Sono disponibili alcuni elaborati (Project work) realizzati dai partecipanti ai Corsi di formazione Manageriali per Direttori di Azienda Sanitaria (DIAS) e Direttori responsabili di Struttura Complessa (DSC) e dai partecipanti ai Corsi di rivalidazione della formazione manageriale organizzati da AFSSL - Accademia di formazione per il servizio sociosanitario lombardo di PoliS-Lombardia.
Per ogni Project work è visualizzabile una scheda descrittiva dettagliata, con abstract e - in allegato - il testo completo del documento.

SELEZIONE PER TIPO CORSO: DIAS DSC - RIVALIDAZIONE

SELEZIONE PER MODULOSanità pubblica - Organizzazione e gestioneGestione economico-finanziaria - Risorse umane

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Vitaliti, Sonia

L’evoluzione della Rete dei Laboratori di Prevenzione Lombarda nel nuovo Sistema Regionale Prevenzione Salute dai rischi ambientali e climatici (SRPS) / Sonia Vitaliti

Milano : PoliS-Lombardia, 2024

Abstract: Il percorso di riorganizzazione dei Laboratori di Prevenzione Lombarda, avviato con DGR n. IX/4441 del 28/11/2012 ha consentito la creazione di un sistema integrato dotato dei necessari requisiti di accreditamento, a vantaggio della razionalizzazione delle risorse impiegate in termini di maggior risparmio, efficacia ed efficienza. Con le successive DGR X/1103 del 20/12/2013, X/4761 del 28/01/2016 e XI/2633 del 16/12/2019 sono stati individuati e successivamente aggiornati i laboratori di riferimento regionale per quelle analisi che richiedono significativi investimenti in relazione alle metodiche analitiche e/o a quelle eseguite su un numero non elevato di campioni. Il Piano Nazionale per gli Investimenti Complementari (PNC) al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), attraverso uno specifico programma di investimenti relativo al sistema “Salute, Ambiente, Biodiversità e Clima” (PRACSI) , strettamente collegato alla Missione 6 del PNRR denominata “Definizione di un nuovo assetto istituzionale sistemico per la prevenzione in ambito sanitario, ambientale e climatico, in linea con un approccio integrato (one Health)”, ha reso disponibili alle regioni possibilità di investimenti economici su strumenti ed infrastrutture laboratoristiche per potenziare gli attori analitici della prevenzione. Regione Lombardia ha eletto la rete dei Laboratori di Prevenzione delle ATS e la rete delle Unità Operative di Medicina del Lavoro all’interno delle ASST tra i beneficiari di tali investimenti con l’obiettivo di creare una rete regionale analitica a supporto dei fabbisogni dei Dipartimenti di Igiene e Prevenzione Sanitaria sui temi di interesse quali analisi di acque ad uso umano, analisi di alimenti, analisi sostanze chimiche e articoli ai sensi del Regolamento REACH e CLP, analisi su campioni di aria e biologici per la valutazione dell’esposizione professionale negli ambienti di lavoro e dell’esposizione indoor e residenziale. Insieme a questi temi che si consolidano con rinnovo di strumentazione e riorganizzazione ulteriore delle reti per un ancor maggiore efficientamento, sono finanziati nuovi strumenti ad alte prestazioni, ampliamento di laboratori e nuovi sviluppi, tra cui il tema dei virus in acque e alimenti. L’istituendo SRPS (Sistema Regionale Prevenzione Salute) all’interno dell’SRPS (Sistema Nazionale Prevenzione Salute art. 27 del D.Lgs. 30/04/2022) ha il compito, attraverso l’integrazione delle specificità e delle professionalità in gioco, di agire in supporto alla governace regionale nella logica dell’approccio One Health. MODULOECO

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Tardioli, Luigi

Un’idea progettuale di innovazione tecnologica per la Teleassistenza sanitaria in Umbria : la cartella virtuale dell’assistenza domiciliare / Luigi Tardioli

Milano : PoliS-Lombardia, [2024]

Abstract: La Regione Umbria registra un tasso di invecchiamento della popolazione che la colloca sopra la media nazionale e tra le prime in Italia ed i criteri di salute per gli individui anziani presentano future sfide che necessitano di un’attenzione particolare per la formulazione e l’applicazione di un sistema sanitario adeguato alle loro necessità. Il PSR 2022-2026 della Regione Umbria ha, tra i focus primari, quello di offrire assistenza sanitaria di prossimità ai residenti, assicurando il servizio principalmente alla popolazione più anziana, per ridurre così il gap tra domanda ed offerta del servizio di ospedalizzazione anche non urgente. Con questo obiettivo, le cure sanitarie sul territorio regionale devono essere coordinate in maniera più efficiente ed efficace per rispondere ai bisogni dei cittadini. Il presente progetto si propone di definire, nel contesto descritto, uno strumento virtuale per l’implementazione dei diversi servizi di teleassistenza nel setting domiciliare, semplificando il processo di presa in carico e la definizione dei relativi aspetti operativi, consentendo di erogare servizi attraverso team multiprofessionali secondo quanto previsto dalla legislazione vigente. In tale contesto, sono stati analizzati gli effetti dell’Information Technology nei percorsi di assistenza domiciliare integrata, evidenziandone le opportunità e la necessità di una revisione dei modelli organizzativi coinvolti in quanto la sua introduzione porta inevitabilmente ad un forte impatto sull’intero percorso del servizio rivolto al paziente e sui processi organizzativi adottati Si è partiti da una situazione AS-IS, indicando il flusso informativo di una cartella di assistenza domiciliare di tipo cartaceo, individuando importanti criticità quali: doppia immissione dei dati, difficoltà di consultazione delle informazioni, problemi di comunicazione tra MMG, MMS ed infermiere ADI. Ci si è concentrati, successivamete, su una situazione TO-BE, ovvero di un processo di erogazione dell’assistenza domiciliare integrata con l’introduzione di un dispositivo dotato di un algoritmo di Intelligenza Artificiale, di un software di controllo sviluppato come mobile APP per un utilizzo semplice ed intuitivo, in linea con una piattaforma cloud dedicata e sicura per il backup dei dati clinici e la loro consultazione da remoto, caratterizzato dalla interoperabilità con il sistema IT regionale e nazionale. È stato tracciato un modello che evidenzia come tutte le informazioni relative alle attività infermieristiche svolte a domicilio, quelle relative al percorso clinico del paziente e quelle fornite dal caregiver vengono tutte digitalizzate, cosicché il MMG e il medico specialista possono accedervi direttamente e tempestivamente. I risultati attesi afferiscono ad una maggiore efficacia dell’intervento ADI, determinando una riduzione dei tempi di visita specialistica, aumentando la produttività dello specialista, con conseguente riduzione delle liste di attesa, una gestione efficiente e accurata dei dati, un miglioramento della comunicazione tra gli operatori coinvolti nei percorsi ADI. L’idea progettuale ha per oggetto l’implementazione del processo di sperimentazione di una cartella virtuale ADI nel territorio umbro ed è stata sviluppata utilizzando la metodologia del project management, con la definizione di cinque work packages, indicando per ciascuna le attività, gli obiettivi ed i deliverables. Ciacun PW rappresenta una fase del processo di implementazione. La prima fase riguarda la condivisione del progetto con tutti gli stakeholders al fine di individuare una risposta appropriata ed efficace alla complessità dei problemi connessi alla assistenza domiciliare e creare le condizioni strutturali e i contesti tecnici innovativi per una integrazione più articolata possibile. La seconda fase si pone come obiettivo la realizzazione di un Gruppo di Lavoro che individui un protocollo ADI e, come campione di sperimentazione, i percorsi ADI da sperimentare. La terza fase è afferente alla realizzazione del prototipo di cartella virtuale di assistenza domiciliare da parte di Puntozero, società in house della Regione Umbria, avente la caratteristica di interoperabilità con gli sistemi informativi regionali. La quarta fase è focalizzata sulla formazione di tutti gli attori coinvolti nel processo di sperimentazione, articolato nell’ultima fase del processo di implementazione della cartella virtuale. MODULOORG

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Russo, Claudio Francesco

Implementazione del sistema fast track per il paziente cardiochirurgico operato nel Grande Ospedale Metropolitano Niguarda / Claudio Francesco Russo

Milano : PoliS-Lombardia, 2024

Abstract: Il sistema sanitario si trova spesso in difficoltà a causa della cronica mancanza di risorse in generale e di personale infermieristico in particolare. È esperienza comune in tutti i reparti di cardiochirurgia, la necessità di modulare l’attività chirurgica in base non tanto ai turni di camera operatoria, quanto piuttosto in relazione alla disponibilità di turni infermieristici sufficienti, in particolare nelle unità di terapia intensiva cardiochirurgica. La mancanza di posti letto in terapia intensiva finisce per avere una notevole ripercussione negativa sull’efficienza della struttura cardiochirurgica in quanto aumenta il numero di casi in programma operatorio che vengono rinviati ad altra data, con inevitabili ricadute in termini di ridotta efficienza e disagio del paziente. Scopo del presente lavoro è quello di valutare l’applicabilità e la opportunità, in un centro cardiochirurgico di terzo livello, del modello cosiddetto fast track che prevede, a parità di risorse umane e strutturali, il “transito” di due pazienti operati nella stessa giornata sullo stesso posto di terapia intensiva cardiochirurgica in un centro cardiochirurgico di III livello come la SC di Cardiochirurgia e Trapianto di cuore del Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano La pratica del “fast track” può essere economicamente efficace perché permette il rapido trasferimento del paziente da un’unità operativa ad elevato costo come la unità di terapia intensiva ad una struttura a costo minore quale la corsia di degenza. Inoltre, il sempre maggiore ricorso ad approcci mininvasivi per il trattamento delle valvulopatie mitraliche ed aortiche ha reso ancora più attuabile il ricorso al fast track. Tale percorso richiede ovviamente una attenta selezione e programmazione operatoria. Si deve trattare ovviamente di paziente selezionato “non complesso”, che dopo essere stato operato nella prima parte della mattinata, possa transitare nel letto di alta intensità nella corsia di degenza nel primo pomeriggio, liberando il posto di rianimazione per un secondo paziente, che invece potrà trascorrere la notte in terapia intensiva. IL progetto prevede l’arruolamento di pazienti con indicazione a chirurgia valvolare o coronarica, possobilmente con accesso mini-invsivo. Ipotizzando l’adozione di tale processo per 50 pazienti all’anno (uno alla settimana), a parità di risorse umani e strutturali, l’analisi ha dimostrato la possibiltà di aumentare il numero degli interventi, un significativo aumento dei ricavi della unità di cardiochirugia con una contestuale riduzione delle degenze medie. Tale percorso “isorisorse”, oltre alle ricadute culturali ed organizzative, si conferma anche in gradi di migliorare la customer sadisfatction del paziente ricoverato. MODULOORG

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Gorra, Maria Elena

La riconversione di un piccolo ospedale in ospedale Ortopedico-Riabilitativo: ruolo dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione e impiego razionale delle risorse / Maria Elena Gorra

Milano : PoliS-Lombardia, [2024]

Abstract: Sulla chiusura dei piccoli ospedali periferici si è parlato molto. Da un lato gli ospedali con meno di 120 letti sono stati accusati di inefficienza e quindi svuotati progressivamente di servizi, fino a raggiungere un livello “critico”, al di sotto del quale, se l’ospedale non è stato effettivamente soppresso, l’inefficienza si è aggravata. Dall’altro lato, in alcune realtà, per ragioni politiche, o di territorio, o anche per necessità di cura di determinate comunità (persone anziane, turisti, cure di base per la popolazione residente), i piccoli ospedali sono rimasti in funzione, ma, a questo punto, non sono più stati considerati attraenti dai sanitari (medici e infermieri). Abbiamo così assistito ad un progressivo abbandono di tali strutture, aggravato dalla tendenza attuale dei sanitari a lasciare il sistema pubblico, per andare a lavorare nel privato o come liberi professionisti. L’ospedale di San Candido (BZ) può essere presentato come un modello per la riconversione di una piccola struttura in polo specialistico aziendale, dove si punta ad un alto livello tecnico-professionale, limitatamente alla singola specialità chirurgica di Ortopedia e Traumatologia. Questa fa da traino per la struttura, che in tal modo si può continuare a garantire alla popolazione alcuni servizi di base (pronto soccorso, laboratorio analisi, radiodiagnostica). Collateralmente, un reparto medico multispecialistico soddisfa la richiesta di salute della popolazione residente e sostiene le esigenze della medicina perioperatoria. Di prossima apertura la medicina riabilitativa, con possibilità di degenza, a potenziamento dell’attuale servizio fisiatrico in day hospital. I presupposti perché il progetto continui a funzionare sono: - adeguata disponibilità e buon uso delle risorse economiche - reperimento del personale, soprattutto infermieristico - flessibilità nella programmazione, in base alla stagione turistica - disponibilità del personale a svolgere compiti non univoci - alcune modifiche strutturali. MODULORIS

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Giametta, Pasquale - Masucci, Armando

Il progetto scherma dell’ASST Gaetano Pini-CTO: Il ruolo dello sport nel programma riabilitativo dei soggetti con lesione midollare / Pasquale Giametta, Armando Masucci

Milano : PoliS-Lombardia, [2024]

Abstract: Il progetto "SCHERMA-CARE" rappresenta un'iniziativa congiunta tra l'Unità Operativa Complessa (U.O.C.) Mielolesi della ASST Pini-CTO, l'Accademia Scherma Milano S.S.D. e l'Associazione Malati Paraplegici Lombardi (APL). Questa collaborazione si inserisce all'interno di un contesto più ampio di progetti finalizzati a promuovere percorsi di inclusione sociale per i pazienti affetti da disabilità attraverso la pratica sportiva. Nel dettaglio, l'intervento si concentra su persone con lesioni spinali, introducendole alla pratica della scherma paralimpica. In Italia, secondo le valutazioni del Ministero della Salute, l'incidenza delle lesioni midollari è stimata intorno a 20-25 nuovi casi annui per milione di abitanti, con una prevalenza di 60-70 mila persone colpite da mielolesione. Un aspetto critico delle lesioni midollari è il deficit muscolare, in particolare a carico dei muscoli vertebrali e addominali, che può causare difficoltà nel mantenere la posizione seduta e nei movimenti del capo e del tronco. La debolezza dei muscoli intercostali o del diaframma può generare problemi respiratori, disfagia e difficoltà nella produzione del linguaggio. Questi fattori contribuiscono alla significativa perdita di autonomia nella vita quotidiana e possono portare a un deterioramento del tono dell'umore, culminando spesso in depressione in questa tipologia di pazienti. La riabilitazione dei mielolesi va oltre la semplice acquisizione di autonomia nelle attività quotidiane. Si trasforma in un'esperienza immersiva che coinvolge il paziente e l'intera squadra riabilitativa. Il connubio tra aspetti medici e psicologici è il centro di questo percorso, che abbraccia la vita sociale e lavorativa dei pazienti. Dagli interventi valutativi alle procedure diagnostiche e terapeutiche, ogni passo è finalizzato a superare, contenere o minimizzare le disabilità e le limitazioni derivanti dalle lesioni spinali. La degenza ospedaliera, pur necessaria, rappresenta solo una tappa di questo lungo viaggio. Il periodo post-ospedaliero è spesso pervaso da preoccupazioni legate al reinserimento sociale. I pazienti, dopo aver trascorso un periodo significativo in un contesto ospedaliero, affrontano il dilemma di adattarsi a una vita quotidiana che potrebbe sembrare radicalmente diversa. La gestione della cronicità diventa, pertanto, una componente cruciale della strategia di cura, coinvolgendo sia il paziente che il suo network di supporto. Il progetto "SCHERMA-CARE" si propone di affrontare queste sfide, offrendo un percorso che utilizza la scherma paralimpica come strumento terapeutico e di inclusione sociale. L'Accademia Scherma Milano S.S.D. e l'Associazione Malati Paraplegici Lombardi svolgeranno in prospettiva un ruolo chiave nel fornire supporto e guidare i partecipanti attraverso questa esperienza unica, contribuendo così al benessere psicofisico dei pazienti mielolesi coinvolti. La collaborazione tra istituzioni mediche, organizzazioni sportive e associazioni di pazienti dimostra l'importanza di approcci multidisciplinari per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità. MODULOPOL

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Cò, Francesca Maria - Giorgi Pierfranceschi, Matteo - Storti, Enrico

Creazione di un’agenda ambulatoriale di rientri dedicati al PS al fine di ridurre il tasso di ricoveri e migliorare la sicurezza delle dimissioni dal Pronto Soccorso / Francesca Maria Cò, Matteo Giorgi Pierfranceschi, Enrico Storti

Milano : PoliS-Lombardia, [2024]

Abstract: Come declinato dalla DELIBERAZIONE N° XI / 6893 Seduta del 05/09/2022 “INTERVENTI PER L’EFFICIENTAMENTO DEL FLUSSO DEI PAZIENTI DAL PRONTO SOCCORSO” i percorsi ambulatoriali post-PS rappresentano, unitamente alle aree di osservazione breve intensiva, uno strumento riconosciuto in letteratura per contenere la percentuale di ricovero e i rischi connessi a possibili dimissioni inappropriate. L’ identificazione delle condizioni patologiche che possono giovarsi di un approfondimento diagnostico/specialistico in regime ambulatoriale e la creazione di agende dedicate facilita la dimissione da PS, riducendo i ricoveri inappropriati e, auspicabilmente, la LOS (length of stay) e aumenta la sicurezza della dimissione stessa. In questo PW analizzeremo come si è arrivati alla creazione di un’agenda di rientri ambulatoriali dedicata al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cremona ed analizzeremo i risultati fin qui ottenuti. MODULOPOL

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Brizio, Rodolfo

Priorità diagnostiche in anatomia patologica : Approccio operativo con procedura di Triage / Rodolfo Brizio

Milano : PoliS-Lombardia, [2024]

Abstract: La problematica della tempistica di refertazione nei servizi di Anatomia Patologica ha importanti implicazioni gestionali, in primis per quanto riguarda la presa in carico dei bisogni di salute del paziente e secondariamente per gli aspetti economici relativi alla chiusura delle SDO con conseguente rimborso a favore dell’Azienda. A fronte di indicazioni legislative (cfr, ad esempio, DGR Lombardia) sulle tempistiche teoriche di refertazione in funzione della tipologia di materiale in esame, nella realtà dei fatti molto spesso la carenza di risorse umane non consente di soddisfare i requisiti richiesti, con conseguenti ritardi talora anche significativi e conseguenti disagi nel percorso assistenziale del paziente, determinando sostanzialmente una situazione di liste di attesa “in uscita” piuttosto che “in entrata”. Tenuto conto delle esigenze clinico-assistenziali dei pazienti, della tipologia quantitativa-qualitativa delle prestazioni offerte dall’azienda ospedaliera di riferimento, delle risorse umane disponibili e degli inderogabili tempi tecnici di allestimento dei diversi materiali biologici, si propone di definire uno schema operativo di selezione del materiale biologico in arrivo individuando classi di priorità diagnostica al fine identificare un intervallo chiuso di giorni lavorativi entro cui deve necessariamente essere emesso un referto. Questo per consentire ai Clinici di avere un’idea precisa del tempo di attesa previsto per il singolo caso in esame. Sulla falsa riga delle prescrizioni dei MMG vengono quindi definite quattro classi di priorità, denominate rispettivamente U (urgenza), B (breve), D (differita) e P (programmata) con differente range temporale di refertazione, compreso comunque entro un minimo di 3 ed un massimo di 21 giorni lavorativi. Il monitoraggio degli indicatori avviene trimestralmente. Tale proposta organizzativa, preventivamente approvata dal Collegio di Direzione Aziendale, verrà formalizzata tramite una procedura aziendale che sarà pubblicata sul sito Aziendale. MODULOORG

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Battaglia, Giuseppe - Costantino, Ester Maria Grazia

Organizzazione e formalizzazione presso il Presidio Ospedaliero di Manerbio (ASST del Garda) di un Centro di Riferimento Interaziendale di III livello per l’erogazione di procedure interventistiche per il trattamento endovascolare delle complicanze delle fistole artero-venose per dialisi / Giuseppe Battaglia, Ester Maria Grazia Costantino

Milano : PoliS-Lombardia, 2024

Abstract: CONTESTO La fistola artero-venosa (FAV) è l’accesso vascolare di prima scelta in emodialisi per l’elevata efficacia dialitica, per il basso rischio di infezioni e di complicanze e per la riduzione dell’ospedalizzazione del paziente e del tasso di morbilità e mortalità. Perciò il mantenimento della pervietà ed il corretto funzionamento della FAV sono presupposti essenziali per ottenere una sua prolungata longevità (con preservazione del patrimonio vascolare del paziente), una migliore qualità di vita e una maggiore sopravvivenza dei pazienti in trattamento emodialitico. Presso la SC di Radiodiagnostica e la UOC di Nefrologia e Dialisi del Presidio Ospedaliero di Manerbio dell’ASST del Garda vengono effettuate, in urgenza (entro 24-48 ore) o in elezione (entro 7 giorni), procedure interventistiche per il trattamento endovascolare delle complicanze FAV per emodialisi. L’equipe coinvolta è costituita da nefrologi interventisti, radiologo interventista, chirurgo vascolare, TSRM (tecnici sanitari radiologia medica) ed infermieri del Servizio di Radiologia. Le procedure vengono effettuate ad utenti dei presidi dell’ASST del Garda (PO di Manerbio, Gavardo, Desenzano), dell’ASST Franciacorta, dell’ASST Valcamonica, dell’Ospedale di Montichiari dell’ASST Spedali Civili di Brescia e dell’Ospedale San Pellegrino di Castiglione delle Stiviere per un bacino di utenza di circa 750.000 abitanti. IDEA L’idea del progetto consiste nell’analisi retrospettiva della casistica degli ultimi 5 anni delle procedure di fistolografia con angioplastica percutanea transluminale (PTA) effettuate presso il PO di Manerbio con l’obiettivo di: - confermare che le metodiche endovascolari rappresentano la tecnica di prima scelta per il trattamento delle complicanze delle FAV; - analizzare i costi dei trattamenti endovascolari vs quelli chirurgici; - definire l’organizzazione e formalizzare l’esistenza presso il PO di Manerbio di un Centro di Riferimento Interaziendale di III livello per la gestione degli accessi vascolari per emodialisi. I destinatari del progetto sono gli utenti in trattamento emodialitico dell’ASST del Garda e delle ASST coinvolte. Sono stati valutati i costi dei diversi trattamenti endovascolari e dei differenti interventi chirurgici. Dai nostri dati emerge che il tasso di pervietà primaria, indicatore di qualità, risulta essere non solo in linea ma addirittura superiore a quanto riportato in letteratura e che vi è un sostanziale equilibrio dei costi medi delle procedure endovascolari e delle procedure chirurgiche. L’elevato tasso di pervietà cumulativa dell’accesso vascolare giustifica l’incremento del costo complessivo dei trattamenti endovascolari nei pazienti con una o più recidive. RISORSE E LINEE OPERATIVE La relizzazione e l’implementazione del progetto prevedono: - formalizzazione del team multidisciplinare (radiologo interventista, nefrologi interventisti, chirurgo vascolare) già presente; - costituzione di un ambulatorio dedicato per “visita multidisciplinare degli accessi vascolari per emodialisi” - calendarizzazione mensile di incontri multidisciplinari per la discussione dei casi clinici - attivazione di un ambulatorio di Ecocolordoppler degli Accessi Vascolari per emodialisi presso la UOC di Nefrologia per la sorveglianza della FAV con un “timing” di tre mesi. Dalla valutazione dell’ampia casistica si conferma che le metodiche endovascolari rappresentano la tecnica di prima scelta nel trattamento delle complicanze della FAV per emodialisi in quanto sono dotate di un elevato tasso di successo tecnico e di pervietà a distanza, con ridotte complicanze e con costi equiparabili a quelli dell’intervento chirurgico; il trattamento delle recidive consente di preservare a lungo il patrimonio vascolare dei pazienti in emodialisi. La realizzazione del progetto con l’organizzazione e formalizzazione del Centro di Riferimento Interaziendale può favorire l’ampliamento del bacino di utenza destinatario del trattamento endovascolare; l’attività del team multidisciplinare ed il monitoraggio effettuato presso l’ambulatorio ecocolordoppler degli accessi vascolari si prevede che possano migliorare ulteriormente la sopravvivenza e la longevità dell’accesso vascolare. L’implementazione del progetto si fonda sulla riorganizzazione e sulla ottimizzazione delle risorse umane e tecnologiche già presenti presso il PO di Manerbio. MODULOORG

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Vettoretto, Nereo

Progetto chirurgia Geriatrica : Ospedale di Montichiari, Spedali Civili di Brescia / Nereo Vettoretto

Milano : PoliS-Lombardia, 2024

Abstract: Il progetto prevede un percorso per i pazienti geriatrici, in particolare i pazienti over 65aa fragili, che vengono ricoverati in Chirurgia, si in elezione che in urgenza. La Chirurgia dell’Ospedale di Montichiari, spoke degli Spedali Civili di Brescia, ha caratteristiche adatte ad un percorso per questo tipo di pazienti. L’Ospedale è infatti dotato di un reparto di Geriatria, sede della scuola di Specialità dell’Università di Brescia, oltre ad un reparto di cure subacute, oltre alle figure di consulenti necessari. Il percorso dedicato, prendendo spunto da quanto già esistente in ambito del reparto di geriatria e dei criteri delineati dall’American College of Surgeons per i requisiti di una chirurgia geriatrica, si articola in tre fasi: - Pre-ricovero: in cui i pazienti vengono screenati, nell’ambito del già esistente pre-ricovero chirurgico, per identificare i pazienti fragili e particolarmente a rischio (per i domini più sensibili, cognitivo, motorio e nutrizionale) e si identificano eventuali provvedimenti correttivi diagnostici o terapeutici - Riunione multidisciplinare: in cui si analizza l’indicazione chirurgica unitamente alle caratteristiche di fragilità tarando il piano terapeutico - Riunione con il paziente e il care-giver (colui che si occupa quotidianamente dell’assistenza a domicilio del paziente o lo supporta) e il medical proxy (figura professionale o non professionale di cui il paziente si fida e a cui delega decisioni sul suo stato di salute) per l’empowerment del paziente e per la decisione congiunta ed il consenso informato all’intervento - Ricovero: in cui vengono messe in atto procedure per la miglior cura del paziente geriatrico (ambientali, professionali) tra cui la degenza (in stanza singola attrezzata per ospitare il care-giver), l’assistenza (personale medico sia chirurgico che geriatrico ed infermieristico formato), l’intervento chirurgico ed il monitoraggio post-operatorio. - Dimissione: valutata mediante ripetizione dei test di fragilità e scelta tra le varie opzioni (domicilio, assistita o no da care-giver, dimissione protetta con assistenza di personale infermieristico, ricovero in riabilitazione geriatrica, ricovero in Cure sub-acute, trasferimento in strutture assistenziali o hospice). L’implementazione organizzativa prevede riunioni per stabilire e condividere il protocollo, formative per il personale medico e infermieristico geriatrico e chirurgico, con progressiva implementazione di personale medico geriatrico (geriatri in formazione) che confluisca (2 medici al 50%) con i chirurghi per un’assistenza integrata. Si prospetta inoltre la creazione di un gruppo multidisciplinare con le figure necessarie alla valutazione integrata del paziente con riunioni a cadenza settimanale. Il periodo di applicazione è di circa un anno, di cui sei mesi di prova. Annualmente si terrà un audit per valutare gli esiti in termini qualitativi dei pazienti geriatrici (dimissione, comorbilità insorte durante la degenza, complicanze chirurgiche, re-ammissioni) mediante dati desunti dalla compilazione di un database. La messa a regime del progetto costituirà la prima esperienza a livello italiano di una chirurgia con percorsi dedicati ai pazienti geriatrici e in una successiva fase potrà essere di indirizzo per i pazienti afferenti all’ASST Spedali Civili di Brescia. MODULOORG

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Tonoli, Sandro

Implementazione della UOC Radioterapia e Medicina Nucleare dell’ASST di Cremona tramite l’acquisizione di una TC PET : Aspetti gestionali / Sandro Tonoli

Milano : PoliS-Lombardia, 2024

Abstract: Le indicazioni cliniche all’effettuazione di un’indagine TC PET (Tomografia a Emissione di Positroni) riguardano molte discipline. Il maggior utilizzo è in ambito oncologico, dove la TC PET è utilizzata per la stadiazione dei tumori, per la valutazione della risposta terapeutica e per il monitoraggio post terapia. Altri settori non meno importanti sono rappresentati dall’ambito neurologico, cardiologico e immunoreumatologico e infettivo infiammatorio. L’elevata incidenza di patologie neoplastiche nel territorio e la presenza di un Dipartimento oncologico nell’ASST di Cremona, che già tratta un importante numero di pazienti, si scontra con la non disponibilità, all’interno dell’ospedale, di una tipologia di esame diagnostico ormai essenziale in ambito oncologico. Nella città di Cremona è disponibile una TC PET solo in un Centro privato convenzionato. L’effettuazione dell’esame TC PET in strutture diverse dal presidio ospedaliero dell’ASST di Cremona, riferimento principale per Cremona e provincia, ha come conseguenza un mancato scambio di informazioni, per i casi complessi, fra il clinico che utilizza l’esame per impostare un trattamento medico, chirurgico o radioterapico, e il clinico ha refertato l’esame. L’assenza di una TC PET si traduce anche in scarsa attrattività da parte di professionisti medici nucleari in quanto desiderano svolgere un’attività diagnostica con apparecchiature moderne che coprano un ampio ambito clinico. La necessità di una PET TC è stata evidenziata e condivisa già da alcuni anni nell’ambito del Dipartimento Oncologico dell’ASST di Cremona. La Direzione Generale già negli anni precedenti ha accolto questa richiesta che è stata inserita nei Programmi biennali degli acquisti di forniture e servizi dal 2021 a oggi. Nel frattempo, in seguito alla pandemia del 2020 e al suo impatto sull’ospedale di Cremona, la richiesta della Direzione Strategica di costruire un nuovo ospedale è stata accolta da Regione Lombardia. Sulle basi delle indicazioni fornite dalla Direzione Strategica dell’ASST di Cremona, condivise con Regione Lombardia, il nuovo ospedale includerà anche la presenza di un nuovo reparto di Medicina nucleare in grado di accogliere, oltre a una tomoscintigrafia (SPECT, Single Photon Emission Computed Tomography) e una SPEC TC (tomoscintigrafia associata a una tomografia assiale computerizzata), già presenti attualmente, una TC PET. Risulta quindi necessario, nel periodo intercorrente alla realizzazione dei nuovi ambienti, rispondere alla importante percentuale di fuga dalla provincia di Cremona per questo esame diagnostico. Con il presente project work si sono voluti analizzare i vari aspetti che l’utilizzo di fondi pubblici richiede: la reale necessità del territorio, l’analisi della situazione attuale, le possibilità di sviluppo, la quantificazione dei costi, il coinvolgimento dei vari stakeholder e le necessità di adeguamento del personale, medico, tecnico, infermieristico e fisico coinvolto. Con l’acquisizione di una PET TC si completerebbe l’offerta diagnostica e terapeutica per la popolazione cremonese da parte della principale struttura pubblica. I professionisti in ambito oncologico (chirurgico, medico e radioterapico), cardiologico e neurologico non si troverebbero nella necessità di inviare i propri pazienti in altre strutture per completare l’iter diagnostico. MODULOORG

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Pinotti, Gianpaolo

Realizzazione di Polo Ecografico Multidisciplinare nel Presidio Ospedaliero di Desenzano del Garda / Gianpaolo Pinotti

Milano : PoliS-Lombardia, 2024

Abstract: Contesto: il progetto parte da una disamina dell’assetto organizzativo ed operativo, della tecnologia disponibile e delle risorse umane presenti allo stato attuale connesse alla erogazione delle prestazioni ecografiche nel Presidio Ospedaliero di Desenzano del Garda. L’idea di cambiamento ed innovazione nasce da una analisi dei fattori ritenuti essere le cause principali di malessere organizzativo e di non ottimale efficienza quali l’arretramento tecnologico-strumentale e gli ambienti di lavoro non idonei e nei quali i professionisti svolgono la loro attività nella maggior parte dei casi in assenza di personale dedicato. Non meno importanti sono da considerare le difficoltà di programmazione e prenotazione degli esami e dei percorsi diversificati e non governati che gli utenti sono costretti ad affrontare. Obiettivi: gli obiettivi del progetto sono ottimizzare le risorse umane, perfezionare e indirizzare l’innovazione tecnologica, gratificare, motivare e valorizzare il personale sanitario assicurando un clima di benessere organizzativo, migliorare l’accoglienza dei pazienti, migliorare l’efficienza riducendo i costi ed implementando l’attività per affrontare e rispondere adeguatamente alla domanda crescente dei bisogni di salute. Linee Operative: per il raggiungimento degli obiettivi si individuano due azioni principali. La prima consiste in un intervento strutturale attraverso la realizzazione della infrastruttura che ospita il Polo Ecografico Multidisciplinare affinché distribuire meglio gli spazi e creare condizioni di comfort. La seconda riguarda il riassetto organizzativo partendo dalla concentrazione delle apparecchiature ecografiche negli spazi creati e dedicati e costituendo un Team Work aperto composto da personale amministrativo, infermieristico e medico multidisciplinare che già svolge l’attività affinché favorire un approccio collaborativo ed un benessere interno consentendo a tutti la possibilità di utilizzare apparecchiature di livello tecnologico adeguato. Nel progetto sono riportati gli indicatori delle azioni di pertinenza sia del riassetto organizzativo sia di quello strutturale. Costi: per quanto riguarda gli interventi strutturali viene stimato un costo di euro 300.000 per n. 4 sale ecografiche comprensivo di opere edili, arredi, sistema informatico ed oneri. Rimane da definire se collocare nel Polo le apparecchiature di acquisizione più recente e ritenute idonee e contemporaneamente dismettere quelle obsolete, riducendo i costi di manutenzione, oppure sostituire queste ultime ed in tal caso affrontare un ulteriore costo stimato di euro 300.000. Il personale invece è ad isorisorse. Risultati Attesi: la realizzazione di un Polo Ecografico Multidisciplinare avrebbe conseguenze notevoli nel rilancio reputazionale e nell’aumentare l’attrattività aziendale non solo per i pazienti ma anche per i professionisti sanitari. Si auspica che al Team Work partecipino anche i Medici di Medicina Generale attraverso percorsi facilitati e preferenziali a benefico dei loro assistiti quale modello innovativo di integrazione. Non trascurabile, infine, la funzione di formazione sul campo per tutti i Medici, cosicché aumentare le competenze, le abilità e la interscambiabilità a garanzia della continuità del servizio e della azione di rigenerazione. Infine sono da considerare gli aspetti green che la governance dei percorsi e del processo comporta. MODULORIS

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Locatelli, Giovanni

Implementazione della telemedicina in ambulatorio di ematologia / Giovanni Locatelli

Milano : PoliS-Lombardia, 2024

Abstract: Presso il presidio di Piario è attivo un ambulatorio di Ematologia con l’obiettivo di garantire prestazioni a pazienti affetti da patologie ematologiche non acute residenti in una area estesa, orogeograficamente, viabilisticamente e demograficamente sfavorevole. Sono sempre più frequenti accessi all’ambulatorio di pazienti provenienti da territori lontani, a cui non segue una presa in carico, e accessi inappropriati (problematiche complesse, patologie della coagulazione, monitoraggio della terapia anticoagulante) con insoddisfazione dei pazienti, che non ottengono risposta ai bisogni, e degli operatori, per prestazioni che non hanno utilità, e saturazione dell’offerta non più disponibile per i pazienti del territorio, costretti a cercare soluzioni altrove, con perdita del valore aggiunto della prossimità di cura e della presa in carico. Parte dell’attività di gestione dei pazienti ematologici cronici in carico all’ambulatorio di Ematologia (dal 2020) viene fatta in remoto, limitando l’accesso a prestazione in cui è strettamente necessario. Questa gestione è effettuata con strumenti (consultazione telefonica, mail, consultazione del FSE, ecc.) che non rispondono a standard di sicurezza (tracciabilità della prestazione e responsabilità) e normativi (privacy). Presso la SC Medicina Generale di Piario sono già in atto esperienze di telemedicina: monitoraggio infermieristico di pazienti con scompenso cardiaco cronico e televisite in diabetologia. Nella ASST Bergamo Est è attiva una S.S. Telemedicina e l’ASST è stata identificata come una delle aziende in cui realizzare progetti di attività ambulatoriali a distanza. L’obiettivo del progetto è introdurre gli strumenti della telemedicina teleconsulto e televisita nell’ambulatorio di Ematologia di Piario come elementi di integrazione tra ospedale e territorio, tra i presidi ospedalieri dell’ASST e tra medici dell’ASST e i medici del presidio Hub, per consentire un miglioramento dell’appropriatezza degli accessi, con l’obiettivo di contribuire al contenimento delle liste d’attesa, e la gestione integrata di pazienti con patologie ematologiche croniche. Creare, quindi, una organizzazione, anche con eventi formativi e momenti di incontro e confronto, che grazie all’introduzione degli strumenti della telemedicina e all’integrazione delle competenze e modelli di servizio innovativi, possa rispondere in modo efficace ed efficiente alle esigenze di salute del territorio e adattarsi ad esse con un più razionale utilizzo delle risorse, migliore interazione tra operatori, crescita professionale e soddisfazione degli stessi, mitigazione delle difficoltà logistiche del territorio per realizzare un approccio efficace e tempestivo a condizioni frequenti nella popolazione e migliorare la gestione di pazienti con patologie croniche severe, generalmente anziani. La telemedicina, intesa come insieme di tecnologia e organizzazione, inclusa in una rete di cure coordinate, potrebbe contribuire in modo rilevante a migliorare la capacità di risposta del sistema. MODULOORG

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Arrighini, Alberto

Istituzione e avvio dell’attività di un settore di degenza di pediatria d’urgenza / Alberto Arrighini

Milano : PoliS-Lombardia, 2024

Abstract: Con il project si intende descrivere il percorso intrapreso nella realtà del presidio Ospedale dei Bambini dell’ASST Spedali Civili per la realizzazione di una pediatria d’urgenza per verificarne la fattibilità e ipotizzare ulteriori, futuri sviluppi. Regione Lombardia ha emanato il 31.7.2023 la DGR XII-787 avente per oggetto l’approvazione del piano di riordino delle strutture, attività e dei ruoli del personale medico nell’ambito della rete dell’emergenza urgenza ospedaliera: in tale delibera si prevede che gli ospedali sede di DEA di I e II livello abbiano una SC di Pronto Soccorso che comprenda attività di pronto soccorso, di OBI e di degenza di medicina d’emergenza-urgenza, dove i medici possano ruotare. È stato inoltre stabilito che quattro ASST della regione, fra le quali l’ASST Spedali Civili sperimentino l’applicazione della delibera. La SC di Pronto Soccorso Pediatrico è un DEA pediatrico di II livello e la sezione di degenza di pediatria d’urgenza sarebbe la prima in regione. Obiettivo principale del progetto è migliorare l’appropriatezza dei ricoveri pediatrici nei diversi setting assistenziali, a partire dall’Osservazione Breve Intensiva per finire ai ricoveri in regime di degenza ordinaria, sia nei reparti medici che chirurgici, dove vi sono liste d’attesa importanti per taluni interventi. L’apertura del settore di degenza di pediatria d’urgenza ha come principale destinatario la popolazione di riferimento del Presidio Ospedale dei Bambini, residente nel territorio dell’ATS di Brescia, che usufruisce del servizio del pronto soccorso pediatrico: negli ultimi anni circa il 10% dei bimbi meritevoli di ricovero è stata trasferita in altri ospedali per mancanza di posto letto idoneo creando disagio ai piccoli pazienti e alle loro famiglie. Dopo un’analisi preliminare dei dati, che ha fatto emergere lo spazio per questa nuova attività, ricevuto il mandato dalla Direzione di Dipartimento e di Presidio, è iniziato un confronto con le altre strutture interessate (pediatria, neuropsichiatria infantile, otorinolaringoiatria e chirurgia) per concordare i percorsi successivi. Con la collaborazione del controllo di gestione si è impostata un’analisi puntuale di ricoveri, giornate di degenza, DRG medici prodotti e relativo ricavo, trasferimenti, che ha confermato la sostenibilità del progetto. I primi mesi di attività hanno prodotto dati molto incoraggianti con tassi di trasferimento limitati e degenza media entro il range; la persistenza di trasferimenti e i dati dell’OBI confermano un ulteriore fabbisogno di posti letto, necessario per trasformare la degenza della pediatria in pediatria specialistica e per aumentare il tasso di DRG chirurgici in ORL e in chirurgia. Sarà fondamentale un monitoraggio puntuale degli indicatori di attività anche per correggere eventuali errori, ma anche un continuo confronto con le altre strutture di ricovero per condividere eventuali problemi emersi e soprattutto concordare gli opportuni aggiustamenti. È un lavoro in fieri che necessita di un congruo periodo di consolidamento per affinare e meglio uniformare i comportamenti a partire dal pronto soccorso dove si decide se il bimbo debba essere trattenuto e quale sia la sede più opportuna per il ricovero; questa fase avrà successo se vi sarà il massimo del coinvolgimento e della condivisione di tutto il personale, medico e del comparto. Sarà inoltre fondamentale il monitoraggio puntuale degli indicatori individuati oltre al controllo dei consumi e della valorizzazione dei DRG derivanti dagli episodi di ricovero. È un progetto ambizioso, ma l’apertura di questo nuovo settore di degenza è il volano per avviare tutto il processo. MODULOORG

Se il paziente non va alla dialisi, la dialisi va al paziente
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Bergamin, Laura Carla - Fontana, Francesco - Nocco, Umberto

Se il paziente non va alla dialisi, la dialisi va al paziente : proposta di un modello organizzativo per l'erogazione di dialisi distribuita / Laura Carla Bergamin, Francesco Fontana, Umberto Nocco

Milano : PoliS-Lombardia, 2023

Abstract: La necessità di accesso ai trattamenti dialitici comporta una riduzione della qualità della vita dei pazienti ed è a tutti gli effetti considerata una malattia cronica invalidante. L’accesso ai centri di erogazione del trattamento (ospedaliera e non) limita in modo importante la vita dei pazienti, riducendone la qualità percepita. Si propone un modello organizzativo che grazie all’utilizzo di mezzi mobili con postazioni dialitiche che possono essere movimentati sul territorio di riferimento, possano consentire l’effettuazione di trattamenti a elevato livello di assistenza (tipo CAL) in prossimità del domicilio dei pazienti riducendo tempi di trasferimento e migliorando di conseguenza la qualità della vita. Metodo: prendendo spunto da esperienze internazionali sull’argomento e attraverso l’analisi di dati relativi alla distribuzione geografica dei pazienti idonei, si ipotizza un modello organizzativo fortemente integrato tra centro dialisi, unità di gestione del mezzo mobile e COT territoriale per il supporto del centro dialisi nella gestione del percorso di cura del paziente e per l’attivazione di una presa in carico territoriale del paziente. Indicatori oggettivi: vengono proposti alcuni indicatori quali saturazione del mezzo, tasso di arruolamento pazienti, mantenimento del setting, tasso di copertura del territorio (i principali) Risultati attesi: da un punto di vista organizzativo ci si aspetta una riduzione dei tempi e dei costi di trasferimento dei pazienti, una riduzione degli accessi al centro dialisi di riferimento per i trattamenti che liberi risorse per i pazienti più critici grazie all‘aumento dell’erogazione domiciliare e su mezzo mobile e un potenziamento dell’utilizzo delle soluzioni informatiche di trasferimento delle informazioni (tele-x). Ci si aspetta, anche se soggettivo e quantificabile solo nel medio periodo, un aumento della qualità della vita percepita dai pazienti. MODULOORG

Sanità delle aree montane e disagiate. Analisi del differenziale di consumo e produzione per abitante: implicazioni di policy e management
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Sanità delle aree montane e disagiate. Analisi del differenziale di consumo e produzione per abitante: implicazioni di policy e management / Roberto Guarnaschelli, Mario Giovanni Melazzini, Cristina Sailis, Alessandro Zavaritt

Milano : PoliS-Lombardia, 2023

Abstract: La riorganizzazione dell’offerta sanitaria e sociosanitaria in corso in questi ultimi anni unitamente alla peculiarità delle aree montane e disagiate, necessita di un approccio organizzativo e gestionale innovativo. Lo sviluppo e la valorizzazione delle zone montane e disagiate in modo da ridurre le condizioni di svantaggio presenti e di garantire l’effettivo esercizio dei diritti della popolazione che vi risiede e agevolare l’accesso ai servizi sanitari e socio sanitari essenziali. è obiettivo di interesse di regione Lombardia e nazionale. Partendo dall’analisi dell’offerta ospedaliera e territoriale attualmente presente in zone montane e disagiate e delle criticità ( es. distanze, tempi di percorrenza, disponibilità di personale sanitario e operatori sociosanitari , possibilità di accesso a servizi online), ci si è orientati nel considerare e poter confrontare territori con orografie molto eterogenee, infrastrutture e possibilità di spostamento della popolazione molto diversificate, densità di popolazione differenti e una rete dei servizi sanitari e dell’offerta in termini di presidi ospedalieri e ambulatori accreditati e non, molto disuguale in termini quantitativi, andando a configurare una potenziale non equità di accesso alle cure. Sono stati identificati tre territori di Regione Lombardia: Azienda Socio Sanitaria Territoriale (ASST) Valtellina e Alto Lario con i distretti Alta Valtellina, Valchiavenna e Alto Lario, ASST Sette Laghi con i distretti di Varese e Tradate e la ASST Mantova con i distretti Alto Mantovano e Oglio Po. Dall’analisi dei dati emerge che, mentre per i ricoveri l’andamento è più o meno costante nelle diverse aree, i dati delle prestazioni ambulatoriali appaiono disomogenei ed evidenziano che una quota importante del prescritto non viene consumato, contribuendo a una distribuzione dei consumi casuale e non correlati agli stadi di patologia: una quota dei pazienti cronici e fragili sono overtreated, un’altra è undertreated. Per passare da una situazione come quella rilevata, a una di consumi più appropriati ed equilibrati rispetto ai bisogni della popolazione, si può far ricorso a diverse strategie di servizio, che promuovano la fruizione e l’accessibilità dei servizi sanitari, stimolino la sinergia ospedale e territorio e garantiscano l’equità d’accesso, rispondendo in tal modo ai bisogni di salute dei cittadini, in primo luogo di quelli residenti in aree disagiate e di zone montane. Sulla base dei volumi di prestazioni erogate nei diversi distretti, analizzeremo se i consumi sono omogenei o se emergano delle differenze significative che nel complesso potrebbero configurare una non equità di accesso alle cure e le motivazioni che stanno alla base di tali differenze. Si cercherà di individuare un modello organizzativo per aumentare la fruizione dei servizi sanitari, promuovendo la sinergia ospedale e territorio che faciliti l’equità d’accesso per meglio rispondere ai bisogni di salute dei cittadini formulando nuovi modelli di servizio. Queste considerazioni impongono l’avvio di riflessioni per potenziali azioni strutturali che indirizzino le scelte di governo della sanità lombarda verso un possibile cambiamento. Gli investimenti iniziali per tali modelli organizzativi saranno necessari, ma una gestione oculata dei costi a lungo termine potrebbe portare a una maggiore efficienza e a una migliore risposta alle esigenze sanitarie nelle aree disagiate e di montagna. MODULOPOL

Proposta di un modello regionale diffuso di indirizzo dell'innovazione tecnologica nel settore dei dispositivi medici
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Ranieri, Paolo - Vinci, Anna - Zingaro, Elisabetta

Proposta di un modello regionale diffuso di indirizzo dell'innovazione tecnologica nel settore dei dispositivi medici / Paolo Ranieri, Anna Vinci, Elisabetta Zingaro

Milano : PoliS-Lombardia, 2023

Abstract: I dispositivi medici sono una voce di importante impatto economico sul sistema sanitario. Tuttavia, il mondo dell’industria si relaziona saltuariamente sia con il mondo sanitario, che è portavoce del fabbisogno di salute sempre crescente della popolazione in relazione ai bisogni emergenti, sia con il mondo scientifico, che in ricerca rappresenta un punto fondamentale per l’innovazione tecnologica. Attualmente la genesi di un’innovazione necessita del partenariato pubblico-privato ed è subordinata alla preventiva allocazione di fondi pubblici (ad esempio, POR FESR Regione Lombardia). La possibilità di avviare coordinate iniziative preliminari, senza previa allocazione di fondi, sarebbe invece obbiettivo di questo project work, attraverso un modello di progettazione diffusa fra le strutture del Sistema sanitario regionale, capace di federare le valide competenze distribuite e non ancora appieno sfruttate: un continuo e rapido confronto fra Personale già dipendente SSR, senza dispersione di uno straordinario bagaglio di intuizioni in corsia, garantirebbe all’intero Sistema regionale lombardo un ruolo da protagonista piuttosto che da cliente saltuariamente consultato, da anticipatore dei futuri scenari di innovazione tecnologica, con i noti riflessi pure organizzativi. In particolare, il modello suggerito: - non prevederebbe lo stanziamento di fondi (isorisorse); - consentirebbe al SSR di indirizzare lo sviluppo tecnologico verso la soddisfazione del fabbisogno di salute (con miglioramento dell’outcome); - consentirebbe la riduzione dei costi della spesa sanitaria in merito ai dispositivi (rispetto del vincolo della spending review); - farebbe leva sulle competenze già presenti all’interno dell’ASST (empowerment tecnologico aziendale), con valorizzazione delle competenze; - accrescerebbe l’eccellenza dei professionisti nel percorso di cura del paziente, i quali vedrebbero valorizzati il proprio ruolo e le proprie competenze; - darebbe un forte contributo alle conoscenze in campo sanitario, con vantaggio anche a livello internazionale. Il Sistema sanitario regionale potrebbe beneficiare di risparmi superiori ai 700 milioni di euro, considerato l’esborso lombardo in dispositivi medici (732 milioni di euro nel 2019, con tasso di crescita del 5,8% rispetto al 2018) e le risultanze in Letteratura. In caso di reinvestimento in Sanità, includendo l’effetto leva nazionale (pari ad 1,84 nel 2023, secondo Fnomceo-Censis), si potrebbero generare facilmente benefici per oltre un miliardo di euro. Una Regione locomotiva per l’intero tessuto innovativo regionale, di fatto, senza alcun esborso monetario iniziale e con significativi vantaggi in termini di riduzione della spesa sanitaria. Rispetto alla proposta di queste pagine, il framework scelto è il Business Model Canvas, già rodato in campo aziendale e qui adattato all’ambito sanitario, che permette di descrivere con immediatezza gli aspetti precipui. È stata quindi condotta un’analisi SWOT per identificare punti di forza e debolezza del progetto. «Solo un sistema in grado strutturalmente di promuovere scoperta di innovazioni, farmaci e dispositivi più efficaci può affrontare la sfida della nuova domanda sanitaria, largamente annunciata dalle previsioni sociodemografiche. Per questo è essenziale l’innovazione in senso ampio relativa alle terapie così come alla progettazione di servizi in grado di migliorare l’esperienza e il percorso del paziente.» (Fnomceo - Censis, 2023) Il modello presentato, che esalta un ruolo del Servizio sanitario regionale quale ammiraglio e progettista dell’innovazione tecnologica, aggiuntivo rispetto alla concezione tradizionale, incarna un elemento di assoluta novità. MODULOECO

Proposta di protocollo integrato di dimissioni protette in Regione Lombardia
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Cristoferi, Filippo - Patrone, Carlotta

Proposta di protocollo integrato di dimissioni protette in Regione Lombardia / Filippo Cristoferi, Patrone Carlotta

Milano : PoliS-Lombardia, 2023

Abstract: Le “dimissioni protette” sono un grande tema nella gestione e organizzazione dei sistemi sanitari, in quanto interessano la transizione tra setting di cura differenti, in una logica di integrazione multiprofessionale, prevedendo adeguati momenti di valutazione del bisogno sanitario e sociale del paziente e del contesto di caregiving che lo caratterizza. Lo scopo di un protocollo regionale integrato di dimissione protetta, che preveda percorsi ottimizzati da specifiche tecniche proprie della gestione operativa, è quello di garantire equità territoriale e continuità di cure in modo tale che il paziente possa sentirsi realmente preso in carico e che possa utilizzare i servizi sanitari in maniera ottimale, evitando accessi inutili a setting inappropriati e agevolando un più efficace ed efficiente utilizzo delle risorse sanitarie. L’analisi di percorso paziente in dimissione da ricoveri programmati e/o urgenti ha permesso di definire modalità di gestione, scale di valutazione del bisogno, momenti di condivisione multidimensionale che facilitino il momento del discharge ospedaliero e individuino il setting corretto di cure territoriali. Lo si è fatto con un metodo multiprofessionale, integrando le competenze di sistema, di processo e ingegneristiche, tramite: ● analisi comparativa delle fonti extra-regionali e fonti regionali disponibili; ● tecniche di ingegneristiche di analisi Business Process Reengineering, A3 e Value Stream Mapping. Rimane fondamentale la funzione di coordinamento dei vari attori della rete che, in una logica di integrazione ospedale-territorio, deve prevedere un pivot organizzativo, identificato nella Centrale Operativa Territoriale (COT) e il necessario utilizzo di strumenti digitali e informatizzati di comunicazione funzionali al dialogo delle varie professionalità coinvolte. La trasferibilità dei contenuti proposti dal lavoro condotto nella gestione quotidiana della dimissione, in particolare del paziente fragile e complesso, rileva la necessità di ulteriori passaggi di approfondimento e condivisione che dovranno essere necessariamente affrontati nelle sedi competenti. In ultimo l’approfondimento apre ad alcune valutazione di possibile sviluppo su temi “di frontiera” in una logica «wish to think/do» per ragionare su alcune evoluzioni del modello/percorso in particolare riferita ai temi della digitalizzazione per una più efficace condivisione delle informazioni, alla gestione dei device per intercettare tempestivamente riacutizzazioni o stati di scompenso della patologia, dell’integrazione negli attuali strumenti di governo della rete e della possibilità di una gestione integrata della rete territoriale tramite una piattaforma unica territoriale/regionale, anche tramite il Sistema Digitale di Gestione Territoriale (SGDT). MODULOORG

Proposta di ampliamento della mission della Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) quale nuovo soggetto complementare nelle Cure Primarie
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Ferrazza, Andrea

Proposta di ampliamento della mission della Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) quale nuovo soggetto complementare nelle Cure Primarie / Andrea Ferrazza

Milano : PoliS-Lombardia, 2023

Abstract: La attuale carenza di figure sanitarie (infermieri e medici) con notevoli diseguaglianze territoriali nelle Cure Primarie, in una popolazione italiana destinata all’invecchiamento, comprometterebbe l’equità all’accesso alla assistenza sanitaria. La RSA, risorsa già operante in maniera capillare, potrebbe costituire nelle realtà locali una valida alternativa come soggetto complementare nelle Cure Primarie, gestendo pazienti di età oltre i 65 anni di 1-3 condotte nell’ottica di un “Global Chronic Care Model”. Vengono esaminati i punti di forza della RSA (intesa sia nella forma tradizionale sia nella forma più complessa come nel caso della Fondazione Madonna del Corlo); dalla valutazione della reale capacità di intervento sul territorio della Fondazione Madonna del Corlo, in seguito alla analisi relativa all’anno 2022 dei servizi della propria filiera di assistenza, si evince una fattibilità della proposta di gestione delle Cure Primarie da parte della RSA. Da un progetto pilota la proposta potrebbe essere estesa anche ad altre RSA. MODULOPOL

La valutazione multidimensionale integrata per la presa in carico della persona parzialmente o totalmente non autosufficiente nei servizi sociosanitari nel territorio lodigiano
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Boggi, Stefano

La valutazione multidimensionale integrata per la presa in carico della persona parzialmente o totalmente non autosufficiente nei servizi sociosanitari nel territorio lodigiano / Stefano Boggi

Milano : PoliS-Lombardia, 2023

Abstract: L’evoluzione dei processi gestionali all’interno del sistema sociosanitario, in un’ottica di inclusione e coinvolgimento attivo di Piani di Zona, servizi sociali e Terzo Settore, può rappresentare la svolta per il nuovo sistema di welfare: è necessario uscire dall’idea che ogni singolo ente della rete svolga la mera funzione di erogatore di servizi ed è essenziale entrare in un’ottica di sistema filiera e coprogrammazione. Il presente lavoro, calato nel contesto territoriale della ASST di Lodi (coincidente con il Piano di Zona e con i confini della Provincia di Lodi), si auspica di proporre un modello organizzativo di presa in carico della persona anziana vulnerabile, attraverso strumenti di analisi del bisogno, programmazione dell’offerta dei servizi e valutazione univoca delle caratteristiche di salute, sfruttando le potenzialità che il Distretto evoluto (comprendente le realtà sociosanitarie) può apportare all’organizzazione. Da una analisi approfondita degli accessi alle prestazioni sanitarie della popolazione residente in Provincia di Lodi emerge che il 46,9% dei ricoveri ospedalieri è ascrivibile agli over 65 e il 55,47% dei ricoveri vengono effettuati nei 4 presidi ospedalieri della ASST di Lodi, aspetto che agevola una presa in carico territoriale delle persone in dimissione dalla rete ospedaliera. Analizzando i dati relativi alle domande/ricoveri in RSA nella Provincia di Lodi emerge la necessità di ripensare il processo di governo della domanda partendo dal bisogno delle persone e promuovendo modelli di presa in carico fondati sull’appropriatezza e adeguatezza della risposta. Correlando i dati relativi alle domande di ricovero in RSA (ricavati dal portale locale SMART RSA) con lo stato di salute della popolazione (ricavati dal Portale salute di ATS Milano) emerge quanto segue: la presentazione delle domande di ricovero in RSA è debolmente correlata all’indice di dipendenza anziani; in alcuni territori disagiati la difficoltà di accesso al sistema dei servizi sociosanitari riduce la domanda; la presa in carico della non autosufficienza è inferiore nei paesi che non hanno un ente sociosanitario; nelle città/paesi con una RSA si verificano ricoveri sovradimensionati in UdO residenziali; le prese in carico nelle C-DOM sono al momento lontane dall’obiettivo PNRR M6C1 che prevederebbe la presa in carico del 10% degli over 65. Nel modello qui presentato si prevede la costituzione di una cabina di regia tre tavoli tecnici (innovazione tecnologica, valutazione multidimensionale, dimissioni protette / delayed discharge), percorsi formativi con il coinvolgimento di tecnici/ordini professionali/popolazione per giungere ad accordi di programma e protocolli specifici da formalizzare nel Piano di Zona 2025 – 2027 e nel Piano di sviluppo strategico della ASST. Talvolta non sono necessari grossi investimenti per raggiungere importanti risultati, ma è fondamentale pensare, proporre e modificare i processi di realizzazione in un’ottica organizzativa. La governance degli enti territoriali, l’ambizione di far parte di processi virtuosi uscendo dall’autoreferenzialità e la “messa a terra” di logiche di strategia organizzativa zonale sono elementi essenziali in grado di condizionare in maniera decisiva i processi, le reti e quindi i risultati nell’impianto di presa in carico della persona parzialmente o totalmente non autosufficiente in linea con i dettami di Regione Lombardia. MODULOORG

La risposta di una Regione ai bisogni nutrizionali dei pazienti oncologici
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Ambrogetti, Maria Antonia - Caffù, Luca - Monaco, Teresa

La risposta di una Regione ai bisogni nutrizionali dei pazienti oncologici : investire nella nutrizione clinica per ottimizzare la spesa sanitaria / Maria Antonia Ambrogetti, Luca Caffù, Teresa Monaco

Milano : PoliS-Lombardia, 2023

Abstract: I dati relativi alla prevalenza della malnutrizione per eccesso e per difetto sono in costante crescita e configurano, in realtà già da diverso tempo, un vero e proprio problema “epidemico”. Una quota stimata tra il 30% e il 50% dei pazienti che entra negli ospedali di tutto il mondo è a rischio di malnutrizione, con delle ripercussioni negative clamorose sui sistemi sanitari sia dal punto di vista delle complicanze cliniche che in termini di costi gestionali. Il trattamento nutrizionale è oggi sempre più riconosciuto dalla letteratura scientifica come un aspetto fondamentale nella gestione globale del paziente e del suo iter terapeutico; tuttavia manca ancora l’effettiva presa di coscienza da parte della classe politica, degli amministratori, dei cittadini ed anche degli stessi operatori sanitari, in merito all’importanza della Nutrizione Clinica quale ramo della medicina fondamentale per il miglioramento della salute della popolazione e della qualità delle cure, cui occorre riservare i giusti investimenti in termini formativi, comunicativi ed economici. In particolare, l’intervento valutativo e il supporto nutrizionale assumono grande valore alla luce dell’evidenza che la condizione nutrizionale influenza non solo l’incidenza delle principali patologie metaboliche, oncologiche e cardiovascolari, ma anche la risposta ai trattamenti e l’insorgenza di complicanze a essi associate, nonché l’indice di mortalità, la qualità di vita, la durata della degenza ospedaliera, i tassi di riospedalizzazione e, conseguentemente, i costi sanitari nella maggior parte delle patologie e dei setting clinici. In Italia sono presenti pochi ospedali forniti di un servizio/team o struttura di Nutrizione Clinica con personale dedicato e adeguato dal punto di vista numerico, determinando quindi, in generale, l’impossibilità di fornire risposte cliniche adeguate a un bisogno sempre più crescente. In un sistema sanitario con una domanda di assistenza in aumento e disponibilità economiche sempre più insufficienti, avere presidi nutrizionali di comprovata efficacia, di costo contenuto e in grado di ridimensionare altre voci della spesa sanitaria, consentirebbe un’allocazione efficiente delle risorse e un aumento del livello di salute dei pazienti che beneficerebbero di un trattamento completo ed integrato con le altre terapie. Sarebbe quindi necessario garantire non solo l’appropriatezza prescrittiva e l’adeguato monitoraggio clinico, che potrebbe avvalersi delle nuove tecnologie digitali, ma anche predisporre percorsi gestionali omogenei e chiari per tutti i cittadini/pazienti. Il percorso avviato da Regione Lombardia con i decreti della DG Welfare n. 14274/2021 e 14890/2022 costituisce un deciso passo avanti per fornire a tutti i cittadini/pazienti trattamenti nutrizionali idonei a partire dal ricovero fino alle cure domiciliari, consentendo, al tempo stesso, un risparmio economico considerevole e un miglioramento dell’efficacia e della qualità dell’assistenza sanitaria. MODULOPOL