenziamento dei servizi domiciliari, dalla televisita, alla teleassistenza, al telemonitoraggio, consente di individuare «la casa come primo luogo di cura» soprattutto per pazienti cronici per i quali è necessario prevedere un consolidamento della modalità di assistenza a distanza finalizzata ad un miglioramento degli outcome di salute. L’analisi si è articolata nelle seguenti fasi: - analisi del contesto normativo esistente con ipotesi di sviluppo evolutivo finalizzato alla ridefinizione dei ruoli sia dell’IFeC, al quale viene attribuita maggiore autonomia, che del medico. - Ridefinizione dei modelli e dei processi esistenti grazie allo sviluppo di servizi sanitari digitali e della telemedicina. - Individuazione delle leve atte al cambiamento sia per gli operatori sanitari che per i pazienti/caregiver coinvolti nel progetto. Tutti dovranno essere formati all’impiego delle nuove tecnologie ed alle nuove modalità di comunicazione; inoltre gli operatori sanitari dovranno saper gestire le emergenze derivanti dal verificarsi di eventi avversi. - Studio di fattibilità sull’ASST Nord Milano. È stata effettuata un’analisi sul numero di emotrasfusioni effettuate nel periodo 2020-2022 presso il domicilio del paziente, le RSA e le strutture ospedaliere con un focus sugli eventi avversi suddivisi per struttura. Inoltre è stata esaminata la procedura operativa che ad oggi regolamenta le trasfusioni a domicilio. Il modello innovativo ipotizzato si basa su una nuova procedura che prevede, presso il domicilio del paziente, la sola presenza dell’IFeC con il medico collegato in teleassistenza. Inoltre si è previsto l’introduzione della cartella elettronica e di un canale telematico dedicato tramite il quale attivare la richiesta da parte del Medico di Medicina Generale o medico specialista. L’analisi si è focalizzata sulle sacche trasfuse a domicilio nell’anno 2021 pari a 170 unità. Il nuovo modello consentirà al medico, collegato da remoto, un risparmio di tempo pari a 40 minuti per ciascuna procedura eseguita, che su base annua genererà una disponibilità di 113 ore da dedicare ad altre attività. Si è infine ipotizzata la scalabilità di tale modello da livello aziendale a livello regionale con una stima della popolazione attualmente gestita. MODULOORG

Nuove opportunità per la Direzione Strategica di sviluppo di un modello organizzativo di integrazione tra ospedale e territorio in specifici ambiti clinici
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Agostinelli, Lenny - Mantoan, Beatrice - Marchetti, Vittorio Ludovico

Nuove opportunità per la Direzione Strategica di sviluppo di un modello organizzativo di integrazione tra ospedale e territorio in specifici ambiti clinici : la diagnostica per immagini e il telemonitoraggio / Lenny Agostinelli, Beatrice Mantoan, Vittorio Ludovico Marchetti

Milano : PoliS-Lombardia, 2022

Abstract: Il processo di invecchiamento della popolazione, l’aumento della platea dei soggetti con età superiore ai 65 anni con una o più patologie croniche e/o non autosufficienti, l'esperienza dell’emergenza sanitaria da SARS-CoV-2, sono tutti elementi che hanno reso non più procrastinabile il potenziamento strutturale e organizzativo della rete dei servizi sanitari. Tale necessità è stata declinata nel contesto italiano, grazie agli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), nel rafforzamento dell’assistenza territoriale, attraverso sia la creazione di una rete di nuove strutture (Case di Comunità, COT), sia attraverso la promozione di soluzioni di telemedicina e la loro integrazione nell’ambito dei Servizi sanitari regionali. L'obiettivo del progetto è la proposta di un modello organizzativo di riferimento di integrazione tra ospedale e territorio nell’ambito del servizio di Radiologia e del Telemonitoraggio in pazienti con patologie neurodegenerative, sulla base delle nuove indicazioni nazionali, che possa abbracciare un gran numero di pazienti cronici/fragili, tramite le Case di Comunità Hub. Ulteriore obiettivo è la valorizzazione della “casa” come primo luogo di cura, con l’utilizzo di strumenti di Telemedicina e telemonitoraggio, anche per il tramite della COT. La capacità di collegare la residenza del paziente con l’ambiente sanitario è un volano di benefici per i pazienti, le loro famiglie, per gli operatori sanitari, per il servizio sanitario e per la società intera. La metodologia utilizzata è il “diagramma di flusso”, strumento di lavoro che permette di rappresentare graficamente un processo utilizzando un linguaggio universale. Obiettivo del telemonitoraggio è il controllo in tempo reale e nel tempo dell'andamento dei parametri rilevati, permettendo sia il rilevamento di parametri con maggiore frequenza e uniformità di quanto possibile in precedenza, sia la minore necessità per il paziente di eseguire controlli ambulatoriali di persona. I destinatari del servizio di Radiologia all’interno della CdC sono pazienti affetti da patologie croniche o acuzie, inseriti all’interno di un PDTA nazionale o locale, che necessitano di follow-up. Viene previsto anche il servizio di “radiologia domiciliare” per venire incontro alle esigenze dei pazienti prevalentemente anziani/fragili, evitando il trasferimento presso gli ambulatori e i possibili rischi di infezioni, o qualora ci siano delle difficoltà logistiche nell’ effettuazione di esami radiografici. È stata condotta un’analisi sul n. di accessi avvenuti nell’anno 2021 in una Ulss della Regione Veneto, con lo scopo di conoscere la percentuale di accessi inappropriati (codici bianchi e verdi) che avvengono mediamente nel corso di un anno in Pronto Soccorso. Dall’analisi effettuata emerge che il 68% degli accessi è qualificato “inappropriato”: i suddetti accessi, considerati “inappropriati”, secondo il nuovo modello organizzativo, potrebbero essere presi in carico all’interno della Cdc. Si intende quindi, da una parte, sviluppare possibili percorsi che garantiscono un’ ottimizzazione del percorso di cura del Paziente cronico e/o fragile e, dall’altra, diminuire gli accessi impropri al Pronto Soccorso, mediante l’utilizzo dei servizi sanitari della CdC e l’attivazione dell’assistenza domiciliare con l’utilizzo del telemonitoraggio. Il calcolo del bilancio economico, con le informazioni ad oggi disponibili, evidenzia un risparmio nell’adozione del modello descritto che, seppur non estremamente rilevante, verrebbe tuttavia ottenuto a fronte di un miglioramento dei livelli di cura e di soddisfazione del paziente preso in carico. È dirimente, da parte delle Direzioni Strategiche, sostenere un cambio culturale sensibilizzando i professionisti verso un’organizzazione d’ integrazione ospedale-territorio. MODULOORG